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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVE – Opere buone

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Si è generalmente portati a pensare che quando la vita ti offre, una tantum, non sempre, la possibilità di prenderti una gioia facile, una di quelle col tuo nome scritto a caratteri cubitali neon sopra, lo scatto alla Marcell Jacobs per andare a prendersele sia assolutamente scontato. Che bello sarebbe se riuscissimo a cogliere tutte le opportunità di felicità, se sapessimo tuffarci nel lago delle possibilità che potrebbero dare una svolta positiva alla nostra esistenza. Certo, senza voler coinvolgere lustri di vita vissuta, ci accontenteremmo anche solo di saper cogliere l’attimo per goderci una serata.

Ma l’essere umano è uno strano abitante del pianeta Terra, il quale piuttosto che afferrare a piene mani ciò che gli spetterebbe di diritto preferisce passarlo al prossimo, che specie generosa quella di cui ci tocca far parte. La Juventus poi è un caso limite: ormai i punti che separano la squadra di Max Allegri dalla vetta della classifica hanno quasi bisogno del pallottoliere per contarsi, e sarebbe fin troppo facile e addirittura banale approfittarsi della battuta d’arresto della striscia di vittorie inanellata dal Napoli, fermata all’Olimpico da una Roma guerreggiante. Perché approfittare del dispiacere altrui, si sarà detto Federico Bernardeschi questa sera. Prendiamo lui come caso studio per la serata di Inter-Juve, una di quelle partite che fa nome a parte, il cui suono rievoca ricordi dolcissimi almeno quanto i nomi Ronaldo (quello vero) e Higuain.

Insomma la prima Juve della fredda serata milanese non fa in tempo a prendere le misure della storia, anzi si illude dopo un tiro di Morata fermato da Handanovic, perché Bernardeschi si scontra con Darmian e si fa male ad una spalla. Ma Federico è in odore di santità, sente di poter resistere strenuamente portando la croce della serata e chiede un minuto di attesa prima che il tabellone luminoso indicasse la sua sostituzione con Bentancur.

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Un minuto basta e avanza per creare, distruggere, far nascere, danneggiare, esattamente quel minuto è ciò che serve all’Inter affinché Calhanoglu tiri di forza verso la porta di Szczesny prendendo in pieno la traversa, ed è un gioco da ragazzi come Edin Dzeko non lasciarsi scappare l’occasione di insaccare in rete alle spalle del polacco, con buona pace del minuto in cui il buon Bernardeschi ci aveva lasciato in dieci. Ora, lungi da chi scrive volersela prendere con la clavicola dolorante dell’ex Fiorentina visto anche il sonno profondo di cui godeva la difesa juventina, certo che però questo ragazzo si trascina dietro una serie di sfortunati eventi talmente grossi da saper oscurare con enorme facilità le prestazioni decenti delle scorse settimane.

Uscito lui, entra Bentancur: prestazione da The Ring per il giovane uruguaiano, abbastanza simile a quella di Kulusevski partito dall’inizio. Il secondo tempo offre spunti ben più interessanti, sponda Inter su un pallone perso da Cuadrado che innesca Perisic fortunatamente non preciso nel tiro, e lato Juve con Morata che di testa punta Handanovic.

Allegri decide che può bastare così, la partita di prova è finita. Sapete quando si va in quei ristoranti gourmet, si mangia l’unico raviolo nel piatto candido e il più simpatico del tavolo grida ad alta voce “è cotta, la puoi scolare”? Il Mister decide che ne abbiamo abbastanza di finger food, che è tempo delle portate più succulente, quelle che ormai ogni juventino attende, non importa se si stia giocando contro i campioni d’Italia in carica o contro la Juve B nell’amichevole di Villar Perosa. Se hai Chiesa e Dybala in panchina tu li fai giocare, perché è come presentarsi ad un matrimonio in tuta e infradito quando si ha l’armadio pieno zeppo di tubini di Tom Ford.

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Ma qui, considerato il luccichio negli occhi loro e nostri, è più una vetrina di Cartier: Dybala cambia volto alla Juve che si mostra più cattiva e propositiva, arrivando per due volte dalle parti di Handanovic.

Il luccichio si conferma fuoco interiore quando l’arbitro Mariani assegna un calcio di rigore alla Juve dopo una breve review al Var, per un contatto in area tra Dumfries e Alex Sandro. La Joya tira come solo lui sa fare, spiazza il portiere sloveno e riporta la Juve a godere di quel punto che per come si era messa la partita vale oro. Certo che con un bel po’ di cinismo in più, e un po’ meno paura di cambiare magari le cose si sarebbero potute metter meglio prima, e magari avremmo potuto portare a casa i tre punti. Ma con i magari non si va da nessuna parte: speriamo arrivino almeno i ringraziamenti da chi di dovere per aver comunque mantenuto un certo distacco dalla vetta. Figuratevi, è un piacere.

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