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ANGOLO DEL TIFOSO ROMA – Armeno tu nell’uniVARso

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Roma di rimonta e in leggera ripresa. Se questo campionato, per il sottoscritto, avesse ancora qualche significato, la serata sarebbe importante, vista le vittoria del Napoli e del Milan sulla Juve, su cui taccio, però quando la Lazio ha perso io dieci euro sui rossoneri li ho messi, devo essere o molto intelligente o molto fortunato (per fortuna ho i certificati che escludono la prima ipotesi categoricamente).

Fonseca, bullizzato anche lui dal parrucchiere di Bruno Peres, in un momento storico complicato, invece della semplicità, rimischia le carte, presenta una difesa a 3 con Cristante al centro, Ibanez ormai titolarissimo e Kolarov in panchina, mentre il brasiliano torna nei 5 a giocare alto con Spinazzola. Kluivert, fuori per scelta tecnica, sembra un bel giallo all’olandese, Fazio in panchina per Cristante sa di rosso diretto per il “Comandante”.

Partenza incubo. Il povero Cristante già all’8′ viene scavalcato da un lancio per Cornelius, nel recuperarlo intervento goffo, dieci minuti di VAR e, nel dubbio, rigore per il Parma. Dal dischetto Kucka infila Pau Lopez ed è 0-1. Come con la Samp, prima azione e primo gol.

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La Roma però stavolta reagisce subito e spinta dalla buona giornata dei due esterni, alza il baricentro della partita e schiaccia in area i gialloblu. Innumerevoli i cross che nel primo tempo arrivano in area. Al 17′ sembra una maledizione quella che fa cogliere il palo all’ottimo rasoterra da fuori di Pellegrini. La Roma è volitiva, poca qualità e armonia di gioco, ma almeno è viva rispetto alle uscite post lockdown.

Al 43′ Peres mette al centro l’ennesimo cross, velo per Mhkitarian e l’armeno centra lo specchio per il pareggio. Nel recupero Ibanez potrebbe fare il suo primo gol italiano, ma facile facile preferisce tener fede al suo nome e, di testa, mette il pallone “in fondo a destra”.

Il copione del secondo tempo è lo stesso, la Roma vuole la rimonta. Minuto 57, “Evinrude” Veretout avanza da centrocampo e tira fuori un siluro a giro di grande potenza e qualità che il povero Sepe non può prendere mai, 2 a 1.

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Comincia il valzer dei cambi e delle ammonizioni, anche perchè il Parma si sveglia leggermente dal torpore. Al 71 di nuovo VAR per un tocco di Mancini col braccio, ma il rigore, incredibilmente, non viene dato. Nel finale il subentrato Villar ha altre due occasioni ghiotte per il 3 a 1, la sua imprecisione però non cancella dei netti miglioramenti di prestazione e di personalità.

La Roma torna a vincere ma, se ci sono alcune cose buone, non va abbassata la guardia. Non è una guarigione, il gioco latita, la squadra non sembra coesa, dà l’impressione spesso di essere un team messo su al telefono un’ora prima per la partita di calcetto. Poi, la buona qualità di alcuni e la (rara) buona lena di altri hanno fatto il  risultato.

Va detto che il Parma, trovatosi in vantaggio per caso, si è seduto su tale vantaggio e praticamente non ha tentato di uccidere l’avversario ferito, come fece invece l’Udinese. Non ha messo la cattiveria e la fisicità che ci si aspetta. Cornelius (quanto mi piace), Kucka, Kulusevski oltre che bravi, hanno facce e nomi degni di “Grande Inverno” del Trono di Spade, ma probabilmente il loro ardore viene frenato all’ingresso dell’altro gigante Kurtic, che mi accorgo chiamarsi Jasmin, come un’odalisca Indiana, e trasforma il tutto in un “Trono de spade de foco” di Breghiana memoria. Lo svedese sembra già integrato nella sua Juve, almeno quella dei tre minuti fatali di San Siro, mentre Gervinho, fumoso come sempre, più che dal Trono sembra uscito dalla saga di Er Riporter (sta diventando palpabile la mia noia per questo campionato).

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Nel primo tempo la Roma dava la sensazione di una squadra di secondo piano che con impegno non arrivava a dama ed era ancor più triste che pensare alla realtà effettiva. Siamo a luglio, è vero, ma lo siamo tutti, e l’aria da scuola finita, che gira a Trigoria, difficilmente non contagia i ragazzi.

Ma i segnali di risveglio sono incoraggianti. Spinazzola è stato devastante a sinistra, mentre Peres, pur nella sua goffaggine, ha messo grinta e qualità. L’armeno è un faro, qualità e carattere che in questa Roma manca. Cristante continua ad arretrare, prima trequartista, poi davanti alla difesa e ora centrale. Sono disposto a fargli fare la prossima in porta se il passo successivo è il raccattapalle dietro la stessa. Ibanez conferma i primi giudizi, buon difensore, molto fisico, ancora acerbo e troppo irruento, ma ci si può lavorare. Diawara più sereno, Veretout moto perpetuo. Pellegrini, come al solito, a fasi alterne, difficile una partita tutta sulla stessa linea e comincia ad essere un problema visto che non ha diciotto anni e dovrebbe essere il futuro di questa squadra. Ancora male Dzeko, praticamente evanescente: solo nel finale fa vedere cose buone.

Analizziamo ora gli episodi incriminati. Dopo che anche Faggiano, DS parmense, ha cominciato a lamentarsi del trattamento arbitrale, ho subito pensato male. Non so cosa abbia pensato Fabbri perchè, se l’intervento di Cristante è goffo, in dieci minuti di immagini che ci è concesso di vedere insieme all’arbitro, non è chiaro se il difensore tocchi o meno la palla, non è chiaro se Cornelius ci inciampi sopra o pieghi il piede prima, non è chiaro per nulla, quindi nel dubbio, rigore (deve essere ancora cambiato il regolamento: art 112 nel dubbio dare rigore a chi il giorno dopo ci rompe le palle).

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Sarei però un cialtrone al cubo se non ritenessi una “compensazione” quanto succede con Mancini. Altri dieci minuti di VAR per un tocco chiarissimo con il braccio del giallorosso, che Fabbri con la “maiolica” imperlata dalla gocciolina di sudore, derubrica a spalla.

Diciamo pari e patta ma io non sono mai contento in questi casi.

Intanto per l’ennesima volta, il comune ha dato l’ok per lo Stadio e io, con tutti i cavoli che la Roma ha da risolvere, subito penso…

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