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Angolo del tifoso

Lazio, i protagonisti della cavalcata Champions. L’analisi

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Nel tirare le somme su questa stagione calcistica 2022/2023 appena conclusa bisogna fare un passo indietro.
Il mercato della scorsa finestra estiva della Lazio porta con sé le incognite di una difesa da rifondare. Lasciano a zero Reina, Strakosha, Luiz Felipe e quasi sul gong Acerbi passa all’Inter. Rinnovano Patric, che aveva concluso la stagione precedente in crescendo, distinguendosi per applicazione e Radu a “
l’ultimo ballo”. Entrano Maximiano (giovane portiere di belle speranze però retrocesso in Liga), Provedel (preso a prezzo di saldo dopo due anni buoni nelle salvezze spezzine), Romagnoli (il ritorno del figliol prodigo dopo aver alzato lo scudetto non da protagonista), Casale (dopo la prima buona stagione in A col Verona), Gila (giovane talento da svezzare).
La difesa che era stata il vero punto debole dell’anno precedente con ben 58 gol subiti poneva la Lazio al decimo posto in questa classifica. Un dato incompatibile con squadre che vogliono ambire al piazzamento Champions.
A questi acquisti sopra citati si aggiungono: Vecino e Marcos Antonio per rimpolpare il centrocampo orfano di Leiva; Cancellieri che raccoglie l’eredità di pseudo vice Immobile; Pellegrini nel mercato di Gennaio per avere finalmente quel terzino di piede sinistro richiesto da Sarri.
C’è una riflessione doverosa riferita al mercato da fare: i giocatori più pagati in questa sessione (Maximiano 10.2 milioni, Cancellieri 7.9 milioni, Marcos Antonio 7.5 milioni, Gila 6.3 milioni) accumulano appena 647 minuti di media nell’intera stagione. Mentre i restanti (Provedel, Romagnoli, Casale, Vecino per un totale di 10.9 milioni) diventano gli assi portanti di questa squadra con una media di 3166 minuti nell’intera stagione. Questa discrepanza così marcata testimonia lo scollamento che c’è stato tra i ruoli dirigenziali e quelli di campo: per essere brevi l’incombatibilià tra Tare e Sarri. Infatti la separazione dopo 18 anni dal DS albanese è stata una logica conseguenza di quanto accaduto negli ultimi due anni. Da ricercare nel rapporto con l’allenatore piuttosto che negli effettivi demeriti che comunque ci sono stati in questi anni.
Nello stilare questo giudizio sulla stagione laziale ho effettivamente trovato difficile eleggere il migliore dei biancocelesti. Questo, in una stagione che porta al secondo posto, è quantomeno singolare. La spiegazione che mi sono dato è che il merito di questa stagione straordinaria va in larga parte a Sarri e al lavoro che ha compiuto con l’intera squadra piuttosto che alle prestazioni individuali dei singoli giocatori. L’esempio più eclatante è appunto il rendimento difensivo che quest’anno in Serie A si assesta al secondo posto con i soli 30 gol subiti, quasi la metà rispetto all’annata precedente. Questo risultato non è dovuto a prestazioni super dei vari Provedel, Romagnoli o Casale ma a un organizzazione di squadra in ogni suo ruolo dal terzino alla mezzala, dal mediano all’esterno d’attacco. Balza all’occhio l’assenza di grosse differenze di rendimento nelle dicotomie Patric-Casale, Hysaj-Lazzari o Pedro-Zaccagni che si sono susseguite durante tutto l’anno.
Il giudizio su
Sarri deve però tener conto della disastrosa campagna europea che vede un terzo posto nel girone di Europa League più che accessibile e quattro partite indecenti in Conference League. Il bilancio comunque non può essere che positivo perché raccoglie un secondo posto che nemmeno il più fervido ottimista si sarebbe augurato e le responsabilità dei limiti europei vanno condivise con la dirigenza che non mette sù una squadra abbastanza lunga da poter affrontare il doppio impegno.
Analizziamo l’anno biancoceleste ruolo per ruolo.

La Difesa 

La difesa oggetto del restyling principale del mercato raccoglie i risultati migliori. Maximiano viene acquistato indubbiamente per essere il titolare di questa squadra ma la sua stagione dura letteralmente 5 minuti, tanti gliene bastano per farsi espellere all’esordio e non rivedrà più il campo se non in Coppa Italia e Conference. La sliding door della stagione di Provedel è l’espulsione di Maximiano, acquistato il 9 Agosto e buttato nella mischia il 14 Agosto. Entra e non esce più fino alla conquista del titolo di Miglior Portiere della Serie A. Romagnoli, dopo aver vinto ed alzato lo scudetto del Milan quasi da separato in casa, approda nella sua squadra del cuore e si distingue per carisma, leadership, applicazione nell’interpretazione del ruolo come vuole il suo mister. Casale dopo una buona stagione si conferma in ascesa fino a sollevare più di qualche perplessità nelle continue non convocazioni da parte della Nazionale di Mancini. Patric viene relegato a un ruolo più da comprimario ma si fa sempre trovare pronto. Marusic infonde sicurezza e sembra più che a suo agio nella linea a quattro di Sarri che sia a destra o a sinistra. Lazzari delude rispetto al suo primo anno con Sarri, fino a considerare superflua la sua conferma per l’anno prossimo. Hysaj invece migliora il suo rendimento rispetto all’anno precedente, dove per aver lavorato praticamente da sempre con l’allenatore tutti si aspettavano un impatto migliore. Anzi probabilmente la sua titolarità porta a un più preciso equilibrio che riesce a meglio tollerare la presenza in contemporanea di Milinkovic e Luis Alberto. Gila ha avuto poche chance di mettersi in mostra ma sembra per caratteristiche il difensore più vicino a quello che vuole l’allenatore, anche se ovviamente c’è ancora molto da lavorare. Pellegrini arrivato a gennaio gioca solo l’ultima partita da titolare, conosciamo i tempi biblici che l’allenatore reputa necessari per potersi fidare dei suoi. Il suo piede sinistro merita sicuramente più spazio a patto che cresca per applicazione difensiva. Radu viene impiegato praticamente mai ma rimane il leader silenzioso di questo spogliatoio, sperando resti in altre vesti.

Il Centrocampo 

A centrocampo gli equilibri restano pressoché immutati rispetto all’anno precedente. Luis Alberto è indubbiamente il giocatore che più è migliorato: dopo una prima parte di stagione deludente (dove gli veniva preferito costantemente Vecino) diventa imprescindibile. Milinkovic nonostante una stagione non ai suoi livelli (soprattutto post mondiale) riesce comunque a mettere a referto 9 gol e 8 assist, per molti questi numeri potrebbero rappresentare la stagione della vita. Nella prima parte incanta con gol e assist da cineteca, poi interi mesi di buio, fino ad arrivare a un colpo di coda sul finale di stagione che culmina con la doppietta all’ultima in casa che regala alla Lazio il matematico terzo posto. Cataldi è il regista di Sarri, migliora di partita in partita e si guadagna il rinnovo; lasciano perplesse solo le sue condizioni fisiche troppo spesso altalenanti. Vecino sorprende per l’intelligenza in cui si cala nel centrocampo laziale, che sia da regista o da mezzala poco cambia, fa quello che l’allenatore vuole e lo fa sempre bene. Basic purtroppo si dimostra inadatto ai livelli richiesti. Marcos Antonio viene preso in considerazione troppo tardi quando gli infortuni si accaniscono sugli altri compagni di reparto. Sarri dice “Non può giocare in una mediana con Milinkovic e Luis Alberto”, probabilmente ha ragione.

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L’attacco

L’attacco ha molti protagonisti ma nessuna eccellenza peculiare. Immobile incappa nella sua peggior stagione, troppi infortuni e la carta di identità diventa sempre più pesante. Zaccagni gioca sempre su alti livelli, si dimostra una costante spina nel fianco delle difese avversarie, causa ben 21 ammonizioni, il numero più alto in Europa mettendosi alle spalle addirittura Vinicius con 18. Anderson, impegnato quest’anno nel doppio ruolo da esterno e da vice Immobile, si ricorderà per una continuità di rendimento mai avuta nella sua carriera. Anche per Pedro l’età avanza e non può essere brillante come una volta, ma rimane sempre un giocatore sopra la media e una delizia per gli occhi. Cancellieri arriva per coprire il doppio ruolo di esterno e di punta centrale, forse questa confusione non giova alla sua crescita, ci si poteva attendere un impatto migliore. Romero è il diamante grezzo di questa squadra, sempre in palla quando subentra, l’apice è il gol vittoria contro il Monza prima della sosta ma poi probabilmente per una bega contrattuale non vedrà più il campo.

Futuro radioso

Un annata davvero entusiasmante dove la Lazio si dimostra in grado di battere chiunque (battute le prime otto del campionato) ma con dei limiti nella rosa e nella gestione degli uomini. Rimangono diversi punti interrogativi da affrontare come la permanenza di Milinkovic e Luis Alberto oltre all’età che avanza per altri protagonisti come Vecino, Pedro e Immobile. Il futuro può essere ancora più radioso se non si commettono gli errori fatti in precedenza sul mercato e se si darà più ascolto alle esigenze e preferenze del mister. L’addio di Tare è una notizia positiva in questo senso. Voglio chiudere con un augurio per il futuro: Fiducia a Sarri, tagliare i rami secchi, confidare nella crescita di tutti gli elementi di questa rosa e trovare sul mercato giocatori forti e funzionali alla causa.

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