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DIETRO LE QUINTE – “Corto muso”

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Appuntamento del giorno con la rubrica targata LBDV dal titolo “DIETRO LE QUINTE”. Una rubrica dedicata a chi, oltre al calcio giocato, ama curiosità aneddoti legati al mondo del pallone.

I tifosi Juventini sicuramente non possono ritenersi soddisfatti fino a questo momento del rendimento di Maurizio Sarri: due finali perse su due disputate ed un gioco che latita, creando malumori tra la piazza bianconera. E non sono pochi i supporters che già rimpiangono la figura di Max Allegri, capace di regalare ai Campioni d’Italia in carica un ciclo di vittorie quasi irripetibile. Tecnico livornese che è l’esatta contrapposizione al Sarrismo. Due modi opposti di vivere e di giocare al calcio. Da un lato l’estetica del gioco, dall’altro la concretezza.

Una delle espressioni simbolo della filosofia firmata Allegri resta quel suo “Corto muso”, esplicito riferimento ad un gergo tecnico dell’ippica, di cui il buon Max è un grande appassionato. Una passione che parte da molto lontano, grazie al nonno con il quale da piccolo ha iniziato a frequentare i vari ippodromi.

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Tra l’altro, da maggio l’ex Milan è proprietario in Francia al 50% di una cavalla (chiamata Ossun Set). Un esordio da dimenticare: l’animale infatti, inizialmente favorita nella corsa d’esordio, ha tagliato il traguardo soltanto in ottava posizione.

Forse meglio continuare a dedicarsi al pallone, in attesa che la sua Ossun Set diventi vincente quanto il suo proprietario, che spesso ha fatto ricorso proprio all’ippica nel corso delle sue conferenze con la stampa. Facciamo dunque un passo indietro e ritorniamo a quel famoso “Corsto muso”.

“È come nell’ippica, basta vincere di musetto, di corto muso”, spiegava il tecnico dopo la sconfitta contro la SPAL nel corso della scorsa stagione. “Chi vince di corto muso è primo, chi perde è secondo. Se il Napoli non le vince tutte da qui alla fine, 84 punti bastano e avanzano”.

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E questa è soltanto la piu memorabile tra le altre. “I cavalli vincenti dopo un po’ di successi devono andare al prato a riposarsi“, spiegava a Mehdi Benatia dopo averlo escluso una volta dalla lista dei convocati. Grazie anche a questi ‘riferimenti equini’, Allegri ha avuto modo di liberarsi, con eleganza, di qualche sassolino dalla scarpa. “Mi dissero che Minnesota non avrebbe vinto, che era più facile che io diventassi allenatore della Juventus. Lo sono diventato davvero, e fra l’altro Minnesota ha anche vinto”

La rivincita di chi è arrivato tra i mugugni in quel torrido luglio del 2014 ed è uscito da pluridecorato nella scorsa estate. Ma i matrimoni in ambito calcistico sono destinati a non durare in eterno. E la Juventus dalla scorsa estate si è affidato a Maurizio Sarri ed alla sua mentalità, così diversa dal suo predecessore. Intanto qualche rimpianto dalle parti di Torino comincia ad essere palpabile. E se in tempi non sospetti Max avesse avuto ragione a dispetto del suo successore Maurizio?

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