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Tre cose sullo scudetto del Napoli

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Tre. Da lì ricominciava Troisi. E quante volte questa frase è stata usata in queste settimane. Tre, come i campionati adesso nella bacheca del Napoli. Tre, come le “cose” di questa rubrica, nata con Le Bombe di Vlad quando lo scudetto era ancora e solo un sogno nel cuore. Ma come si fa a scegliere i tre uomini più importanti della stagione? Quasi un esercizio di mitologia, che però proviamo a fare a cuor leggero. Ed allora, si parte, facile, da Victor Osimhen. Lo abbiamo scritto tante volte in questa rubrica: il nigeriano è calciatore determinante, sa “spaccare” la partita, sa giocarla con la stessa intensità per tutti i ’90 minuti. Aggredisce, difende la palla e sa trovare la porta da ogni angolo. Corsa, stacco di testa, tiro potente. Migliorato in ogni aspetto Osimhen e così è aumentato il suo peso specifico nelle vittorie del Napoli. Delle tre bande tricolori dello scudetto una è assolutamente la sua.

Ma se quando è mancato il numero 9 il Napoli ha saputo quasi sempre e comunque vincere, chi è risultato davvero indispensabile è stato Stanislav Lobotka. Il cervello di questa squadra, il San Pietro a cui Spalletti ha dato le chiavi della sua fuoriserie. Ritmo e precisione, pressione e riaggressione, sempre piazzato sulle linee di passaggio avversarie, il calciatore del Napoli al quale gli altri allenatori hanno dedicato più tempo, più uomini e più energie per provarne a limitare l’efficacia. Una banda di questo tricolore del Napoli è anche sua. L’ultima adesso, inevitabilmente, diventa la più difficile da assegnare.

Perché c’è Alex Meret, il portiere dello scudetto, che ha giocato una stagione straordinaria. C’è capitan Di Lorenzo, leader dentro e fuori dal campo. Terzino moderno e quel gol a Francoforte che resterà impresso per sempre nelle menti dei tifosi del Napoli. E il coreano, il difensore d’acciaio che sorride come uno scugnizzo. Ma in una squadra che ha fatto del collettivo la sua forza, che ha saputo trovare nella panchina mille risorse, che di prezzi pregiati ne ha davvero tanti, è davvero difficile immaginare un Napoli campione senza quel georgiano di 21 anni arrivato a Napoli per scoprire l’Europa e diventato gioiello prezioso. Calzettoni giù e basettoni, andatura ciondolante e sguardo basso, dribbling ubriacanti ed un calcio raffinatissimo. Kvicha Kvaratskhelia, 12 gol e 10 assist a campionato non ancora finito, è stato uomo-scudetto di questo Napoli come e quanto Osimhen e Lobotka. Opinione personale. Esercizio di mitologia, ma a cuor leggero.

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I momenti. Quali sono invece le tre partite che resteranno nella storia di questo scudetto? Anche qua, non c’è matematica, perché il momento ed il come l’hai vissuta cambia la percezione. Però. Napoli-Liverpool, 7 settembre, che non è di serie “A”, ma… Gli azzurri ci arrivano dopo due pareggi consecutivi in campionato, l’ultimo quello in casa con il Lecce, e la vittoria a Roma con la Lazio. E’ nella notte delle stelle che qualcosa nella stagione del Napoli e le stelle più splendenti diventano quelle azzurre. La squadra gioca come non aveva mai giocato prima. Il Liverpool ne esce annichilito e si capisce che questo Napoli di Spalletti ha qualcosa di speciale. Poi, da settembre a gennaio. Giorno 13, il Napoli è primo in classifica e la Juve ha forse l’ultima chance per giocarsela per la classifica. Altra prova superba degli uomini di Spalletti. Il Napoli ne fa cinque, gioca in maniera sublime, e soprattutto dall’altra parte c’è la Juve e quindi vale di più. Il Napoli sta correndo, i punti in classificano aumentano. Ed a fine mese arriva quella che pare a tutti gli effetti la partita della verità. Al “Maradona” c’è la Roma di Mourinho. Partita difficile, ostica oltre ogni aspettativa ed il pari di El Shaarawy a mandare in crisi il Napoli. Ma questa squadra è destinata alla gloria. Spalletti indovina ancora una volta il cambio e quando Simeone si gira in area, allora, tutti capiscono che sarà scudetto.

Grazie. A chi non era in campo a Udine e non ha giocato questa stagione, ma che questo scudetto se lo può tranquillamente cucire sul petto. Pezzi di storia recente di questi 33 anni vissuti dopo la discesa in serie “C”. Gente che di partite e trofei ne hanno vinti con gli azzurri, ma lo scudetto è arrivato tardi per loro. Grazie al Capitano Marek Hamsik, guida del Napoli, record di presenze in maglia azzurra (520 in 12 stagioni), muscoli e cresta. Grazie al Pocho Lavezzi, un po’ argentino ed un po’ napoletano come quel barbuto lì. Il gol impossibile al Milan e la garra del Sant’Elia. Grazie a Dries Ciro Mertens, 148 gol e capocannoniere della storia del Napoli. Che quel tricolore lo ha sfiorato due volte. Questo scudetto è anche vostro e di tanti altri che hanno sudato questa magli azzurra.

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