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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVENTUS – Buona l’intenzione, meno il risultato

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Juventus Tudor
Tempo di lettura: 4 minuti

La Juventus subisce la prima sconfitta nella Champion’s League 2025-2026 con un 1 a 0 esterno contro il Real Madrid. Non che fosse un evento inatteso, diciamolo.
La debacle contro il Como di qualche giorno fa aveva già messo a nudo i limiti strutturali e di tenuta psicologica di una squadra assemblata alla meno peggio l’ultimo giorno di calciomercato.
Tuttavia ci si attendeva, da parte degli uomini di Tudor, una reazione d’orgoglio. Che c’è stata solo in parte. In definitiva: buona l’intenzione, meno il risultato.

L’allenatore sulla graticola

E l’uomo in panchina, se non ha ancora assunto i tratti della macchietta tratteggiata molti anni fa da Lino Banfi ne “L’allenatore del pallone”, di certo è sulla graticola. Non gli mancano le attenuanti, prima fra tutte lo scarso supporto ricevuto dallo staff dirigenziale.
Ma anche lui ci mette del suo in questo caos: se la prende prima con gli arbitri e poi con il calendario fatto male, almeno a suo dire.

Magari potrà anche non avere tutti i torti ma, alla luce delle deludenti performance in campo dei suoi ragazzi, queste argomentazioni assumono, inevitabilmente, l’aspetto di scuse accampate per mascherare la poca incisività del suo lavoro. E non deve meravigliare, quindi, di trovare sui giornali, un giorno si e l’altro pure, i nomi di suoi celebri colleghi in attesa soltanto di una chiamata da Torino per rilevare il suo posto.

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Va bene cercare di proteggere i suoi uomini spostando l’attenzione dei cronisti su concetti esterni alla prestazione sportiva ma è una tattica che mostra la corda ben presto. Buona l’intenzione, meno il risultato.

Evitata la disfatta

Il timore più grande del gruppo era quello di uscire dallo Stadio Bernabeu tra i fischi dei propri tifosi  dopo essere stati seppelliti di reti dai blancos. Ok, si è evitata una disfatta, questo è vero.
Ma solo sul piano della differenza reti. Aver rimediato una sconfitta di misura non deve far dimenticare di essere stati asfaltati dal punto di vista del gioco dai padroni di casa. Basta dare una occhiata ai dati della partita: la differenza in termini di possesso palla e conclusioni nello specchio della porta in favore dei ragazzi di Xabi Alonso è schiacciante.

E, a ulteriore riprova di quale sia stato l’effettivo andamento della partita, c’è il fatto che il migliore dei bianconeri sia stato, e di gran lunga, il portiere Di Gregorio, seguito a ruota dal suo compagno di reparto Gatti. Probabile che, in questo momento, davvero la squadra non potesse fare di meglio. E

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la storia di buttare il cuore oltre ogni ostacolo è soltanto retorica. Buona l’intenzione, meno il risultato.

Inizio spavaldo

Eppure, forse per scuotersi di dosso l’apatia, forse per cercare il colpo di fortuna che ti fa svoltare la serata all’inizio la Juventus aveva provato ad aggredire gli avversari. E aveva anche sfiorato in un paio di occasioni la rete del vantaggio che avrebbe cambiato ogni prospettiva. Prima il grintoso jolly McKennie, uno che in teoria dovrebbe stare sempre fuori mentre in pratica gioca ogni partita, prova a sorprendere il portiere madridista con un tiraccio improvviso.
Poi l’indomabile Gatti,  in versione attaccante in supplenza, si incarica della stessa incombenza. La fortuna avversa e la bravura dell’estremo difensore belga frustravano entrambi i tentativi.
Da quel momento in poi il Real prendeva il controllo del match, stringendo i bianconeri nella morsa di un assedio quasi ininterrotto.
I padroni di casa volevano a tutti i costi la rete del vantaggio, gli ospiti, invece, dopo aver cullato il sogno di fare il colpaccio, dovevano per forza ridimensionare le proprie aspettative. Buona l’intenzione, meno il risultato.

Centravanti di ventura

Cosa volete che succeda, in casi del genere? A furia di replicare assalti e di depositare palloni velenosi nell’area di rigore avversaria prima o poi si riesce nell’intento. Non meraviglia nessuno il fatto che il Real riesca, alla fine, a superare la valorosa opposizione della retroguardia bianconera e a sbloccare la partita. Stupisce, invece, la riscossa veemente degli juventini, per nulla disposti ad accettare passivamente quella che, tutto sommato, sarebbe una sconfitta dignitosa.
E, alla guida di questo manipolo di irriducibili, c’è proprio l’uomo più discusso di sempre, quel Vlahovic che si trascina appresso la nomea di eterno incompiuto, più attento al lievitare del proprio conto in banca che a scalare posizioni nella classifica dei cannonieri. L’attaccante serbo si tramuta in uomo ovunque e si dedica persino all’ingrato compito di sradicare palloni dalle gambe degli avversari in azioni di copertura.
Un lavoro sfibrante che gli fa dissipare energie preziose e gli toglie lucidità nelle conclusioni a rete, come gli ricorda bruscamente anche il suo allenatore.

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Onore al suo animo generoso ma anche tanto rammarico per la sua stupenda cavalcata in progressione da autentico centravanti di ventura che sarebbe valsa il pareggio, se non si fosse perso sull’ultimo tocco. Buona l’intenzione, meno il risultato.

Fuori dal tunnel

E domenica si va a giocare a Roma contro la Lazio. Un altro bivio importante, un altro incontro decisivo per la sorte di squadra ed allenatore. A Madrid si sono visti i primi, timidi segnali di ripresa, nella Capitale ci si augura di rivedere finalmente la luce, uscendo dal tunnel di prestazioni negative dell’ultimo periodo.
Ma ci si chiede chi sarà l’elemento fondamentale per l’operazione rilancio. Un Tudor più sereno nella testa e più lucido nelle scelte tattiche? Un Vlahovic risolutivo anche sottoporta? Un Yildiz leader non solo dal punto di vista tecnico? In ogni caso non vorremmo più essere costretti a pensare che è buona l’intenzione, meno il risultato.

(Foto: Depositphotos)

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