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Sandro Tonali, vent’anni bastano

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Se fosse un ortaggio, sarebbe il “prezzemolo”, utile per ogni minestra.

Se fosse un’automobile, sarebbe un’utilitaria di lusso, dall’aspetto grintoso e l’assetto sportivo.

Se fosse un francobollo, sarebbe uno di quelli da collezionare: raro e – dunque – di valore.

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Se fosse un calciatore non dovrebbe essere nessun’altro, perché lui è già… Sandro Tonali.

In un mondo abituato a produrre “in serie”, essere una “rarità” è di per sé un conforto, e questa “specialità” il ragazzino coi capelli lunghi che poggiano su spalle  già capaci di reggere le sorti di un intero centrocampo, l’ha certamente percepita da un pezzo.

Anche perché, se esiste una regola non scritta che impone di non chiedere mai l’età di una donna, accanto a questa bisognerebbe introdurne un’altra: non sbirciare la carta d’identità del numero 4 del Brescia prima di vederlo almeno novanta minuti in campo. Perché non potrà che esserci sorpresa per chiunque, scoprendo che quel raro esempio di resistenza e forza, determinazione e orgoglio, in realtà, venti anni li compie solo oggi.

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Sandro Tonali è infatti nato a Lodi l’08 maggio 2000 ed ha trascorso circa metà della sua esistenza avendo addosso la maglia del Brescia, conquistata per la prima volta nel 2012.

Abile a velocizzare i flussi di gioco dopo aver brillantemente recuperato palla, baricentro basso nonostante una discreta altezza, piede educato sia nel passaggio breve che nel lancio lungo (mai disdegnato, neppure al termine di una giocata complicata o alla ricerca di un compagno visto solo con la coda dell’occhio) il giovane centrocampista ha già un fitta lista di pretendenti sia in Italia che in Europa.

Nessuno si sorprenda però, perché Tonali è uno veloce in tutto, nell’azione, nella corsa e nel pensiero, capace di leggere bene sia la fase difensiva che quella offensiva e di capire prima degli altri l’opportunità di una giocata, di un ripiegamento o, spesso, di una ripartenza.

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Nel calcio contemporaneo esistono i giocatori “moderni”, quelli capaci di interpretare più ruoli, di unire qualità e quantità e di garantire continuità e lucidità. Non sono tantissimi, ed è questo il motivo per il quale quando ne viene fuori uno, questi vale tanto oro quanto pesa.

Sandro Tonali ha gli occhi addosso da quando giocava in serie B, ma non sembra essersi montato quella testa che in campo la domenica è sempre alta a cercare un’occasione per i compagni, mentre in settimana è bassa per lavorare, sudare, migliorarsi.

La sospensione forzata del campionato di calcio 2019/2020 ha rotto gli indugi,  velocizzando il pressing di tanti top club assai interessati al talento del ragazzo bresciano, intensificatosi dopo le conferme che vent’anni bastano per capire che uno come Tonali può fare la differenza anche in serie A.

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Come tutti coloro che sono capaci di bruciare le tappe, anche il centrocampista bresciano riesce con i tanti pregi ad oscurare piccoli difetti dati da una personalità che deve ancora formarsi del tutto e che denotano a volte imprecisione nel passaggio ed una capacità realizzativa certamente migliorabile.

Quando si hanno così tanti riflettori addosso, però, ad un certo punto arriva il bivio in cui è necessario scegliere da che parte andare.

Sandro Tonali assai presto sarà chiamato a decidere se rimanere un idolo di provincia o provare a ritagliarsi spazi importanti avendo addosso una maglia che reca con sé maggiori responsabilità.

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Vent’anni bastano, in casi come questi, per decidere da solo.

Chi non ha il potere di prevedere il futuro ha un’unica possibilità: ragionare usando la testa, senza ignorare il cuore. Parafrasando una nota e felice immagine, Sandro Tonali non avrà bisogno di lanciare la monetina. Se anche dovesse farlo, apparterrebbe alla categoria di chi, lasciandola volare, deciderebbe in un attimo cosa desiderare, prima che la monetina tocchi terra.

Un profilo unico, un regista moderno ed un prototipo che, per molti anni, potrebbe essere irripetibile. E chi è impressionato guardandolo giocare in tv, dovrebbe vederlo correre dal vivo dagli spalti di un stadio, per capire che il pallone si colpisce coi piedi, ma esiste (viva Iddio) qualcuno che ancora oggi lo gioca prima con la testa.

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Vent’anni basteranno, speriamo, per fare la scelta migliore.

La maglia azzurra ringrazierà, per molto tempo.

Buon compleanno!

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