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Angolo del tifoso

ANGOLO DEL TIFOSO JUVE – Messi Male

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Che fosse il Barcellona, lo sapevamo. Che girassero ancora nella nostra mente le immagini di quella doppietta di Dybala di qualche anno fa davanti ad un Messi annichilito, pure.

La seconda giornata di Champions League della Vecchia Signora è in grado di accendere gli isterismi nascosti negli angoli più reconditi dei tifosi juventini e non solo. Siamo lieti di accogliere tra le nostre file, oltre alle vedove di Conte, le neonate vedove di Sarri, le stesse che l’anno scorso avrebbero chiesto il divorzio con cause condite da lancio di piatti e bicchieri.

Ancora orfana di Cristiano Ronaldo, la Juve ripone in Morata e Dybala la speranza di segnare durante questa serata infrasettimanale di calcio. Anche in Kulusevski e Chiesa in realtà, pronti ad agire da esterni alle loro spalle, con la coppia centrale Rabiot-Bentancur.

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Non è una questione di scorie, ma di certo un po’ tutti ci aspettavamo di vedere nella squadra la reazione che abbiamo visto con la Dinamo Kiev, e non quella vista con Crotone e Verona. Soprattutto perché questo Barcellona, che sempre di Barcellona si tratta, è sembrato davvero battibile. Ma non da questa Juve, non stasera.

Tre minuti bastano per capire l’andazzo: enorme ingenuità di Demiral che regala un pallone a Messi, e un palo scheggiato da Griezmann.

Ed erano solo i primi tre.

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Pensate l’animo intorno al quattordicesimo, quando Dembélé tira verso la porta di Szczesny e come se giocasse in una squadra povera di trofei viene aiutato anche dalla Dea Bendata, con il pallone deviato dal povero Federico Chiesa che finisce con un effetto davvero magico alle spalle del portiere polacco.

Alla Juve basta un minuto per rimettersi in partita con il solito Morata, il quale anche stasera ha il ciuffo sulla fronte che nemmeno Tony Manero, perché oggettivamente sono quelli i centimetri che separano la squadra di Pirlo dal pareggio. Pochi centimetri regolarmente controllati dalla sala Var.

E tocca pure ringraziare Messi, che si accomoda a tavola per ruminare, da GOAT qual è, un goal praticamente fatto. Grazie Leo, sappiamo che per te senza Cristiano questa partita non ha sentimento. Anche per noi, fidati.

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C’è però il povero Alvaro che non sa darsi per vinto, vero man of the match bianconero di questa serata: Wednesday Night Fever ci riprova per ben due volte, su invitantissimo cross di Cuadrado prima e di Chiesa poi, deviato dallo stesso colombiano, a rimettere il risultato a posto. Ci avete creduto eh? Niente da fare, la tecnologia non vuole. Sembra un bug del sistema, ma signori, chi siamo noi per mettere in dubbio le regole e l’equità che la sala VAR porta in campo? Certo, ci resta l’amaro in bocca. Poi se ci si mette anche Leo che comincia a fare il Messi… La Juve è entrata già stanca o quantomeno confusa, troppo certa di poter ottenere qualcosa dai due centrali di centrocampo.

Le cose migliori le mette in mezzo come spesso accade ultimamente Juan Cuadrado, e con mia somma gioia anche Danilo, al quale vanno i miei più sentiti complimenti da diverse partite a questa parte. Insomma Messi decide che è ora di finirla con l’incontro scapoli molto ricchi e ammogliati, comincia ad accendersi e prende il palo.

Non pervenuto Dybala, ancora troppo lontano da quella forma meravigliosa che nel 2017 gli aveva permesso di guardare Messi dall’altro. Demiral si immola nell’opera di rallentamento della Pulce, e termina definitivamente la sua partita con un rosso sventolato in faccia per un intervento scomposto su Pjanic.

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A una certa, la vita potrebbe decidere che basta così, abbiamo imparato la lezione, alla prossima torniamo dopo esserci guardati in faccia ed aver capito cosa vogliamo gli uni dagli altri. Ma la stessa vita insegna che non si smette mai di imparare, e allora entra Bernardeschi. Federico Chiesa non ha avuto una gran serata, alla sua seconda presenza in Champions di sempre, ma vuoi vedere che il problema è di tipo onomastico? Mentre mi ponevo questo quesito, vedo un volo dell’angelo in area del Federico biondo che atterra su Ansu Fati. Tempo trenta secondi e Messi trasforma il calcio di rigore regalato dall’ottimo dodicesimo del Barcellona, l’uomo che incredibilmente sta unendo l’intera tifoseria bianconera, che notoriamente ha diverse correnti al suo interno, manco fosse il PD.

Si accettano miracoli, insomma. Tipo quello che ha dovuto fare per due volte di fila Szczesny, su Dembélé e Griezmann, una specie di medusa nel bloccare quel pallone che tutti i cuori deboli come me avevano già visto dentro.

Ma nessuno toglierà mai alla sottoscritta l’inguaribile ottimismo di cui sono equipaggiata. Quindi autorizzerò me stessa ad uno sdoppiamento del pensiero: lasciare a Pirlo e ai suoi il tempo necessario per capire chi siamo e dove vogliamo arrivare, ai giovani di fare qualche presenza in più, alle prossime partite di Champions e campionato da raggiungere con maturità diversa. Dall’altro lato, comincerò silenziosamente a pregare il Dio del calcio, affinché qualunque coppa vorrà concederci a fine anno non sia quella da salumificio.

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