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ZONA CESARINI – Pallonate e giavellotto: auguri Carlo

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Ipocondriaco, ansioso, con gravi problemi alle anche, nemmeno oggi parliamo di Pastore, ma facciamo gli auguri a uno dei personaggi più amati del cinema italiano, oltre che a uno dei più grandi romanisti in assoluto.

Auguri Carlo Verdone

…vorrei dire per i tuoi 71 anni, ma se nomini 71 i laziali fremono come passasse la Bellucci pensando a Lulic – nella “smorfia” il 71 è l’ omm’ e merda – quindi… auguri Carlo, e basta.

Proprio in questi giorni su piattaforma streaming va in scena la sua ultima opera, la serie Vita da Carlo: tra realtà e fiction l’attore, interpretando se stesso, immagina gli venga chiesto di fare il sindaco (pare sia vero) e tra una gag e l’altra, sviscera tutto il suo amore per Roma, ma svela anche se stesso nel rapporto con amici, colleghi, famigliari e la sua “sofferenza” della celebrità.

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Guardando un film di Verdone, al di là se buono o meno, si ha sempre l’impressione di stare con un amico e non fa eccezione la serie che, parte con spontaneità e delicatezza, perdendola un pò andando avanti e diventando magari più forzata, ma apprezzabile rimane il tentativo.

Romanistissimo, quasi sempre allo stadio oppure a casa Venditti a soffrire. La passione per il pallone nasce dal padre, Mario, uno dei più importati critici cinematografici di sempre. Mario portava sempre i figli a giocare al Circo Massimo con la palla di carta.

Papà coatto

Mario però nacque a Siena ed era tifoso sfegatato dei toscani, dove, diceva, aveva anche giocato col numero 5 come centromediano.

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“Quando papà portava me e Luca a vedere il Siena si infervorava, vedevo un’altra persona, un coatto”. Pare che in un derby col Livorno, il Prof Verdone si prese ad ombrellate con un altro tifoso.

Carlo sarà sempre un tifoso agitato, ma meno esplosivo, per sua stessa ammissione, soprattutto per pudore “penso sempre ci sia una telecamera a guardarmi”.

Il lancio della “canna”

Pensare che proprio un pallone gli cambiò la vita. Da ragazzo, mentre frequentava l’Istituto Nazareno, fu considerato una promessa del giavellotto. A 14 anni in alcuni test CONI a Caracalla, fece volare “la canna” ben oltre i 60 metri e cominciò ad essere convocato per le gare, mostrando una forza insospettabile (almeno oggi).

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La cosa curiosa è che lui era lì per la corsa, ma vedendo un ragazzo col giavellotto, volle provare.

Mesi dopo, salendo una pertica, un “cretino mi tirò una pallonata sulla schiena”. Dopo mesi di antinfiammatori, il braccio non ebbe più la stessa estensione, si era spostata una vertebra e la carriera finì.

“Per me fu un grande dolore, soprattutto perchè, se avessi fatto lo sportivo, non avrei fumato”.

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Una pallonata ci ha regalato Carlo Verdone, il regista, l’attore, forse anche il personaggio con le sue ipocondrie e ansie a cui, probabilmente, il nostro rinuncerebbe volentieri, ma la storia richiede sacrifici.

Si scherza, Carlo, auguri e Forza Roma.

 

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