I nostri Social

Angolo del tifoso

ANGOLO JUVE – Mamma mia

Pubblicato

il

Tempo di lettura: 4 minuti

Per la prima volta in un’intera stagione la lista delle convocazioni era completa, intonsa. Nessuna defezione, nessuna radiografia da fare al J Medical, nemmeno il risultato di una risonanza magnetica. Zero, un mazzo di rose da comprare per mia madre, una torta fragole e panna, l’apoteosi dell’affetto filiale e delle composizioni floreali.

Bastano due ore perché la panna si inacidisca, i fiori appassiscano, e tutte le sensazioni pregne di ottimismo di questo giorno in cui la squadra sarebbe stata finalmente al completo vadano bellamente a farsi benedire. Due ore al termine delle quali probabilmente non soffrirei nemmeno troppo a dover leggere un comunicato notturno della mia squadra del cuore, ma che stavolta nulla avrebbe a che fare con le storie del calcio europeo che conta, che dovrebbe contare. Che contava.

All’Allianz Stadium lo scontro diretto con il Milan è un punto di non ritorno, è la spiegazione fatta partita di cosa siamo e cosa abbiamo voglia di diventare. Indizio: nulla. Vedere Antonio Conte alzare uno scudetto in faccia alla gente che lo ha amato ha indubbiamente sortito effetti devastanti solo nel cuore di chi si gode o quantomeno vorrebbe godersi le partite sul divano. Non c’è nemmeno il timore reverenziale per uno scontro diretto, uno di quelli in cui ci giochiamo l’ultimo briciolo di senso di questa stagione.

Pubblicità

Torna arruolabile Federico Chiesa, e sulle prime battute l’illusione è addirittura quella di poterla portare a casa. Ma dovevo già pensar male soltanto a guardare Danilo seduto in panchina, uno di quelli che hanno salvato le poche uscite positive di un’intera annata. Mi accontento per un po’ di osservare passaggi orizzontali, il liscio di Giorgione Chiellini che rischia di insaccare alle spalle di Donnarumma dopo una mezz’ora dall’avvio del gioco. Chiellini.

Il difensore centrale, perché del resto tra attacco e centrocampo di tiri in porta ne portiamo a casa zero. Tondo, liscio, come il pallone che Brahim Diaz riesce a pennellare in maniera splendida, lasciando attonito Sczcesny, uscito dalla sua area per mettere una pezza su Calhanoglu. Mano, non mano, VAR, convalidato, per carità. Che a quanto pare il problema resta la Juve sia in zona Champions che in zona retrocessione, questo spirito che aleggia su qualunque match di qualunque sport, dalla Serie A alla Terza Categoria, fino al tressette nel bar del paese e alle bocce al circolo sociale.

Ma non è tempo di pensare a ciò che non ci riguarda, perché le cose siamo bravissimi a complicarcele da soli. Chiellini va di braccio largo in area regalando al Milan un calcio di rigore. Szczesny riesce ad imbambolare Kessie e salva momentaneamente la situazione, ma è solo questione di minuti. La Juve, galvanizzata dalla parata del polacco, recupera le idee per ben dodici secondi circa.

Pubblicità

In un momento in cui il 90% dei calciatori avrebbe preso a morsi i pali dalla fame di segnare, noi passiamo il tempo a girare il cucchiaino nel nostro tè, e a chiederci se rischiamo di slogarci la spalla a furia di rimestare. Il Milan regge meravigliosamente agli attacchi confusi della Juve, del tipo “buttiamo il pallone in mezzo poi oh qualcuno pure la metterà dentro”. Non è dato sapere chi, del resto mi dicono che Ronaldo e Morata siano la coppia d’attacco della serata ma è solo per sentito dire e io dei gossip non mi fido affatto.

Avessero fatto un goal brutto poi. Il due a zero lo mette a segno Ante Rebic, e non che avessi speranze di recuperarla in extremis, ma nemmeno pensavo di dover raccogliere i cocci addirittura di un tre a zero, con la ciliegina sulla torta messa da Tomori, solo qualche minuto dopo la decisione di Pirlo di buttare nella mischia Dybala. L’unico, l’unico ad andare verso la porta a tentare di fare ciò che normalmente richiederebbe una partita di calcio. O almeno così dicono i regolamenti – sarà un gossip pure quello.

È arrivato il momento. Quello in cui non voglio pettegolezzi, ma una dichiarazione vera, concreta, un’ammissione dei propri errori. A tre partite dalla fine più una finale di Coppa Italia, il desiderio è solo quello di chiudere questo capitolo che i più dicono di aver già letto, e che speravamo di non dover mai leggere di nuovo. Magari nel prossimo resoconto staremo già parlando d’altro, magari la Champions sarà ormai una chimera, magari ci farà bene un anno di Europa League. Uno dei miei striscioni preferiti recita che dopo la mamma c’è solo la Juve. E se tanto mi dà tanto, questo è il momento per noi figli di sentirci dire “Se ti fai male ti dò il resto”, una cosa così.

Pubblicità

E probabilmente, anche stavolta, ha ragione lei.

 

 Follow us!

Pubblicità

FacebookFacebookYoutubeTwitter

in evidenza