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“Inzaghi confermato all’Inter?”: c’è l’annuncio di Marotta

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L’amministratore delegato dell’Inter, Beppe Marotta, ha rilasciato alcune dichiarazioni nel corso dell’evento organizzato da Il Foglio. Di seguito, quanto riportato da TMW:

Il ko di Bologna e la lotta Scudetto? E’ chiaro che da uomo di sport sorrido, ma è un sorriso amaro. Fa parte del gioco, abbiamo perso una battaglia ma non la guerra. Dobbiamo ricomporci il più in fretta possibile, siamo inca**ati ma non depressi. Mancano 4 partite, vediamo cosa succede. Il calcio di oggi non è scontato come negli anni 70-80. Oggi anche la squadra che non ha niente da dire può vincere”.

Il livellamento del campionato di Serie A?
“Credo ci sia un livellamento generale delle squadre, non c’è ancora matematicamente una squadra che è retrocessa o che sa quale sarà la sua posizione. E’ per questo uno dei campionati più interessanti degli ultimi anni e questo ci voleva, dopo il dominio della Juventus ed il nostro successo con largo anticipo dello scorso anno. Per il movimento questo è un bene”.

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Ad un anno dalla Superlega, quali sono le problematiche dei club?
“Siamo in grande difficoltà. Per un motivo storico, visto che le difficoltà erano emerse anche prima della pandemia, ma lo sono maggiormente oggi visto che c’è stata una contrazione finanziaria. In Premier League prospera tutto, mentre nel resto d’Europa ci sono grandi difficoltà. Questo fa parte di un calcio che ricerca la competitività a discapito della sostenibilità. Il massimo sarebbe spendere poco e vincere tanto… Qui possono emergere le competenze, serve essere creativi e cercare di inculcare la mentalità vincente che è così importante nel mondo dello sport”.

Come ha fatto l’Inter a mantenere la competitività nonostante gli addii estivi?
“L’equazione chi più spende più vince non è sempre valida. C’è stata una scossa forte, con gli addii dell’allenatore dello Scudetto e di giocatori importanti. Oltre allo sfortunato Eriksen, Lukaku e Hakimi avevano espresso la volontà di andare a fare esperienze in altri campionati, ma alle spalle avevamo la solidità della proprietà ed il fatto che attraverso quelle operazioni avevamo garantito sostenibilità alla società. Poi abbiamo operato cercando di allestire una squadra competitiva e di inculcare una mentalità vincente e direi che abbiamo avuto la fortuna di scegliere un allenatore giovane come Inzaghi che sta rispondendo in pieno a quelle che erano le esigenze, a ciò che avevamo chiesto. Dell’annata, sperando nella ciliegina o in entrambe le ciliegine, siamo contenti. E questo lo si deve alla cultura del lavoro, alla competenza delle strutture e alla solidità del club”.

Ricorda il passaggio invernale di Recoba al Venezia?
“Si chiama colpo di… fortuna, che è una circostanza favorevole per arrivare al successo. E’ stato un insieme di situazioni, un’operazione che ha cambiato radicalmente quel Venezia che era destinato alla retrocessione. E’ uno dei pochi casi in cui il singolo è riuscito a contribuire in modo straordinario ai risultati finali della squadra. In quel caso Recoba ha vinto le partite da solo e ci ha fatto salvare, è una pagina piacevole”.

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I ricordi migliori della carriera?
“Ogni volta c’è un obiettivo più importante: penso alla Samp, non immaginavo di arrivare in Champions. Non immaginavo di vincere uno Scudetto con la Juventus e ne abbiamo vinti 7, non immaginavo di vincere lo Scudetto con l’Inter e lo abbiamo fatto. Questa è la dimostrazione che nello sport tutto è possibile. C’è una caratteristica fondamentale: l’esperienza, a me è servita tantissimo per capire come avevo sbagliato e come rimediare per l’obiettivo successivo”.

Come commenta le voci, smentite, sulla morte di Mino Raiola?
“Mi dicono non sia vero… Mi auguro che possa stare bene. A lui mi lega un rapporto di amicizia basata su diversi scontri che abbiamo avuto. Mino è un agente preparato, furbo, scaltro, ma molto corretto. Ha questa caratteristica di dire in faccia ciò che pensa, in questo anche le pretese economiche che sono sempre esose, ma chiare. Con lui ho gestito tante operazioni, una su tutte è quella di Pogba allo United in uscita che ha fatto incassare alla Juventus 110 milioni di euro. Lì lui fu molto bravo a far sì che si realizzasse. Posso considerarlo il migliore in circolazione”.

Il procuratore che è il male del calcio nel pensiero comune dei tifosi?
“Una volta i contratti erano dei vincoli a vita, il procuratore non serviva. Con la liberalizzazione si sono formate queste categorie: ho delle critiche da fare perché spesso sono agenti che non hanno professionalità, c’è un albo a cui si può iscrivere chiunque. A volte hai a che fare con persone incompetenti. Poi ce ne sono altri bravi e responsabili. Ogni trasferimento coincide con operazioni di intermediazione, la mia speranza è che prevalga la linea da parte degli agenti che a volte è meglio non guadagnare e fare il bene dei propri assistiti piuttosto che andare alla ricerca ingorda di soldi”.

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Il problema del calcio italiano sono gli stranieri o i reclutamenti dei giovani dal basso?
“E’ un discorso ampio. Da appassionato di sport ritengo che un grosso problema sia la mancanza di un Ministero dello Sport, questa è una lacuna. Da lì si declinano tante attività. Oggi la crisi è in tutte le discipline sportive, non ci sono più ragazzini che svolgono lo sport con passione. Un ministero può far capire che lo sport nelle scuole è fondamentale. Prima c’erano gli oratori, ora sono scomparsi e stanno scomparendo le società dilettantistiche. C’è la necessità di avere lo sport nelle scuole, un approccio motorio a partire dalle elementari e di strutture nuove. Poi c’è un altro aspetto: manca la formazione, non ci sono più i maestri di una volta come Favini o Vatta solo per parlare di calcio. Non essendoci buoni maestri non ci sono neanche buoni allievi. Sta alla politica capire che lo sport è un patrimonio della nostra italia”.

Manchester City-Real Madrid ha fatto esaltare il pubblico italiano. Sarebbe stato lo stesso se un risultato del genere lo avessero fatto Inter e Juventus?
“L’erba del vicino è sempre più verde… Le partite di Champions a questi livelli hanno sempre visto protagonista il Real Madrid, un club di professionisti. Sono sicuro che il Real Madrid farà bene anche al ritorno e questo depone favorevolmente ad un format di un torneo che nelle fasi finali dà emozioni e spettacolo e questo, nel calcio moderno, è fatto di gol. Il gol è l’elemento caratteristico di un evento sportivo”.

L’allenatore più divertente con cui ho lavorato?
“Un grande innovatore per me nel calcio italiano che poteva fare una carriera migliore, ovvero Eugenio Fascetti. E’ stato quello che mi ha dato di più, ero giovane e apprendevo più facilmente”.

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Lo stadio di proprietà fa la differenza?
“Sì, anche sui risultati perché subentra il senso di appartenenza. Il giocatore ed il tifoso vengono coinvolti in maniera forte, oltre agli altri benefici. sono sicuramente favorevole allo stadio di proprietà, perché incide. A Torino lo stadio era sempre pieno, era il dodicesimo uomo in campo”.

Simone Inzaghi resterà all’Inter a prescindere dai risultati?
“Assolutamente sì, noi siamo molto contenti di Inzaghi. Sta facendo bene ed ha margini di crescita forti, credo che quando arriverà all’età di Ancelotti, Conte o Allegri potrà essere uno fra i migliori in circolazione”.

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