Angolo del tifoso
ANGOLO SPEZIA – White Monday
WHITE MONDAY
Era questo il blue monday, ossia il giorno più triste dell’anno. Grazie alla vittoria dello Spezia, il terzo lunedì di gennaio si è trasformato nella giornata più gioiosa, bella, fantastica per tutto il popolo aquilotto. Un white monday che ribalta ogni cosa. Lo Spezia è stato in grado di sovvertire ogni pronostico, previsione, formula matematica e quant’altro. La squadra in maglia bianca espugna san Siro con un’altra partita tutta cuore. Già il cuore, ma anche tanta sagacia tattica. Motta la prepara bene ma la corregge meglio. Non rinuncia a giocarsela. Prima legge non scritta: cercare sempre di attaccare. Senza pensare al risultato.
I PIEDI DI PROVEDEL
Il Milan punta subito tutte le sue fiches su Leao. Il portoghese quando parte in velocità sembra che abbia le ruote lenticolari. La sua progressione spacca in due la difesa bianconera. Provedel usa tutto lo scarpino per mettere in angolo un sinistro che esce di pochissimo. Reca si proietta in avanti e per poco non sorprende Magnain. Ibra si ritrova in area da solo ma Provedel dimostra di saperci fare anche con l’altro piede e para di nuovo. Sempre di piede, Ivan la stoppa male e calcia la gamba di Leao, obbligando il Var a suggerire il calcio da rigore. Theo la calcia a lato. Neanche il tempo di esultare che all’ultimo secondo, Leao si rimette a pedalare nel suo personale velodromo segnando il goal del vantaggio nel recupero.
AGUDELO COME IL BOSONE DI HIGGS
Lo Spezia non demorde. Ritorna in campo con convinzione. Sa che può far male. Motta decide di giocarsela palla a terra e mette dentro Agudelo al posto del più prestante Manaj. Diventa effervescente l’attacco, come una mentos nella coca cola. Verde la gira al centro. Agudelo si traveste da bosone di Higgs e si incunea nel vuoto cosmico della difesa rossonera realizzando il goal bello e meritato del pareggio. La partita si allunga e si flette come un fascio di luce dentro ad un buco nero. Tra una transizione e l’altra Amian sfiora la rete del sorpasso, mentre dall’altra parte dell’universo, gli attaccanti rossoneri vengono inghiottiti nel campo magnetico di Erlic e compagnia. Mentre Pioli cerca di buttare dentro tutti gli esponenti di attacco del CERN rossonero, i giocatori aquilotti si posizionano nella propria metà campo per respingere con calma la pioggia di meteoriti che piovono in area. Dove non arriva la mano di Provedel – con o senza traversa- ci pensa l’arbitro. Dopo aver lasciato correre per falli a destra e a manca ( vedi fallo su Manaj nel goal di Leao), decide di fischiare un attimo prima che la palla arrivi a Messias per il possibile due a uno. La fortuna aiuta gli audaci, e a volte gli incoscienti, ma quello che succede nel recupero è qualcosa di inimmaginabile.
Sette secondi
Sette secondi. E’ il tempo che ci vuole per nascere o per innamorarsi. Ma è anche il tempo che impiega la palla per arrivare dai piedi di Agudelo e Kovalenko a quelli di Gyasi. La porta è lì. Magnain sembra piccolo al cospetto di Emanuel. Non può sbagliare. Adesso non c’è più niente da fare. E’ il momento che decide la partita. La palla finisce nell’angolo. Si ferma tutto. Un attimo che dura un’eternità. Le lancette si fermano e le immagini diventano un frame eterno. Il sangue ricomincia a circolare e fa tre volte il giro nelle vene. Il cuore spruzza panna di felicità come un multi-mixer impazzito. Una vittoria così neanche nei cartoni animati giapponesi. E’ lunedì, ma sembra il sabato di festa del Leopardi. Alla faccia dei pessimisti cosmici. D’altra parte lo Spezia è l’unica squadra in grado di rovesciare qualsiasi legge. Tranne quella del calcio, che è e rimane, il gioco più bello del mondo.
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