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LBDV KITS – Napoli: operazione rebrand

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La grande attesa per le nuove maglie del Napoli è crescente: è la curiosità a farla da padrona, considerato il nuovo grande cambiamento. Ovvero, il fatto che le divise degli azzurri non avranno – almeno fino ad ora – sponsor tecnico. Le ultime uscite, a partire dalle casacche personalizzate fino ai capi realizzati da Zeus, non hanno certo convinto i sostenitori, per usare un eufemismo. Dunque è necessario andare a fondo e capire quali sono i problemi alla base di una comunicazione poco stabile e concreta da parte della SSC Napoli.

IL PRIMO ASPETTO

Il primo punto che va sottolineato è una totale assenza di interesse verso il brand e ciò che ne può scaturire: Napoli (e la SSC Napoli) ha un potenziale enorme, che da un punto di vista comunicativo è un valore aggiunto. Si tratta pur sempre di una città ricca e variegata, piena di tradizioni, come numerose importanti città italiane. Ma l’omonimo club sembra non curarsi di questo aspetto. Al giorno d’oggi l’estetica e il rapporto ‘social’ con i propri tifosi non va assolutamente messo in secondo piano. Basti pensare alle rivoluzioni fatte da Juventus ed Inter, linearizzando il proprio aspetto e riducendolo al minimale.

Il fatto che Napoli sia una città artistica non implica l’impossibilità di un adeguamento. Perché è proprio dall’adeguamento che parte una rivoluzione, che abbiamo voluto rinominare: Operazione Rebrand.

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A PARTIRE DAL LOGO

L’immagine che si dà di sé è fondamentale. Il volto è la prima cosa che mostriamo al mondo, ed é la prima cosa che notano gli altri. Adeguarsi significa ridurre al minimo essenziale anche il logo, renderlo più elegante e uniforme. Così facendo si avrebbe una maggior facilità nel riadattarlo al merchandising, o semplicemente alle divise da gioco.

(Il logo è realizzato di proposito su uno sfondo scuro per metterlo in risalto). Rivoluzione viene dal latino revolutio, che significa ‘ritorno’. Un ritorno alla semplicità, al necessario. Basti guardare anche al lavoro fatto dall’Hellas Verona, la stessa Serie A, o addirittura aziende che con il calcio non c’entrano come BMW o Volkswagen.

Inoltre, moltissime società seppur non abbiano cambiato la loro immagine hanno cominciato a usare sulle divise, o sulle grafiche, i loghi monografici. Lo stesso Napoli lo ha fatto, il che significa che un passo in avanti c’è ma ce ne sono anche troppi indietro.

 

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MA IL LOGO NON BASTA

Ripartire dalla propria immagine e fermarsi lì soltanto sarebbe decisamente inconcludente. La vera disfatta, finora, di questa stagione sta nel non essere ripartiti da un nuovo sponsor tecnico. Terminato l’accordo con Kappa sarebbe stato molto più producente unirsi ad un marchio di spessore quali AdidasNike. Ma considerando sempre la città, che non va in alcun modo dimenticata, il più adatto avrebbe potuto essere Puma. Abbiamo visto i lavori realizzato dall’azienda tedesca per Milan, Manchester City e Marsiglia. Lo scorso anno il brand si è concentrato sulla valorizzazione estetica di alcune zone delle varie città. Basti pensare alla prima maglia indossata dal Milan, che richiamava la Galleria Vittorio Emanuele.

Dunque, abbiamo realizzato, così come per la Roma delle ipotetiche divise degli azzurri, con il nuovo logo, targate Puma. Ci teniamo a specificare che si tratta di riproduzioni che non hanno a che fare minimamente con la realtà. Anche perché, dalle recenti indiscrezioni, le maglie del Napoli dovrebbero essere disegnate da Armani e realizzate fisicamente Onis. Ecco dunque l’esempio nella sua totalità:

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Di seguito, invece, la maglia nel dettaglio:

La motivazione per cui il brand designato è Puma è stata già data. In più, al posto della solita ‘Lete’ abbiamo preferito inserire Qatar Airways. Sponsor che permetterebbe di fare al Napoli un passo in avanti, sia da un punto di vista economico che visivo. Come si può notare, il logo monografico ha un impatto completamente diverso, più lineare e più semplice. La tipica maglia non è stata certamente stravolta, ma soltanto semplificata ancora di più.

Lo stile rispecchierebbe quello adottato anche dallo stesso Manchester City negli ultimi anni, avvicinando il brand ‘Napoli’ a quello di brand che da tempo sono sul tetto d’Europa.

È necessario quindi questo passo in avanti? Sì, eccome. Soprattutto dal punto di vista della comunicazione. Inutile, poi, soffermarsi sulla necessità di dare maggior importanza al settore giovanili, agli impianti di allenamento, poiché dovremmo

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costruire un castello di sabbia che si sgretolerebbe alla prima onda. Per ora, basta soffermarsi qui, alla cosa più semplice di tutte che però potrebbe portare grandissimi risultati.

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