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Spadafora: “Ricevuti insulti e pressioni per non fermare il campionato”

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Dure rivelazioni da parte del Ministro delle politiche giovanili e dello sport Vincenzo Spadafora rilasciate all’edizione odierna della Gazzetta dello Sport. Di seguito le sue parole raccolte da calciomercato.com:

Ora dopo ora, siamo di fronte a un’emergenza straordinaria e lo scenario può cambiare e richiedere nuove decisioni. Proprio per questo sono rimasto perplesso di fronte alle polemiche degli ultimi giorni”.

Lei però la sera di sabato scorso ha condiviso il decreto con la possibilità di giocare a porte chiuse le partite di calcio e la mattina dopo ha chiesto di sospendere il campionato.
“Io dico che quella notte avevamo già considerato la possibilità di sospendere tutto, ma abbiamo preso la decisione di continuare a monitorare la situazione con l’aiuto del comitato tecnico-scientifico ora per ora. E quando abbiamo capito che quella sarebbe stata la strada più giusta abbiamo sperato che la Lega avesse un sussulto di dignità verso tutto il Paese, i tifosi, i calciatori”.

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Ma certe decisioni in emergenze del genere non spettano allo Stato?
“Certo. E infatti ci siamo assunti le nostre responsabilità. Registrando la grande incapacità del calcio a decidere. E vorrei dire che ora mi è tutto più chiaro”.

A che si riferisce?
“Al fatto che le norme non c’entrano niente. Che il DPCM serviva per mettere a riparo Lega e Sky dal rischio dei risarcimenti. Una delle due ci avrebbe rimesso. Solo una questione di soldi. E non mi faccia parlare dei messaggi che ho ricevuto”.

Messaggi di chi?
“Di quei presidenti che prima mi insultavano per far giocare le partite, e poi hanno detto di chiudere tutto”.

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Ma che cosa chiede al mondo della serie A? Si dovrà pure voltar pagina…
“Chiedo di capire che ci sono circostanze in cui nessuno è immune, e bisogna avere la flessibilità necessaria per affrontare questi scenari. Flessibilità che non c’è stata. Perché, ripeto, la linea è stata dettata solo da ragioni economiche”.

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