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CALCIO & BUSINESS – AS Roma: il risveglio di un colosso dormiente

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Ieri alle 21.00 (ora italiana) è andata in onda la prima delle due semifinali che ha visto il Manchester City di Pep Guardiola trionfare sulla compagine parigina per due reti a zero. Ma, della giornata di ieri, più che il trionfo dell’allenatore spagnolo che, per la prima volta nella storia, ha portato il Manchester City ad una finale di Champions League, ciò che più ha catalizzato le attenzioni dei media è stata la notizia dell’affidamento della guida tecnica dell’AS Roma a José Mourinho.

Mourinho ha portato attenzione sul brand AS Roma a livello mondiale, oscurando l’impresa del Manchester City di Pep Guardiola: ancora una volta lo “Special One” fa parlare di sé, ed ancora una volta si ripropone la “sfida eterna” tra Pep ed José, questa volta sui giornali e non sul campo.

Lo “Special One”, inoltre, a differenza dell’allenatore spagnolo che è ancora a “Zero Tituli”, ha anche portato nella capitale il primo, senza neanche scendere in campo alla guida della squadra giallorossa: la notizia dello sbarco del portoghese a Trigoria ha sortito un effetto dirompente in Borsa, dove il titolo della Roma ha chiuso la giornata ad un prezzo di 0,329 euro per azione, un aumento del 22,3% rispetto al prezzo di apertura (0,269).

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L’accoppiata “brand Mourinho – brand Roma” ha già mostrato un anticipo delle sue potenzialità; la società a stelle e strisce avrà valutato, prima di fare un “colpo” del genere, di poter ampiamente risolvere il problema fair play finanziario, (che a Roma è sempre stato centrale) dimostrando di voler sfruttare sul serio, e non solo a parole, il “brand Roma”, internazionalizzandolo e facendolo diventare un colosso commerciale, prima che sportivo.

Il brand Roma: un colosso dormiente

L’AS Roma non è solo una squadra di calcio: l’AS Roma porta nel suo nome quello della città eterna, un marchio con un appeal che pochi altri club in Europa hanno.

Già solo perché rappresenta Roma, a prescindere dai risultati sportivi, il club potrebbe competere con i marchi globali del calcio più importanti. Basti pensare alla crescita avuta dal PSG da quando la società francese è stata rilevata dalla Qatar Sports Investments: con collaborazioni ed investimenti mirati il brand PSG, che a livello sportivo non era uno dei più importanti al mondo (prima dell’avvento della proprietà qatariota non si era mai imposto nel calcio che conta), è riuscito a diventare in pochi anni il brand calcistico con la crescita più alta al mondo.

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La Roma, con l’ingaggio del tecnico portoghese e gli annunci di Friedkin, sta fornendo per la prima volta segnali di forza e consolidamento, distaccandosi, almeno sulla carta, dagli anni della proprietà Pallotta.

Statisticamente, i club più amati al mondo (inclusi quelli degli Stati Uniti) sono quelli che mantengono i migliori giocatori aggiungendone altri ogni sessione di mercato. Questo è il motivo per cui il PSG ed il Manchester City, pur non essendo club “storici”, sono attualmente più attraenti della Roma nel mercato globale in questo momento.

Quando il fondo d’investimento qatariota rilevò la proprietà della squadra “scarsa” di Manchester, il City era in piena lotta retrocessione: in pochi anni hanno portato la squadra “scarsa” di Manchester alla finale di Champions League (traguardo raggiunto anche dall’altra società d’investimento Qatariota alla guida del PSG lo scorso anno).

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Se i Friedkin riusciranno a fare quello che hanno fatto i qatarioti con il Manchester City ed il PSG, che hanno saputo valorizzare il “brand Manchester” ed il “brand Parigi” senza avere una storia sportiva particolarmente coronata di titoli, la crescita esponenziale del brand Roma nel mondo potrebbe essere incontrollabile.

Ed una crescita a livello di brand, accompagnata da acquisizioni mirate ed intelligenti, porta quasi sempre ad una crescita sportiva.

Friedkin: un cambio di passo rispetto all’era Pallotta

Il giorno dopo la rilevazione delle quote di maggioranza della società capitolina da parte dei Friedkin, i tifosi giallorossi avevano richiesto il vecchio stemma ed il rispetto delle vecchie tradizioni.

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Quattro mesi dopo i Friedkin si sono mossi per cercare di avvicinarsi alla tifoseria e accontentare la richiesta che invece James Pallotta aveva ignorato: si sono presentati all’Olimpico in occasione di Roma-Parma indossando le mascherine con il vecchio stemma, facendo recepire ai tifosi che la loro voce conta, che la nuova proprietà ascolterà ciò che i romani hanno da dire su Roma.

La società ha ascoltato la richiesta instaurando con i romanisti, a differenza di Pallotta, un clima disteso, di dialogo e confronto.

La decisioni, ovviamente, non saranno solo dettate dalle richieste dei tifosi: i Friedkin, facendo due rapidi calcoli, non ci avranno messo molto a rendersi conto che dal punto di vista commerciale chiamarsi “Roma” invece che “AS Roma” è molto più conveniente, è molto più vendibile.

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Per questo molto probabilmente ad essere utilizzato all’estero sarà ancora il logo con la dicitura “Roma”, ma la manifestazione della volontà di voler cercare un punto d’incontro con i tifosi sarà sicuramente stata apprezzata dai Romani.

Il vero fallimento di Pallotta non è stato tanto nei risultati sportivi, dato che il presidente americano ha portato la società ad ottimi risultati, quanto nei ricavi commerciali.

Nel 2011 ci aspettavamo tutti che alla Roma crescesse in modo importante, internazionalizzandosi e mostrando finalmente al mondo il suo potenziale economico: ad oggi invece l’AS Roma si trova soltanto al 26° posto in quanto a valore di brand (fonte: FOOTBALL ANNUAL 2020), ritrovandosi costretta, inoltre, a ricorrere molto spesso allo strumento delle plusvalenze vendendo di fatto i migliori giocatori (vanificando quindi quanto di buono fatto dal punto di vista tecnico) per ottemperare agli obblighi finanziari.

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I Friedkin con la rilevazione della società capitolina, l’ingaggio roboante di José Mourinho e la dichiarazione d’intenti fatta ai romani hanno già dimostrato di credere nella crescita del brand Roma (e consequenzialmente del calcio italiano) più di quanto abbia mai fatto la precedente proprietà.

Potenzialità che, come abbiamo visto, sono ben evidenti e soprattutto maggiori a quelle sfruttate dai qatarioti in Inghilterra e Francia con il Manchester City ed il PSG: il campionato Italiano, con le “nuove sette sorelle” che stanno gettando le basi per quello che sarà il calcio italiano nel futuro in questo magico limbo d’indecisione (molte con nuove proprietà), come la Roma stessa, ha un potenziale economico latente altissimo.

L’ingaggio di José Mourinho è un’operazione incredibile, una dichiarazione d’intenti e non a livello sportivo: Mourinho ha portato attenzione mediatica sul brand AS Roma a livello mondiale.

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Un’operazione già vincente in partenza dal punto di vista del branding, che traccia la rotta per la Roma che verrà.

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