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Juventus: Motta, c’eravamo tanto amati

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Juventus Thiago Motta
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C’è stato un tempo, neppure troppo lontano, in cui tutto l’ambiente intorno alla Juventus chiedeva a gran voce un cambio di mentalità e di stile di gioco. Era primavera inoltrata, la stagione 2023-24 volgeva al termine e Massimiliano Allegri vinceva la Coppa Italia contro l’Atalanta di Gasperini che da lì a poco avrebbe strapazzato l’imbattibile Bayer Leverkusen.

Max ancora non lo sapeva (anzi sì) ma quelle sarebbero state le ultime ore sulla panchina bianconera. Al suo posto Giuntoli, dopo una breve telenovela, annunciò l’approdo a Torino di Thiago Motta. Colui il quale aveva riportato il Bologna in Champions League dopo 60 anni.

Un matrimonio felice

Fin dall’inizio, l’arrivo di Thiago Motta alla Continassa aveva riportato entusiasmo in un ambiente che, dopo il secondo ciclo di Allegri, sentiva il bisogno di un rinnovamento. Un po’ come quando una casa rimane chiusa troppo a lungo e serve aprire le finestre per far entrare aria fresca.

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In questo senso, Motta aveva lasciato intendere che, rivoluzionando la squadra e introducendo nuove idee, sarebbe stato possibile plasmare rapidamente un gruppo competitivo, colmando le lacune di gioco evidenti negli ultimi anni.

Dopo le recenti campagne acquisti, in cui Giuntoli aveva messo a disposizione di Allegri giocatori come Alcaraz e Djalo, la scorsa estate la società ha compiuto un vero sforzo economico per accontentare il nuovo tecnico. Gli arrivi di Douglas Luiz e Koopmeiners, in particolare, avevano acceso l’entusiasmo dei tifosi, rafforzato dalle convincenti vittorie contro Como e Hellas Verona. Un’illusione, però. Come sempre, i conti si fanno alla fine.

Una squadra involuta

Fino all’infortunio di Bremer, la Juventus aveva mostrato qualche difficoltà in attacco, compensata però da una difesa solida. Nessun gol subito fino al rigore di Marin allo Stadium, che permise ai sardi di strappare un pareggio insperato. Nelle prime uscite stagionali, inoltre, si intravedevano segnali di cambiamento rispetto all’era Allegri: maggiore pressione offensiva, un ritmo più alto e una mentalità più votata all’attacco, anche se i gol realizzati restavano pochi rispetto alle altre big.

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Da novembre in poi, però, la squadra di Thiago Motta ha perso la sua identità, a eccezione di qualche exploit, come la prestazione contro il Manchester City. La media è di un gol subito a partita, e i tre punti sono diventati un miraggio. Una sola vittoria (contro il Monza) nelle ultime sette partite. Oppure, per dirla in altri termini, 12 pareggi su 19 gare stagionali, per un totale di 33 punti in classifica: un bottino mai così magro a questo punto della stagione dai tempi di Delneri.

L’aspetto più preoccupante è la mancanza di progressi. La Juventus vive di fiammate, illudendosi di poter chiudere le partite, ma la vittoria puntualmente sfugge. La causa è evidente: in fase difensiva si ripetono sempre gli stessi errori. La squadra arretra troppo, lascia il controllo del gioco agli avversari e manca dell’aggressività necessaria per disinnescare le loro azioni offensive.

Analizzando i numeri, la Juventus è andata in vantaggio 11 volte in questa stagione, ma solo nel 69% dei casi è riuscita a portare a casa la vittoria. Una percentuale impietosa rispetto alle altre big: Napoli e Inter, ad esempio, vincono il 95% delle partite in cui passano in vantaggio.

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Motta inadeguato?

Da tempo si sente ripetere che i calciatori della Juventus non sono all’altezza del prestigio del club o che l’allenatore non riesca a valorizzarli come la storia della società richiederebbe. Ma è davvero così? Negli ultimi quattro anni, la Juventus ha affrontato più di una rivoluzione. Ha salutato Cristiano Ronaldo, autore di 101 gol in tre stagioni, e il leggendario duo (ex trio con Barzagli) BonucciChiellini , pilastri di una difesa che per anni è stata tra le migliori al mondo.

Tanti i milioni spesi (male) sul mercato. Basti pensare agli acquisti di Zakaria, Kostic e Vlahovic (la lista sarebbe lunga), che non hanno sempre ripagato le aspettative. È vero che, quando le cose vanno male, il primo responsabile è l’allenatore, ma non è detto che sia l’unico a doverne pagare il prezzo. Thiago Motta è arrivato con grandi aspettative, accompagnato dalla reputazione di essere un “giochista”, sebbene al Bologna avesse mostrato un approccio più pragmatico e orientato ai risultati di quanto l’opinione pubblica volesse credere.

Gli screzi con il capitano Danilo, l’incertezza nella gestione della fascia di capitano, i giocatori spesso schierati fuori ruolo e i risultati che tardano ad arrivare fanno pensare che Motta possa non essere adatto alla panchina bianconera. Tuttavia, la realtà potrebbe essere votata all’inesperienza.

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Da calciatore infatti ha vestito le maglie dei più grandi club del mondo e vinto tutto, ma il percorso da allenatore è tutt’altra storia. Finora, ad esempio, non aveva mai dovuto gestire lo spogliatoio di una grande squadra, né affrontare il doppio impegno tra campionato e Champions

Le responsabilità della società

Se è vero che la squadra è stata allestita di comune accordo fra allenatore e dirigenza allora è giusto che la proprietà si prende le proprie responsabilità. Dopo 5 mesi di stagione oltre 100 milioni spesi sono di fatto involuti.

Douglas Luiz prima del derby era una sorta di oggetto misterioso pagato 50 milioni all’Aston Villa, mentre da Bergamo era arrivato un certo Koopmeiners troppo rapidamente trasformatosi in Flopmeiners. L’olandese gioca in un ruolo a lui poco congeniale in un sistema che è completamente diverso da quello di Gasperini.

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Le volte in cui invece ha giocato nei due di centrocampo ha saputo rendere meglio facendo sorgere spontanea una domanda: non era meglio investire su soltanto uno dei due e destinare quei soldi ad un vice Vlahovic? Qui veniamo all’ennesima nota dolente.

L’enigma Vlahovic

Si può essere un problema sia quando si gioca che quando non si gioca? Sì, si chiama il paradosso di Vlahovic. L’attaccante serbo quando è stato chiamato in causa non ha mai fatto mancare la volontà, ma allo stesso tempo ha troppo spesso creato confusione lì davanti. Colpa della sua smania di voler fare tanto, riuscendo però di fatto a racimolare poco.

Sette i gol fin qui in Serie A, tanti quanti quelli di Esposito giusto per intenderci. Numeri miseri se consideriamo lo stipendio dell’ex Fiorentina che si aggira intorno ai 10 milioni netti.

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Tuttavia il paradosso nasce nel momento in cui, per un motivo o un altro, deve uscire dal campo. Senza di lui la squadra fa fatica a calciare verso la porta e l’assenza di un vice (Milik è lungodegente) costringe Motta a dover fare affidamento su un adattato come Nico Gonzalez.

Luna di miele già finita?

Dal mercato potrebbe arrivare qualche rinforzo ma la stagione è in parte già compromessa. Se è vero che il diktat è il piazzamento in Champions, è altrettanto vero che tutti si aspettavano di più. I palazzi, come ha detto recentemente Bonucci, non si fanno in 6 mesi ma nell’arco di questo tempo chi è addetto ai lavori dovrebbe quantomeno mettere qualche mattone in più rispetto alle prime settimane.

Alla Juventus invece il percorso di crescita sembra essersi arrestato. Al momento l’unica nota positiva è l’esplosione di Yildiz e il recupero di un giocatore smarritosi l’anno scorso come Locatelli. Per il resto i bianconeri danno l’impressione di non aver capito qual è la direzione intrapresa e la pazienza dei tifosi volge al termine. La contestazione post partita è ormai un rituale e Motta è inevitabilmente sul banco degli imputati.

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Un esonero a stagione in corso, in stile Fonseca, non è credibile. Raramente è accaduto nella storia della Juventus e per di più sarebbe anche difficoltoso dal punto di vista economico. A fine anno però si dovrà tracciare una linea e tutti saranno messi in discussione se il trend negativo non dovesse invertirsi. Il calendario recita Atalanta, Milan e Napoli in campionato, nel mezzo Brugge e Benfica in Champions.

La città di Torino, sponda Juve, non è una piazza abituata a partecipare e l’entusiasmo di un matrimonio apparentemente felice può nel giro di poco trasformarsi in una voglia di divorzio.

(Foto:DepositPhotos)

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