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ANGOLO DEL TIFOSO NAPOLI – Napule è… c’era una volta un macedone, un messicano e… un napoletano

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Genoa-Napoli sembra il classico film-commedia di Natale per famiglie: trama godibile, sentimenti in mostra, accadimenti ben definiti, lieto fine.

Dispiace, in fondo, un po’ per i Grifoni, che quest’anno – se non si danno una mossa – rischiano davvero la retrocessione (senza Perin il passivo sarebbe stato molto più alto).

Le prossime quattro (Spal e Lecce in casa, in mezzo il Torino fuori, poi il derby con la Samp), in tal senso, saranno decisive.

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Tutto bene, invece, in casa Napoli. E’ stata una partita in linea con quelle dell’ultimo periodo.

Azzurri corti in difesa (anche se stavolta con qualche sbavatura di troppo dei centrali, a conferma che Manolas/Maksimovic al momento non sono ancora complementari), con un superbo Mario Rui a tenere ancora una volta un master universitario sul ruolo, e centrocampo a corrente alternata (anche se quando Lobotka aumenterà di una lineetta la velocità, la sensazione sarà di un “maestro d’orchestra” capace di fare bene almeno un paio di ruoli), con Fabian Ruiz assai meglio nella ripresa e Politano ancora poco incisivo.

Altra buona prova di Insigne, fisicamente in palla e capace di “enormi” ripiegamenti difensivi.

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Il resto, poi, è… una bella favola.

Ed infatti un mercoledì sera apparentemente qualunque è diventato, d’un tratto, la storia di un macedone, di un redivivo messicano e… di un “napoletano”.

Il primo è il prototipo del calciatore moderno, un centrocampista affamato che pare poter essere uno dei basamenti su cui erigere il Napoli che verrà. Elmas è al momento nelle gerarchie il terzo di due come Fabian e Zielinski, ma può essere senza dubbio allo stato prima alternativa ad entrambi. In futuro… chissà.

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C’è poi il secondo, un messicano dall’aria scanzonata, un tipo che, palla al piede, sembra essere finalmente un giocatore di calcio. Potrebbe, di questo passo, aprirsi una storia nuova (finalmente) per Hirving Lozano, se solo imparasse un po’ di movimenti senza palla da mettere al servizio di una velocità con pochi eguali nel ruolo. Il gol al Genoa è decisivo e, in tal senso, provvidenziale.

Chiude, da par suo, un napoletano nato – solo per caso – nelle Fiandre. Ciro Mertens ha colpito a fine primo tempo, sbloccando il match quando più era necessario. Il colpo di bravura è un classico: destro piazzato all’angolo con colpo da biliardo, pensato un istante prima e liberato un attimo dopo.

Un macedone, un messicano e… un napoletano: tre uomini-copertina, tre immagini belle d’una serata che conferma quel che di buono si sta rivedendo da un po’.

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Perché  gli azzurri si divertono di nuovo ed hanno ritrovato la consapevolezza che pareva smarrita e la determinazione che s’era offuscata.

Sbagliato (perché senza senso) pensare a quel che poteva essere quest’anno se fosse stato tutto così dall’inizio, doveroso – invece – provare ad arrivare nel modo migliore alla fine della stagione. E’ certamente più bello, si sa, farsi sorprendere dagli eventi che prevederli.

Ogni tanto, però, c’è un’eccezione che conferma la regola. E se c’è un esercizio intellettuale che val la pena fare, quello è immaginare cosa possa accadere da adesso in poi, con specifico riferimento al mese che verrà.

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Lo ha scritto, peraltro, il compianto Giorgio Faletti: “talvolta è meglio perdersi sulla strada di un viaggio impossibile, che non partire mai”.

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