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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVE – Dirty dancing

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Tempo di lettura: 3 minuti

Non è che ci siamo dimenticati come si balla. Tacco, punta, giravolte, addirittura qualche presa aerea, più o meno i passi base li ricordiamo tutti, saremo forse un po’ arrugginiti ma almeno al livello Alligalli ci arriviamo con comodità.

E così sembrava anche oggi, dopo il rocambolesco turno infrasettimanale contro lo Spezia. Allo Stadium si cerca la prima vittoria stagionale tra le mura amiche, in uno stadio che comincia pian piano a riscaldarsi e a scrollarsi di dosso l’etichetta di teatro. Ospite del giorno è la Samp di mister D’Aversa, storia strana quella di oggi. Un match sicuramente particolare per l’indimenticato ex Quagliarella, accolto da un lungo applauso dallo Stadium, e per Mattia Perin, portiere titolare di giornata per lungo tempo in forze al Genoa.

Insomma all’inizio è tutto un Lago dei Cigni: punte, mezzepunte, Dybala che volteggia in mezzo al campo e che illumina questo piovoso mezzogiorno torinese accogliendo un passaggio di Locatelli che aveva tentato il tiro, ma che invece favorisce la stella argentina che di sinistro mette il pallone alle spalle di Audero con la facilità con cui Nureyev potrebbe fare un passo a due.

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Chiesa e Morata si divorano letteralmente il goal del doppio vantaggio, sarà colpa dell’ora di pranzo. Ma la caduta degli dei si concretizza sul volto rigato dalle lacrime di Paulo Dybala, che sente tirare qualcosa in quelle gambe che continuano a dargli il tormento.

Proprio adesso, nell’ora della fiducia, di un rinnovo di contratto che sembra verso la via della definizione, ma soprattutto di una fascia da capitano che sembra dare nuova linfa alle meraviglie che questo ragazzo sa tirar fuori dai piedi. Entra Kulusevski al posto dell’argentino, e dal Bolshoi all’ora di zumba preprandiale sulla sabbia del lido il passo è breve. La squadra sente la mancanza degli strappi della Joya, comincia a sgretolarsi, la frizzantezza dei primi minuti è sostituita da un rallentamento generale.

Per fortuna ci pensa Murru a metterci la mano in area di rigore su un tiro di Chicco Chiesa. E per fortuna, Leo Bonucci di allenamento sui calci di rigore ne ha fatto abbastanza durante l’avventura Europea. Due a zero, un sospiro di sollievo che dura poco: perché Alex Sandro si perde Yoshida su un calcio d’angolo, che sorprende di testa il povero Perin, appena riemerso da una gran parata su un tiro di Quagliarella.

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Il ritorno dagli spogliatoi è il momento per lasciare che anche Manuel Locatelli sblocchi il suo palmares personale di goal con la maglia bianconera: Chiesa tenta di segnare non riuscendo a liberandosi dalla difesa doriana ma non trova l’attimo, il pallone finisce sui piedi di Kulusevski che serve ad un Locatelli solitario la sua prima gioia.  L’occasione per mettere in ghiaccio la partita è sui piedi di Bentancur, con una conclusione forte che Audero riesce a neutralizzare con un grande intervento.

Siamo irrimediabilmente appesantiti e cominciamo a far da tappezzeria al lato della sala con un cocktail in mano quando insacca Candreva all’83esimo, e decide che la partita non è ancora finita. Come se non bastasse, è di pochi minuti prima l’uscita di Alvaro Morata, anche lui per le avvisaglie di qualche dolore muscolare. Gli ultimi minuti di partita causano uno sdoppiamento della personalità nella tifoseria juventina, tocca preoccuparsi per un nuovo attacco della Samp e quindi per un altro pareggio, o per la certezza che mercoledì con il Chelsea ci presenteremo con un solo attaccante di ruolo?

Tra l’altro nemmeno oggi si riesce a portare a casa un clean sheet, farci goal è più facile che ricordarsi i passi della Macarena. Non che avessimo l’ardire di imporci come una schiacciasassi, ma per come stanno girando i pianeti, ci accontenteremmo anche del livello Schiaccianoci.

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Magari con gli Arabesque ce la caviamo meglio.

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