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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVE – Speravo di addormentarmi prima

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La domenica più riposante del secolo. Sveglia alle undici, colazione lentissima, film e decisione di vedere il mondo al di fuori solo dopo le due. Del resto, lo stesso mondo di fuori è ancora tutto rosso, non mi sembrava affatto il caso di disturbarlo. Con gli occhi a forma di schermo piatto abbandono svogliatamente il mio film a cui manca meno di mezz’ora per concludersi, perché a Torino splende il sole e la Juve deve dimostrare che la sconfitta di Porto è ormai il passato, che noi sappiamo solo guardare avanti e che certe ferite ce le gestiamo da soli.

A bearsi del sole torinese ci va il Benevento di Mister Inzaghi, che meraviglia questo binomio in panchina, Inzaghi e Pirlo, dalla nostalgia sto per tirar fuori le mie prime lacrime del pomeriggio.

Le prime, perché non sono mica le ultime.

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Non che io avessi mai sottovalutato il Benevento, anzi. Semmai avevo sopravvalutato questa Juve, annebbiata dall’ultima prestazione con il Cagliari. Non che io avessi nemmeno troppe speranze di riagganciare la corsa scudetto, e con essa la possibilità di non lasciare che  il tricolore quest’anno prenda la Circonvalla, come la chiamano lì. Però nemmeno così.

Il Benevento si mostra subito propositivo, non si lascia spaventare da un primissimo tentativo  del solito Cristiano Ronaldo. Serve a poco, perché in realtà la sensazione è che si possa segnare da un momento all’altro. Se sei tifoso del Benevento però.

Che per questo pomeriggio può anche vantare un Montipò formato Iker Casillas, che non smette un attimo di parare tutto il parabile, a partire da un tiro di Morata che era pressoché certo di aver portato la squadra sull’uno a zero. Povera stella.

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Meno preciso di me che cerco di mettere l’eyeliner alle sette di mattina, lo spagnolo. Ma che può prendersi tranquillamente il secondo posto in fatto di svarioni, ma il primatista ve lo dico dopo. Sappiate che sul podio c’è il signor Abisso, e non per aver tolto alla VAR il primo penalty ai bianconeri, giammai. Foulon sembra aver toccato con il petto il pallone in area, ma del resto con un atteggiamento del genere quasi il rigore non lo meriti. Tocca sempre a Cristiano prendersi la corona del goal in fuorigioco di giornata, dopo la bella premiazione con il presidente Agnelli per i suoi primi 770 goal. Auguri ancora Cris, noi aspettiamo per il 771, fai con calma.

Ho come l’impressione che nell’area avversaria ci sia qualche elemento di distrazione. Forse un profumo, un ricordo, qualcosa di mitologico che non permette ai ragazzi di mister Pirlo di essere precisi, con Kulusevski prima e Ronaldo poi. Ero convinta di dovermi accontentare di uno scialbo zero a zero ma pur sempre di un punto in questo pomeriggio quasi primaverile, che in ottica di prestazione mi avrebbe comunque fatto malissimo, ma sarebbe stato comunque un contentino.

E invece per un Bentancur che rientra, c’è un Arthur che distrugge. Non stava nemmeno deludendo, ma la sua decisione di un passaggio orizzontale a Danilo è più sbagliata di una pizza marmellata e friarielli. Soprattutto se nei dintorni c’è Gaich, che aggancia il pallone in scioltezza e infila Tek Szczesny che può davvero poco. E cosa posso fare io, dal mio divano, se non arrendermi all’evidenza?

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A pochissimo sarebbe servito il rigore solare ai danni di Federico Chiesa, atterrato in area nuovamente da Foulon. Il Benevento è attento, riesce a difendere in maniera assolutamente non difficoltosa il vantaggio conquistato dalla scellerata scelta di Arthur, e a noi non resta che guardare inebetiti l’assedio finale della Juve nell’area giallorossa, con un dolore al petto che speravo onestamente di non dover provare più dopo il Porto per almeno un mese, il tempo necessario a ridarmi la possibilità di respirare.

E invece niente, ci stanno bene gli sfottò. Cristiano rientra diretto negli spogliatoi, lo farei anch’io dopo le due ennesime punizioni calciate sulla barriera, e Paratici è il primo a mostrarsi alle telecamere dopo questa indegna prestazione in casa nostra. Diamo fiducia, abbiamo un progetto, è a lungo termine. Ma per quanto possa esser lungo questo termine, a nulla serve stare in mezzo a un campo se poi la maglietta non torna a noi tifosi sudata da far schifo, a niente ancora serve mostrarsi convinti di poter riprendere il treno verso il decimo di fila, evitiamo almeno di prenderci in giro.

Perdere si può, non è un peccato e non succede nulla. Tanto lo dicono tutti che la miglior terapia è il riposo.

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E adesso scusatemi, ma sta per cominciare a parlare Max Allegri. Che io vorrei dormire stasera, e vorrei fare anche bei sogni.

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