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Angolo del tifoso

ANGOLO SPEZIA – Sala matador

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Tempo di lettura: 3 minuti

Alla fine non voleva uscire più nessuno dal Picco. E chi aveva intenzione di farlo? Non di certo quelli che volevano assaporare fino all’ultimo la soddisfazione per aver conquistato una vittoria importantissima. Neanche quelli che, esausti dopo un secondo tempo palpitante, si erano seduti per riposarsi. Ogni pallone, respinto, artigliato, a volte svirgolato, è stato giocato da uno stadio intero. D’altra parte non avevamo dubbi. Quando c’è da dare una mano, il pubblico spezzino riesce a trasmettere una carica incredibile, che azzera o quasi le differenze tecniche in campo.

Difese a confronto

Da una parte la difesa dello Spezia, una delle più perforate, che non riusciva a mantenere la porta inviolata da quasi nove mesi. Dall’altra quella del Torino, una delle meno battute di tutta la serie A. Motta, per la prima volta dall’inizio del campionato, ha a disposizione tre centrocampisti di ruolo e decide di schierarli dall’inizio. Il primo tempo, a tratti non trascendentale, ha poco da tramandare ai posteri. Le difese hanno la meglio sui rispettivi attacchi. Ci provano Verde e Gyasi, ma i loro tiri finiscono a lato. Il Torino si rende pericoloso solo sullo schermo del Var, ma Orsato non ravvisa irregolarità.

Ripresa a tutta forza

Tutta un’altra partita quella del secondo tempo. Gli aquilotti partono a razzo. Nzola spara alto, suscitando in molti un deja-vu della partita giocata col Genoa. Ancora Nzola sferra un tiro angolato che impegna il tentacolare portiere granata. Si scuote la squadra. Il Toro, in fondo, non appare poi così indomabile. Sala e Kovalenko alzano il pressing. Proprio da loro due inizia l’azione che porta al gol. Kovalenko avanza e serve a Sala un pallone al limite dell’area. Il numero 7 in maglia bianca non ci pensa un attimo e tira un missile terra – aria che si infila in rete facendo venir giù la Ferrovia. Il Toro schiuma rabbia, ma non trova varchi. Ci prova con i cross ma Erlic e soci le prendono tutte. Ci prova con tiri della disperazione, ma ogni palla trova una caviglia o un parastinco bianconero che la devia lontano dalla porta.

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I dieci minuti del  Picco

Lo Spezia aspetta guardingo nella propria metà campo, cercando di ripartire. Juric nel frattempo, ha messo dentro tutte le bocche da fuoco che ha in panchina. Motta non è da meno. Anzi per cercare di dare un segnale alla squadra, inserisce Salcedo e Manaj. La mossa per poco non produce il secondo goal, ma Nzola calcia inspiegabilmente di esterno sinistro tra le braccia di Milinkovic. Si comincia a sentire la tensione. I ragazzi paiono stanchi. A questo punto entra in campo il Picco. Maggiore interrompe il forcing granata e viene scaraventato in terra. Contemporaneamente tutto lo stadio balza in piedi. Anche Thiago dalla panchina chiama a braccia alzate il sostegno del pubblico. Lo stadio adesso è una bolgia. Mancano ancora dieci minuti. Lo Spezia gioca ogni palla come se fosse l’ultima. Il Toro non c’è più. E’ già uscito. Quando il Picco decide di scendere in campo, il tempo per gli avversari si accorcia. Il frastuono ti sommerge e perdi l’orientamento. Ed è cosi anche questa volta.  E’ finita un’altra partita, un’altra da raccontare ai nipotini. Un’altra dove tanti bambini vengono alla stadio per la prima volta in serie A, accompagnati dai loro papà. Chissà cosa sogneranno stanotte, chissà quali giocatori ricorderanno un domani. Di sicuro uno con la maglia bianca. Di questo ne siamo certi. E questa, al di là della categoria, sarà la vittoria più bella.

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