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Angolo del tifoso

ANGOLO SPEZIA – La legge del calcio

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Tempo di lettura: 3 minuti

La legge del calcio

Se voleste spiegare a qualcuno cos’è il calcio, vi basterebbe fargli vedere la partita  Spezia – Genoa. Una partita pazza. Una squadra, quella con la maglia bianca, che avrebbe potuto vincere con quattro reti di scarto ma che, alla fine, si deve accontentare solo di un punto.

Rivali da sempre

Non è un derby. Non diteglielo perchè sennò si offendono. Però lo sentono anche loro come tale. Anzi è’ molto di più. Qua, nella riviera di levante, non ci sono “cugini”, solo nemici, rivali da sempre, dentro e fuori dal campo. La città smette di lavorare prima. Tutti scappano verso il Picco. Ovunque si vedono maglie bianche e drappi bianconeri. L’orario è insolito. Spostarsi in macchina è roba da tassisti metropolitani, parcheggiare è come vincere a scacchi con Kasparov. L’emozione ti fa sentire le farfalle nello stomaco. Alcuni provano a neutralizzarle con una birra o un  panino in un brunch prepartita improvvisato. Dieci, poi cento, poi mille. La fila cresce e gli spalti si riempiono. Arrivano anche i genoani via treno, in perfetto ritardo da collegamento ferroviario tipico ligure. Non si sono persi nulla. Primi venti minuti di noia, seguiti da altri venticinque di altrettanti sbadigli. Uno zero a zero con zero tiri. Sembra il prologo  di uno spot per materassi. E’ un inganno. La parte migliore deve ancora arrivare.

Aquile all’attacco

Il secondo tempo inizia con lo Spezia che attacca sotto la curva Ferrovia. Partono con l’acceleratore pigiato, gli aquilotti. Palo interno di Gyasi. Manca ancora qualche giorno, ma “Ognissanti” è già iniziata. Ogni tifoso di tutti quelli presenti al Picco ha tirato giù dal calendario il suo preferito. E mentre molti invocano l’entrata di Verde come nume tutelare per risolvere la pratica, Thiago stupisce e manda dentro Colley. Lui si, la cambia. I suoi spunti in velocità mettono alle corde gli attempati difensori genoani. Sul suo cross Gyasi si divora un goal incredibile. Qualcuno immagina che per battere Sirigu ci voglia un aiuto ultraterreno. Alla fine il goal, meritato, arriva. Colley calcia dal limite ma questa volta il palo non si dimostra così amico del portiere genoano, facendo carambolare la palla sulle spalle di Sirigu e da lì finisce in rete. Il Genoa  sembra un pugile suonato che aspetta il colpo del kappao. Lo Spezia riesce nell’impresa di mangiarsi tre goal. Il primo con Nzola, il secondo con Colley, il terzo (con contorno di patatine fritte) di nuovo con Nzola che calcia addosso a Sirigu da distanza ravvicinata.

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Punizione divina

Dopo un tale spreco di occasioni, il Dio del calcio non può esimersi dall’intervenire per punire la squadra che si è macchiata di tale scempio. Così, inesorabile e ineluttabile come la morte, arriva il pareggio del Genoa sull’unica occasione (o quasi) di tutta la partita. Caicedo si conquista – in zona Caicedo – un rigore per atterramento da parte di Provedel. Criscito lo realizza e la partita finisce qua. Anzi lo Spezia trova il tempo per fallire un’altra occasione con Nzola. Risultato bugiardo, troppo severo per gli aquilotti che avrebbero meritato ampiamente la vittoria. Ma è il bello e il brutto del calcio. Vince chi la butta dentro, chi è più concreto. Ed oggi lo Spezia è stato tutt’altro che concreto. Alla vigilia della partita si sperava nel recupero di qualche centrocampista, ma oggi si è sentita più che altro la mancanza di un goleador. Dal pianeta delle vittorie sfiorate è tutto. Alla prossima, sperando in una congiunzione astrale un pochino più favorevole.

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