I nostri Social

Approfondimenti

K2, 29 anni sopra il cielo

Pubblicato

il

Tempo di lettura: 3 minuti

Se scrivi che vuoi andare sul “Karakorum 2” nessuno dà peso alla tua impresa eroica, ma se usi la sua abbreviazione, vale a dire “K2”, allora subito meriti rispetto.

Perché avere l’ardire, nella vita, di sfidare quella cima, una volta su quattro significa rimanerci.

Reinhold Messner, alpinista ed esploratore, ebbe a scrivere che “il K2 è – per altezza – solo la seconda vetta al mondo, ma tenendo conto di altezza, pericolosità e difficoltà tecniche, è considerato l’ottomila più impegnativo”.

Pubblicità

Poiché, però, ciascun uomo ha il diritto di sorprendersi, a partire dal 2014 c’è un K2 anche in Italia, capace di scalare invece che di essere scalato, mostrando a più riprese che può esserci – anche nel calcio – una potenza che sposa lo stile, un’energia che diventa controllo ed un’esplosività che si trasforma in eleganza.

Di Kalidou Koulibaly si ricorda, soprattutto, l’ascensione eterea del 22 aprile 2018, che tanto pareva somigliare ad un sogno che si avvera, col Genio che viene fuori dalla lampada.

KK, però, è molto di più.

Pubblicità

Dopo aver iniziato abbastanza in sordina l’esperienza in maglia azzurra con Rafa Benitez, il forte difensore senegalese è diventato con Maurizio Sarri un top player, esaltante per le chiusure, i tackles implacabili ed i lanci illuminanti dalle retrovie, ed esaltato nelle occasioni in cui – da ultimo uomo – è capace di trasformare l’azione da difensiva in offensiva giocando d’anticipo.

Leader in campo e fuori, Koulibaly è diventato uno dei simboli della lotta contro il razzismo e le discriminazioni, capace di fermare il gioco a causa di urla ed ululati poco umani provenienti dagli spalti.

Di Eleanor Roosevelt si ricorda la considerazione per la quale “Nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso”, frase che Kalidou ha impressa nella mente sin da quando un banale soffio al cuore, scambiato per grave malformazione cardiaca, era quasi riuscito nell’impresa di allontanare per sempre le strade tra il piccolo Koulibaly ed il gioco del calcio.

Pubblicità

La vittoria, però, si sa, appartiene ai perseveranti, a coloro che lottano senza sosta e si sacrificano senza pause, capaci – più degli altri – di raggiungere gli obiettivi che si prefiggono.

Ed è così che KK si è preso il cuore dei tifosi napoletani, che addirittura lo vorrebbero capitano, perdonando qualche (raro) errore di posizione o (più frequente) sgroppate non sempre con esiti gloriosi. Perché per il numero 26 azzurro parlano le numerose prestazioni da 7,5 o 8 in pagella, sfoderate con regolarità ogni qualvolta i novanta chili di muscoli arrivano ad una condizione atletica tale da correre il doppio e faticare la metà di buona parte degli avversari che, quando arrivano nella zona di campo difesa come accadeva, un tempo, al presidio nevralgico di Fort Apache, sono costretti a desistere da ogni malsano obiettivo, lasciando che sul pallone arrivi (quasi sempre per primo) il gambone di Koulibaly.

Ormai da diversi anni si fanno insistenti le voci che danno K2 in partenza da Napoli e diretto, a suon di milioni, in qualche altro campionato d’Europa.

Pubblicità

Prima o poi, purtroppo, accadrà davvero, ma fino a quando 187 cm per 89 Kg di muscoli prestati al pallone rincorreranno tutto quello che arriva nei pressi della propria area di rigore, c’è da stare tranquilli. E da alzare la testa.

Come si fa quando, in cielo, compaiono gli aquiloni. Che nella vita portano colore e nel vento disegnano traiettorie. Perché dall’altra parte del filo, a farli volare, spesso c’è la mano di un bambino che li tiene stretti.

Senza un legame, d’altronde, un aquilone non sarebbe libero di volare.

Pubblicità

Un po’ come KK, che pare aver bisogno del Napoli almeno quanto il Napoli ha bisogno di lui.

Nel calcio arrivano momenti, però, in cui lasciarsi pare inevitabile.

E’ quello il momento in cui fili invisibili si appalesano nella loro esistenza ed andar via diventa difficile come una maestosa cima da scalare, come accade con gli ottomila e passa metri del K2.

Pubblicità

Il tifoso innamorato spera che non accada mai, quello pessimista teme stia già accadendo, ma è il tifoso più autentico quello che, ove si verificasse il distacco, non piangerebbe perché è finita, ma sorriderebbe perché è accaduto.

Perché Koulibaly è, ormai, a buon diritto un simbolo di Napoli, una stella arrivata poco più che ventitreenne giunta, a ventinove, a completa e definitiva maturazione.

Auguri KK, buon compleanno!

Pubblicità

Salta sempre più in alto, 29 anni sopra il cielo a colpire di testa.

Come contro la Juve.

Pubblicità

in evidenza