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SATYRIGOL – Il don Giovanni

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Il don Giovanni è un personaggio della letteratura europea: uomo dai modi galanti, capace di conquistare qualsiasi donna egli voglia. Inutile, ovviamente, stare qui a fare una panoramica sul personaggio: idealmente sappiamo a cosa ci riferiamo. Provare a fare un parallelismo oggigiorno, nel mondo del calcio, può risultare parecchio complicato. Anche se ormai pare che i gossip d’amore e il pallone vadano a braccetto. Ma si sa: tira di più una bella biga che un carro di buoi.

Tralasciando questo aspetto, quello che per la stampa è la bella biga per il calcio è il denaro. Ma un buon don Giovanni saprebbe riuscire a cavar fuori da ogni situazione una vicenda a suo favore. Per questo è giusto identificare il don Giovanni con un uomo d’alta classe e altri tempi: Aurelio De Laurentiis.

Il patron azzurro è riuscito, nel tempo, ad attirare diversi giocatori, allenatori, comunque personaggi di spicco a Napoli. Però, alle sue regole. Non è certo impresa facile ed ha sempre trattato l’elite come qualunque altra cosa. Un pregio, sicuramente, che però con il tempo ha mostrato la sua natura “dongiovannesca”. La sua durata nei rapporti, specie con gli allenatori, è andata peggiorando nel corso del tempo. Quattro anni per RejaMazzarri, due anni con Rafa Benitez, tre con Maurizio Sarri, e tre anni in totale tra Ancelotti e Gattuso. Il tempo diminuisce, di volta in volta. Un De Laurentiis sempre più don, che predilige il passaggio di prima.

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Il problema sta nel fatto che fatta eccezione per pochi, chi arriva a Napoli ha profonda stima per il presidente; quando parte però è sempre perché i rapporti si deteriorano e dopo tempo i nodi vengono al pettine. Ed il parallelismo sta proprio qui: nei rapporti deteriorati, nell’astio reciproco. Entrambi, poi, – mi riferisco al don Giovanni e ad Aurelio De Laurentiis – non sono grandi fan delle minestre riscaldate. Anche se pare che il presidente del Napoli, in questi ultimi mesi, abbia fatto uno strappo alla regola.

Ed infine, come il suo “antenato” ad ADL piace rimanere in patria, con una certa passione per gli iberici (come dimostra Benitez e l’interesse per Fonseca). Insomma, è impossibile negare che tra i due ci sono elementi in comune; addirittura oserei dire che sono identici. Ma non ci sbilanciamo troppo.

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