Angolo del tifoso
Motivatore più che alchimista

Un pareggio e una vittoria. Quattro punti conquistati per arrivare a sette complessivi. Il secondo posto in classifica assieme ad avversarie che hanno giocato una partita in più. La qualificazione ai prossimi Europei del 2024 molto più vicina. L’incubo dello spareggio come ultima spiaggia per andare in Germania? Messo nell’angolo dei brutti pensieri. L’inatteso congedo ferragostano del precedente C. t.? Dimenticato come una fastidiosa parentesi. Il presente racconta di una squadra in formazione, assemblata da un timoniere dalla mano sicura e con la prua rivolta verso una meta precisa. Da raggiungere lavorando più sullo sviluppo delle potenzialità dei suoi atleti che inondandoli di indicazioni tattiche. Motivatore più che alchimista.
Il tempo è quello che manca
Chi è già stato investito del ruolo lo sa bene. Il selezionatore della Nazionale non ha mai abbastanza tempo per stare assieme ai giocatori, allenarli in maniera costante e conoscere a fondo le loro caratteristiche. E’ sempre stato difficile, per i vari C. t. azzurri, ritagliarsi un proprio spazio in un calendario stagionale iper affollato. I molteplici impegni dei club, i mugugni degli allenatori, gli acciacchi di comodo per marcare visita. Sono questi gli ostacoli con cui ci si confronta al momento dei raduni a Coverciano. Una trafila ben conosciuta anche da Roberto Mancini, un allenatore che ha dovuto costruire il suo unico successo, l’Europeo del 2020, sulla straordinaria coesione del suo gruppo e non su soluzioni poco sperimentate in allenamento. Motivatore più che alchimista.
E’ l’uomo giusto?
Il principale dubbio su Luciano Spalletti, ex tecnico del Napoli scudettato e suo successore sulla panchina della Nazionale, era proprio questo. Un trainer che ha sempre lavorato solo per squadre di club, abituato ad organizzarsi sulla base di sedute quotidiane con i giocatori e famoso per la meticolosità dei suoi allenamenti, come potrà adattarsi a un regime cosi frammentario? Sarà capace di instillare nella squadra la sua impronta di gioco, pur dirigendola sul campo per una sola volta al mese o anche meno? Senza contare che le improvvise dimissioni del suo precedessore hanno costretto la Federazione ad affrettare i tempi del suo ingaggio e ridotto ulteriormente quelli per preparare i primi due incontri della sua gestione. Non c’era proprio la possibilità di trasmettere il proprio credo tattico alla comitiva, l’unica strada era incentivare la determinazione di ognuno attraverso il dialogo. Motivatore più che alchimista.
Soliti nomi, nuovo atteggiamento
Non ci si poteva aspettare nemmeno una rivoluzione nell’elenco dei convocati. L’emergenza non consentiva a Spalletti di arruolare volti nuovi. Largo spazio, quindi, a facce già conosciute sotto la gestione Mancini e riproposizione del modulo 4-3-3 tanto caro al precedente allenatore. L’esordio a Skopje contro la Macedonia del Nord è stato sofferto. Facile prevederlo: giocatori messi in campo alla meno peggio, terreno di gioco disastroso, avversari in lotta su ogni pallone come se fosse l’ultimo. Il casuale gol del vantaggio del neo capitano Immobile viene pareggiato, a dieci minuti dalla fine, da una loro punizione dal limite su cui non è esente da colpe Donnarumma. Ma non c’è da colpevolizzare il ragazzo: se fin dagli inizi i suoi istruttori hanno lavorato solo sul suo fisico trascurando di insegnargli i fondamentali è chiaro che può prendere un gol sul suo palo. Comunque si è evitata la disfatta e il risultato premia le buone intenzioni del neo C. t. e la buona volontà dei veterani, cui va riconosciuto, per larghi tratti della partita, un atteggiamento propositivo. Evidentemente si sono ispirati più alle arringhe corroboranti del mister che a dei consigli tecnici. Motivatore più che alchimista.
Chiunque può essere decisivo
Una volta trovato lo spirito giusto e messi insieme undici uomini disposti ad aiutarsi l’uno con l’altro, il resto viene di conseguenza. La chiave del successo è avere una granitica comunanza di intenti. Nessuno si eleva sugli altri per cifra tecnica, ma ognuno può tirar fuori le doti per essere decisivo. Nella seconda partita contro l’Ucraina il jolly è capitato tra i piedi di Davide Frattesi. E per ben due volte il giovane centrocampista dell’Inter ha gonfiato la porta avversaria. Le marcature sono state il coronamento di una partita esemplare da parte sua per intensità ed agonismo. E il resto della squadra non è stata da meno, facendo dimenticare la sbiadita prestazione del match precedente. Non si può parlare di una Italia di Spalletti dopo sole due partite ma è lampante che è stata almeno tracciata una pista da percorrere, dopo aver superato gli scogli del debutto. L’allenatore potrà creare l’identità tattica di una squadra che avrà il dovere di cercare la sua forza nella coesione. La linea guida è la ricerca di energie dentro sé stessi che poi si tramuta in collettiva forza d’urto. Secondo gli insegnamenti consueti di mastro Spalletti. Motivatore più che alchimista.
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