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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVE – Inciampare stanca

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Tempo di lettura: 4 minuti

Ultimamente mi capita di rompere stoviglie. Non lo faccio apposta, saranno i pensieri, sarà che esagero con le flessioni, fatto sta che in sette giorni scarsi sono passati a miglior vita tre bicchieri e due piatti. Il problema dell’eccesso di pensieri è che pare eserciti una forza che si va ad aggiungere a quella di gravità, che stranamente provoca un disequilibrio del corpo umano nei confronti di tutto ciò che gravita intorno, vetro e ceramica inclusi.

La trovo una splendida metafora della vita calcistica della Juventus delle ultime dieci giornate. Non si trattava di vetro di Murano, né di ceramica di Capodimonte, eppure facevano il loro sporco lavoro. Mister Allegri non si ritroverà certo tra le mani Ronaldinho, Iniesta e Beckenbauer, ma ciò non giustifica le mani di pastafrolla, né la nuvola nera e tempestosa che gravita sulle teste della squadra e su quelle dei tifosi. Il turno infrasettimanale propone il Sassuolo dell’esordiente Dionisi, peraltro nel giorno in cui Max festeggia la duecentesima panchina in bianconero. Una partita assolutamente da vincere, si era detto nel post di San Siro dello scorso weekend. E chi contro di te Mister, ne abbiamo già risalite chine del genere, e alle vittorie di maggio si passa solo attraverso i punti depositati in cassaforte.

Questa Juve vive di momenti, di singoli, di sprazzi di luce che talvolta arrivano, ma che nella maggior parte dei casi vengono a mancare. L’avvio del match con il Sassuolo, con Dybala e Morata davanti, vorrebbe essere preludio di una giornata che si avvia verso la conclusione nel migliore dei modi, speranza che si schianta sul tredicesimo minuto quando si infortuna uno degli uomini più in forma del roster di Mister Allegri, e chi è direte voi, Xavi? No, è Mattia De Sciglio, che per quanto possiate cucirgli addosso meme e battutine resta uno dei più forti a livello psicofisico in questo momento della stagione bianconera. Alex Sandro prende il suo posto e la fascia comincia a dare segni di cedimento. La speranza arriva dal mancino di un ritrovato Dybala, in grado di fare tutto da solo e anche di più: pennella uno splendido tiro che va a stamparsi sul palo difeso da Consigli, mandando la maggior parte di noi al manicomio per non esser riusciti a concretizzare la splendida azione che l’argentino aveva messo su.

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Consuetudine ormai vuole che qui le cose dobbiamo sudarcele: è finita l’epoca della Juve schiacciasassi, è finita già da un po’ a dire il vero, e nessuno di noi sa come gestire questa cosa del non potersi portare a casa ciò che si desidera davvero. Ci pensa il giovane Frattesi a mettere il pallone alle spalle di Perin, e a mandare i bianconeri in svantaggio negli spogliatoi. Pochi lampi stasera per Federico Chiesa e Manuel Locatelli, forse stanchi, forse poco attivati dalla situazione intera che tende ancor di più a disgregarsi, nonostante Allegri cominci a tentare il tutto per tutto buttando nella mischia anche Kaio Jorge per Morata. Il brasiliano tenta anche la rovesciata, ma chi ti credi di essere, Cristiano Ronaldo? Non sarà Ronaldo, non ancora, ma è in grado di cedere al testone di McKennie un calcio piazzato delizioso, che almeno permette ai bianconeri di rimettersi in carreggiata e conquistare l’uno a uno, magra consolazione.

Ancora, non chiediamo tanto. Solo una serata tranquilla, senza beffe. Il tentativo arriva sempre da Dybala, autore di novanta minuti di assolo, nel recupero mette per il piedone di Kaio Jorge un pallone che urla di essere schiantato contro la rete, se solo la gamba del brasiliano fosse come quella dell’Ispettore Gadget. E puntuale arriva, la beffa. Sempre quando pensi di aver ottenuto una gioia, sempre quando pensi che poteva andare meglio ma poteva andare anche molto peggio, sempre quando credi di poter mettere in saccoccia se non la conquista della vittoria almeno un’esperienza mediamente positiva. E invece basta un Maxime Lopez sulla sinistra al novantacinquesimo, basta per battere un incolpevole Perin, basta per lasciarti come unico desiderio quello di accendere Spotify e mettere gli Slipknot a palla perché di spiegazioni da darci e da ascoltare ne avremmo a bizzeffe, ma ne avremmo anche fin sopra i capelli. Ed esulta pure come Cristiano Ronaldo, se non fosse abbastanza il goal.

Dimenticavo: all’ennesimo bicchiere rotto e all’ennesima dimenticabilissima prestazione sportiva si associano, nel conto della giornata, uno scivolone sulle scale con annesso ginocchio nero e una testata contro l’anta di un mobile con tanto di bernoccolo. Però zero punti.

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Né in campo, né al policlinico.

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