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IL PUNTO – Napoli “alleria”, Juventus in avaria

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Tempo di lettura: 3 minuti

12: i punti conquistati su dodici disponibili;

4: le vittorie totalizzate su quattro possibili;

10: i gol realizzati;

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2: i gol subiti.

Saranno probabilmente questi i quattro numeri che in tanti in terra partenopea si appresteranno a giocare oggi. Rigorosamente sulla ruota di Napoli. Numeri che portano a qualcosa di straordinario. Sia chiaro è troppo presto per cantare vittoria o fare proclami, ma il dato resta ed è incontrovertibile.

Primo posto in solitaria. Un primato che mancava da ben 43 mesi. Da quel febbraio del 2018 quando gli azzurri di Sarri lasciarono il passo alla Juventus che, nonostante i 91 punti, non riuscirono più a riprendere con polemiche post Inter-Juventus e scudetti persi in albergo annessi. Ma ora è “n’ata storia”. Sono passati 3 anni e mezzo da allora, sono cambiate panchine e interpreti.

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E l’impronta data da Spalletti a questo Napoli è davvero di quelle importanti. Soprattutto dal punto di vista mentale, psicologico. Questo gruppo ha mentalità da grande squadra. E la partita di ieri era un banco di prova non indifferente superato alla grandissima. Negli anni passati probabilmente gli azzurri sarebbero arrivati psicologicamente scarichi a questo impegno con una paura attanagliante. Ieri erano, invece, con la mente lucida e sgombra da qualsivoglia negatività. Consapevoli nei propri mezzi, nella propria forza. Una consapevolezza, una sicurezza che mancavano da tempo. Al di là dell’aspetto tecnico. Anche perché questa è una squadra che già da anni possiede enormi abilità e potenziali tecnici. Rimasti in parte inespressi a causa delle mani sbagliate alle quali erano stati affidati. Mani che oggi sembrano quelle giuste. I partenopei quest’anno hanno, quindi, tutto per fare bene, devono solo capire cosa vogliono essere. E in parte l’avrà già messo in chiaro Lucianone.

E per un’Atene che ride, c’è una Sparta che piange. Scorrendo la classifica troviamo una Juventus in seria difficoltà. E i due punti conquistati in questo inizio di campionato sono più di una prova. Non è tanto il penultimo posto a spaventare quanto la totale assenza di reazione. Sembra una squadra alla quale puoi dare tutti gli schiaffoni che vuoi senza ricevere risposta.

Se Allegri pensava di trovare il gruppo lasciato due anni fa ha clamorosamente peccato di presunzione. A Max, ora, l’arduo compito di entrare nella testa di questi ragazzi, di portarli sulla retta via e inculcare loro la mentalità Juve, quella vincente. E magari sfruttare il potenziale qualitativo che ha a disposizione piuttosto che continuare a sbattere la testa contro il muro propinando il catenaccio visto in più occasioni. Perché il dato che non può scagionare il tecnico toscano è il seguente: nelle quattro gare di campionato la Juventus è passata in vantaggio in tre occasioni per poi essere rimontata e – in Napoli-Juventus – superata. Perché? Perché dopo il vantaggio si pensava a difenderlo con le unghie e con i denti piuttosto che far valere il proprio strapotere tecnico. Ma se Bonucci e Chiellini non sono gli stessi di due anni fa lo stesso dicasi per il centrocampo. E continuare a perseverare in questa idea sbagliata può solo nuocere.

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Max ha probabilmente la squadra tecnicamente e qualitativamente migliore del nostro campionato. Perché sprecarla così?

E con i bianconeri a -10 chi più può impensierire la flotta Spalletti sono le milanesi. Inter e Milan hanno tutto per giocarsi lo scudetto fino in fondo. La dirigenza nerazzurra, nonostante gli addii di Lukaku e Hakimi necessari a rimpolpare le casse, ha saputo muoversi sul mercato consegnando comunque una squadra competitiva a mister Inzaghi. Lo stesso dicasi per i cugini rossoneri che, nonostante Donnarumma e Calhanoglu abbiano lasciato a zero, hanno creato una rosa importante per mister Pioli. Una rosa che se l’anno scorso avesse avuto la quantità numerica attuale avrebbe potuto giocarsi lo scudetto proprio con il biscione fino alla fine.

Poi ci sono le romane a fasi alterne che devono forse ancora trovare la quadra totale rispettivamente con Mourinho e Sarri ma che possono dire la loro in questo campionato.

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Poi l’Atalanta che sembra essere – dal punto di vista dell’intensità – la lontana parente di quella degli scorsi anni.

Queste le sette sorelle destinate ad accaparrarsi – probabilmente con pochi punti di distacco l’una dall’altra – i primi sette piazzamenti.

Menzione speciale, però, per la Fiorentina di Italiano che ha già messo le cose in chiaro. Una viola completamente diversa, rigenerata dalla cura del tecnico nato in Germania.

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Poi via via tutte le altre e una lotta salvezza che vedrà coinvolte – almeno all’inizio – non poche squadre.

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