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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVE – Chi di speranza vive

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Tempo di lettura: 5 minuti

Ognuno ha il proprio metro di valutazione per la qualità di un weekend. Una volta vi avrei detto che un buon weekend è quello che comincia con cornetto e cappuccio con calma al bar, passeggiata di shopping in cerca di qualcosa di luccicante da sfoggiare la sera stessa, rigorosamente dopo la partita della Juve. Il problema è proprio quello, la partita della Juve. Che sono pur sempre novanta minuti della tua giornata, e se li passi avvelenato rischiano di avvelenare tutto il resto dei due giorni che nostro Signore ci ha donato per riposare le stanche membra dopo la settimana lavorativa.

Poi torno con i piedi per terra, ripongo la minigonna in pelle e mi rimetto la tuta che fa le scintille, perché purtroppo siamo ancora nel mezzo di una pandemia. Allora stappi una birra, copertina sulle gambe e aspetti anche questo weekend la Juve, perché del resto uno cerca di “farsi un po’ di testa” si dice al di sotto del Tevere, ma farsi cosa? Facciamo che a questo risponde Andrea Pirlo, al suo primo Derby della Mole in panchina, contro il Toro di Giampaolo.

Ex d’eccezione in campo Rincon e Zaza, meglio conosciuto come Zaza 88, ma è meglio che non mi dilunghi nei ricordi perché si sa, provocano sofferenza. Il nostro presente è fatto da Cristiano Ronaldo, che festeggia con maglietta celebrativa e foto con il Presidente i suoi 750 goal, oltre al premio da MVP del mese. Accanto a lui, in penombra, Paulo Dybala. Morata assiste dalla tribuna, il suo “imbarazzante” è costato ben due giornate di squalifica. Abbastanza imbarazzante, appunto.

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Cinque minuti dura l’iniziale aggressività degli uomini di Pirlo, cinque. Cinque minuti in cui a giocare si è in undici, per i restanti sessanta almeno si parla di un massimo di tre giocatori tra i bianconeri, a cominciare da uno, Juan Cuadrado. Che ogni volta che viene messo in dubbio, principalmente da tifosi di squadre avversarie, mi viene da farmi una grassa risata, ricordano molto me stessa quando penso che gli addominali di Jennifer Lopez siano troppo tirati e non li vorrei mai così. Certo.

Cinque minuti su novanta non bastano, e al Toro che vive nella propria metà campo basta invece un calcio d’angolo per permettere a N’koulou di insaccare alle spalle di Tek Szczesny. Questo è il momento di alzarsi dal divano, fare tre giri intorno al tavolo e prendere uno snack da divorare compulsivamente, chiedendosi come mai ci fossero tutti quei buchi nell’area bianconera su un corner. Qui compare il secondo uomo dei miracoli, Tek Szczesny, che para un goal praticamente fatto di Simone Zaza (ve l’ho detto che con i ricordi si soffre), con una di quelle azioni che mi ricordano così tanto quell’incredibile parata su Schick, ma quella è un’altra, ennesima, meravigliosa storia.

Un intero tempo di gioco a palleggiare, certo, ma zero tiri in porta. Kulusevski, entrato ufficialmente nella lista di coloro ai quali mi rivolgo nei momenti di difficoltà, sembra non riuscire a calarsi nella posizione in cui Mister Pirlo lo ha collocato. Sulla linea di difesa, De Ligt non nella sua miglior serata, e nemmeno Danilo, in tutta onestà. Non ho voglia di esprimermi su Rabiot e Bentancur, sembrano la mano destra e la sinistra di due persone diverse. Dall’altro lato, gli uomini di Giampaolo raramente si spaventano davanti a Cristiano, il quale del resto stasera non vede palloni arrivare dalla sua parte, per cui metter paura agli avversari. Forse più davanti a Chiesa, il quale sembra aver smesso di pregare a testa bassa, e quando punta l’uomo mi fa quasi dimenticare quei sessanta milioni.

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Di Dybala mi viene da parlare poco. Evanescente, risponde presente solo in occasione di un tiro al volo comunque di poco conto. Per stasera, nonostante le urla e i movimenti scombussolati di Cristiano per richiamare l’attenzione dei suoi, il compito di mettersi in spalla la squadra passa proprio al Cuadrado. Il colombiano dopo un calcio d’angolo infila Sirigu con un tiro nell’angolino basso della porta, sfortunatamente reso inutile dalla posizione di Bonucci. Sembra calare il torpore, e con l’ingresso di Ramsey e McKennie la squadra ricomincia a girare.

Ed eccolo, il terzo man of the day, volutamente in inglese per omaggiare le sue origini. Weston ci mette il testone per il suo primo goal in bianconero, su un bel tiro del solito Cuadrado che pesca l’americano in area. Beh, almeno forse non perdiamo stasera. Penso di poter risparmiare alla mia gastrite il dolce, quando un’altra testa di lusso, quella di Leo Bonucci su assist di non vi dico più nemmeno chi, decide che a dover tingere la città di Torino siano di nuovo il bianco e il nero. Non vi nego che gli ultimi sette minuti siano stati i più lunghi da un paio di mesi a questa parte.

Pensavo insomma di potermi distrarre dalle notizie su indagini, esami, domande e risposte, cose che insomma col pallone non c’entrano e per cui spero che, nel caso di accertate responsabilità, ci sia la giusta punizione, ovvero la messa alla porta. Pensavo di vivere una spensierata serata calcistica dopo la bella prova dello scorso mercoledì col Ferencvaros. Ma del resto, lo scorso anno a quest’ora pensavo anche che stasera sarei stata in chissà quale locale a scambiare abbracci e baci prenatalizi con gente magari gobba, con cui condividere le impressioni su questa squadra che non ha una quadra. Ma l’ottimismo che madre Natura ha voluto regalarmi, mi permette di sperare di poter rimettere presto quella minigonna, magari per festeggiare il decimo di fila. E no, chi vive di speranza non muore affatto disperato, fidatevi.

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P.S. Compie oggi quarantacinque anni il Presidente Andrea Agnelli. Auguri a chi mi ha permesso di scrivere in questo pezzo il nome di Cristiano Ronaldo Dos Santos Aveiro. Grazie.

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