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Napoli, mai parlare prima

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De Laurentiis Napoli
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Prima mini finestra di mercato chiusa ed è tempo di fare un piccolo bilancio di questa prima parte di bollente calciomercato. La società più attiva, manco a dirlo, è il Napoli Campione d’Italia in carica.

Già perchè gli azzurri in questi primi dieci giorni di mercato hanno messo a segno quasi tre colpi di mercato. Uno è già ufficiale ed è il giovane centrale difensivo che tanto bene ha figurato quest’anno tra le fila dell’Empoli Luca Marianucci, il secondo è un colpo annunciato da settimane ed è l’ingaggio a parametro zero del fuoriclasse belga Kevin De Bruyne e il terzo, notizie di queste ore. dovrebbe essere il centrocampista americano Yanus Musah proveniente dal Milan.

Dal ventitre maggio ad oggi l’uomo chiave dei successi sia in campo che del mercato azzurro è il suo presidente Aurelio De Laurentiis. L’imprenditore romano, ancora una volta ha vinto contro i suoi detrattori, per primi i tifosi, che negli anni hanno più volte assaggiato l’amaro calice di dover fare mea culpa rispetto a tante situazioni contestate al presidente azzurro.

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Un salto nel passato.

Nessun presidente degno di questo nome a Napoli è stato mai apprezzato a pieno. Neanche il leggendario Corrado Ferlaino, abile ingegnere ed imprenditore napoletano che non solo riuscì nell’impresa di portare al Napoli, quello che a detta di tanti. è stato il calciatore più forte della storia Diego Armando Maradona, ma anche di vincere due Scudetti ed una Coppa UEFA in un tempo in cui Napoli club sportivo, e Napoli città attraversavano anni estremamente complessi a livello sociale, economico e politico.

Superata l’era dei primi successi Ferlaino si ritrovò nel baratro economico a causa di debiti accumulati nel tempo, che hanno costretto Napoli e i napoletani a vivacchiare tra Serie A e Serie B, con un triste e nefasto passaggio di società a Giorgio Corbelli prima e in ultimo all’imprenditore Salvatore Naldi che tutto sembrava tranne che una persona che sapesse quello che faceva.

Il nuovo corso

Il 2004 segna la svolta. Bisogna ricominciare, la terza città d’Italia per densità di popolazione ha bisogno della sua squadra di calcio, la passione e l’amore dei tifosi del Napoli non può finire così, e Luciano Gaucci decide di fondare la “Napoli Sportiva”.

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Il vulcanico presidente del Perugia si erge a nuovo “Masaniello” fa tutto anche l’allenatore che sarà Angelo Gregucci, ma la fregatura è dietro l’angolo. L’allora presidente federale Franco Carraro, decide di applicare, per una volta durante il suo mandato, la legge a puntino. Il Napoli non ripartirà dalla Serie B. Gaucci si allontana, la “Napoli Sportiva” finisce ancor prima di cominciare.

Siamo a settembre di quella torbida estate, Gino Pozzo ci pensa, ma a sbaragliare la concorrenza è Aurelio De Laurentiis. Firma assegni per un totale di trentuno milioni di euro e acquista “un pezzo di carta” come dirà spesso in questi suoi 21 anni di presidenza, e riparte dalla Serie C grazie al cosiddetto “Lodo Petrucci”, con la squadra che inizialmente si chiamerà Napoli Soccer.

La rinascita

“In dieci anni, andremo in Europa!”, queste le prime promesse del neo patron azzurro. Dopo un primo anno culminato con la cocente sconfitta nella finale play off contro l’Avellino, il Napoli sotto l’esperta guida di Pierpaolo Marino costruisce un super organico per la categoria e stravince il suo girone di Serie C arrivando in Serie B dopo solo un anno.

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Tanti sono i nomi che portano a questa prima parte di rinascita: Sosa, Calaiò, Iezzo, Cupi, Giubilato tutta gente che ha militato per squadre di Serie A.

La stagione 2006/07 in Serie B è davvero entusiasmante, insieme agli azzurri ci sono Genoa e Juventus, due nobili decadute per diversi motivi.

La stagione viaggia spedita, le tre squadre dominano il campionato cadetto e addirittura evitano i play off, visto che il Genoa terzo avrà ben dieci punti sul Piacenza quarto. Unico caso nella storia del campionato cadetto.

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Sono passati soltanto tre anni dall’approdo di De Laurentiis al timone della compagine partenopea ed il Napoli torna in Serie A.

Il curioso caso dell’Argentino e dello Slovacco

Il primo anno di Serie A gli azzurri continuano con Edi Reja in panchina, puntando ad una salvezza tranquilla. Arrivano gente del calibro di Emanuele Blasi e Marcelo Zalayeta dalla Juventus.

Ma la rabbia dei tifosi si scatena quando Pierpaolo Marino annuncia che i due colpi di mercato saranno due semi sconosciuti il giovane centrocampista offensivo slovacco Marek Hamsik del Brescia ed il funambolico attaccante argentino Ezequiel Lavezzi dal San Lorenzo.

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I tifosi insorgono, e nel giorno della loro presentazione a Castel Volturno arrivano i primi striscioni e cori contro la presidenza: tutti gli amanti del calcio sanno come è andata a finire. Marek Hamsik ha vissuto con la maglia del Napoli gran parte della sua carriera diventandone capitano, collezionando 408 partite totalizzando ben 100 gol. Nel suo primo anno di Serie A

Ezequiel Lavezzi, definito troppo rotondo e non pronto per il calcio italiano totalizzerà centocinquantadue presenze condite da trentotto gol.

Il Napoli in quell’anno arriverà all’ottavo posto, utile per accedere alla coppa Intertoto in soli quattro anni dall’arrivo di Aurelio De Laurentis alla presidenza azzurra. In città però gira lo slogan “Pappò, caccia e sord”.

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Il mago Walter

Corre l’anno 2009, Roberto Donadoni subentrato a Edi Reja a metà della stagione 2009, ha a disposizione un organico di tutto rispetto che può vantare calciatori del calibro di: Camilo Zuniga, Cristian Maggio e Fabio Quagliarella.

La squadra inizia il campionato, ha buone idee di gioco ma il carisma nordico di Donadoni non fa breccia nel cuore della squadra e dei napoletani. Nell’autunno di quella stagione nonostante la vittoria casalinga sul Siena, il presidente decide di stravolgere tutto.

La squadra naviga nella parte bassa della classifica, e dopo sette partite il patron decide di esonerare Donadoni e di cambiare anche lo storico dirigente Pierpaolo Marino.

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Squadra affidata a Walter Mazzarri e al figlio d’arte Riccardo Bigon. Entrambi non ritenuti all’altezza da stampa e tifo partenopeo.

L’allenatore toscano non solo recupererà una stagione che sembrava compromessa ridando anima e corpo ad un Napoli spento, ma riconquisterà l’Europa, partecipando così all’Europa League la stagione successiva.

Un altra vittoria per il presidente azzurro, che dopo la scelta sbagliata Donadoni riprende in mano il timone azzurro e ritrova l’Europa.

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Il triste addio del figlio di Napoli

Il Mondiale Sud africano è una vera e propria debacle. Marcello Lippi e Giancarlo Abete lasciano dopo la clamorosa sconfitta contro la Slovacchia ma a brillare è la stella di Fabio Quagliarella.

Il “masaniello” napoletano però ha degli strani atteggiamenti, sul suo futuro incombe l’ombra della Juventus. Nel frattempo come un fulmine a ciel sereno il Napoli annuncia di aver chiuso per il talentuoso attaccante uruguayano Edinson Cavani dal Palermo. I tifosi sognano l’attacco stellare composto dal ex Palermo e Quagliarella ma ben presto i sogni di gloria finiranno.

Nelle immediate ore che precedono il match europeo in Svezia tra Napoli ed Elfsborg il Napoli annuncia di aver ceduto Fabio Quagliarella alla Juventus. Una città intera inveisce contro l’attaccante azzurro, i tifosi si sentono traditi e chiedono un investimento massiccio ed immediato per sostituirlo.

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Non sanno che l’investimento è già stato fatto: L’uruguayano dalla lunga chioma sarà protagonista in Italia ed in Europa riportando il Napoli in Champions League formando insieme agli altri due “pacchi” Lavezzi ed Hamsik un tridente da sogno, segnando all’ombra del Vesuvio 104 gol in 138 partite.

Verrà ceduto nel 2013 al Psg per la cifra -allora- stratosferica di ben sessantaquattro milioni di euro, una delle primissime plusvalenze importanti dell’era De Laurentis.

(Foto DepositPhotos)

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