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ZONA CESARINI – Sa(n)Remo famosi, un pò gialli un pò rossi

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“Roma ha vinto” declamava il Gladiatore (con la voce di Luca Ward), riecheggiante sugli schermi nel 2001 con lo scudetto giallorosso. Anche il 6 marzo, in un certo senso, Roma vince, col trionfo a San Remo del giovanissimo complesso rock Maneskin, già finalista di X Factor nel 2017.

Romanissimi dallo slang inconfondibile e volutamente accentuato, i trasgressivi ventiduenni portano lustro alla città, ma anche al loro quartiere di nascita, città nella città, Monteverde, tanto da ricevere il messaggio di giubilo di Luca Barbarossa, monteverdino DOC.

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Primo problema: passi che il batterista Ethan Trocchio viene ad unirsi al gruppo da Frosinone, ma sui social si è scatenato l’inferno sulla definizione “gruppo di Monteverde”.

Infatti, scoperto che il frontman, l’androgino e ipersexy Damiano, è in realtà di Piazza Biagio Pace, vicino ai Colli portuensi, ma di fatto Bravetta, ha scatenato polemiche social che manco Leonida alle Termopili.

MONTEVERDE

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Va spiegato un antefatto sociologico sul quartiere, diviso tra Vecchio e Nuovo: il problema è che per il “vero” monteverdino, suprematista di razza pamphilii, non esiste Monteverde Vecchio, semplicemente perchè non percependo il “Nuovo” se non come periferia dormitorio (tipo Milano 2) è solo Monteverde appunto (a mala pena il monteverdino percepisce il resto della città, ma come colonie).

Tra l’altro anche i confini del vecchio sono mentalmente meno estesi del CAP di riferimento ed essi vanno da Trastevere, passando per il Gianicolo e collocano Viale dei Quattro Venti come una vera e propria “Striscia di Gaza”. il vero parco è Villa Sciarra, Villa Pamphilii una piacevole gita fuori porta. Villa Ada non è neanche quartiere africano, ma vera e propria savana, da percorrere con jeepponi e archibugio.

CHIARO DI LUNA

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I Maneskin (o naziskin come li ha chiamati Orietta Berti, simpaticamente vittima dei social) nascono nel 2015 sui banchi del Kennedy quando la esile e delicata Victoria De Angelis (con cui non ingaggerei una gara di rutti vista la grazia), bassista dall’età di 8 anni, fonda la band assieme al compagno di classe Thomas Raggi. Successivamente tramite annuncio si aggrega Damiano “de Bravetta”.

Il nome vuol dire appunto “chiaro di luna” ed è una parola danese, di cui Victoria porta le origini. I nostri cominciano a suonare per le strade dei Colli Portuensi, anche al centro di Roma, per poi approdare col loro rock estremo a X Factor, dove saranno vincitori morali ed entreranno nelle grazie di Manuel Agnelli.

Dischi, concerti e fama prima dell’insperato  premio nazionale, portando una canzone che di “sanremese” ha veramente poco, la scatenata “Zitti e Buoni”, dedicata a un prof che apostrofava così i ragazzi.

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IL TOTTI DELLA MUSICA

Questo sognava Damiano, che poi ritratta “Totti è unico”. Passione viscerale coi colori giallorossi, ereditata dal padre, che lo portava sempre allo Stadio, anche in trasferta. Nei suoi inteverventi spesso cita i giallorossi come quando persero X Factor: “Siamo come la Roma, i più forti ma arriviamo sempre secondi“.

Durante  la kermesse ligure, Damiano ha sofferto in camerino guardando Fiorentina-Roma prima della loro esibizione e lanciando uno dei suoi acuti reggae al gol di Diawara.

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La AS Roma ha voluto rendere omaggio alla band mandando “Zitti e Buoni” prima della partita col Genoa e Damiano ha ringraziato. Un pò meno Thomas, tifoso laziale, ma meno acceso dell’amico.

NOTA A MARGINE

Altro inserimento calcistico all’interno del Festival è stato Ibrahimovic, vera e propria icona di questo ventennio, personaggio straordinario. Dopo il suo bellissimo monologo, il calciatore viene portato da Amadeus a conoscere un suo fan, il primo violino Franco che emozionato dice al gigantesco svedese: “Bravo Ibra, ma io so’ della Roma”. La poesia…

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https://www.youtube.com/watch?v=1OISmX4vOKA

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