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Angolo del tifoso

ANGOLO NAPOLI – Napule è…. una sconfitta irreale

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Tempo di lettura: 3 minuti

Datemi un sogno in cui vivere, perché la realtà mi sta uccidendo”.
Nulla di meglio di una delle frasi più note di Jim Morrison per raccontare una partita quasi inspiegabile come Inter – Napoli di questo strano dicembre 2020.

La squadra azzurra ha dominato in lungo e largo la corazzata avversaria, concedendo esclusivamente una palla gol regalata a Lautaro Martinez ed un rigore, caratterizzatosi per un’ammonizione al portiere (troppo avventato), un’espulsione al capitano (perla d’un arbitro scarso) ed un rimpallo gestito male e finito peggio dove avrei rivisto la posizione di Lukaku e non quella di Darmian.

Non è possibile andare a giocare in trasferta in uno degli stadi più difficili d’Italia, creare così tanto, palleggiare (forse volutamente) sotto ritmo col 60% di possesso palla, produrre così tanto (specie nella ripresa) e, grazie anche ad un super-portiere, finire la gara segnando zero gol.

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Il Napoli ha dominato tatticamente, tecnicamente ed anche fisicamente l’Inter, avendo la meglio in ogni zona del campo e mostrando tante buone cose, Lozano in primis, confermatosi motorino inesauribile e minaccia continua per la difesa avversaria.

Come tutte le sventure, però, che non arrivano mai da sole, la sconfitta di Milano porta via tre punti, ma anche Insigne per almeno una partita e Mertens chissà per quante.

Si tratta del lascito peggiore in vista d’un’altra difficile trasferta, decisiva come tutte le partite quest’anno giocate a distanza di tre giorni l’una dall’altra.

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Della sfortunata serata meneghina vanno salvate la leggiadria e lo stile di Zielinski (capace di regalare almeno un paio di tunnel a partita), la capacità di Koulibaly e Manolas di annullare Lukaku, la verve di un incontenibile Lozano.

Era meglio pareggiare o vincere, senza dubbio. Ma l’1-0 subito è una sconfitta solo nei numeri.

Un punto di partenza per evitare, in futuro, certe ingenuità ed errori sotto porta (Di Lorenzo, Politano e Petagna meritavano miglior sorte, Insigne di tacco avrebbe firmato un capolavoro).

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Si poteva, forse, provare qualcosa di più cambiando il modo di attaccare ed inserendo almeno quindici minuti prima Politano. E’ un campionato tra i più equilibrati degli ultimi anni, dove ogni punto meritato e non conquistato alla fine può incidere e risultare decisivo sul piazzamento complessivo e decidere la stagione.

Viene in mente Ofelia, che nell’Amleto di Shakespeare evidenzia come “Sappiamo ciò che siamo, ma non quello che potremmo essere”.

E’ la condanna del Napoli guidato da Gennaro Gattuso in questa corposa prima parte di stagione. C’è una sensazione d’incompiuto ogni volta, il sentore che nel momento in cui qualcosa potrebbe accadere, arriva l’imprevisto o l’imprevedibile, che troppo spesso assume le sembianze di un banale errore individuale, non sempre commesso dai giocatori in campo.

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Brozovic, né Skriniar meritavano, probabilmente, di finire la partita. Assai più di quanto, invece, non meritava Lorenzo Insigne, probabilmente scurrile nei modi, ma vittima della permalosità d’un arbitro che quasi mai purtroppo brilla per capacità di controllo.

La terza sconfitta in campionato lascia l’amaro in bocca e grida vendetta.

Senza Insigne, Mertens ed Osimhen a Roma sarà ancora più complicato. Ma se una fortuna c’è nella folle necessità di giocare ogni tre giorni, è quella che non c’è tempo neppure per pensare.
Dunque mani dritte sul manubrio per non perdere il controllo, ma sguardo dritto puntato all’orizzonte.

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Il percorso è ancora lungo e tortuoso, ma se c’è un modo giusto per percorrerlo in velocità e con possibilità di successo, quello ha le sembianze della voglia e dei desideri dei ragazzi in albiceleste.

Diceva bene Schopenhauer, declamando che “ognuno di noi confonde i limiti del suo campo visivo per i confini del mondo”. Faremmo bene, dunque, a guardare oltre i 24 punti conquistati sul campo perché si migliora solo se si prende coscienza dei propri limiti.

Quelli del Napoli si evidenziano in partite come queste, dove finire al 90esimo senza portar via neppure un punto è talmente ingiusto da sembrare quasi… irreale.

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