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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVE – Amore cieco

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Spero abbiate gioito degli ultimi scampoli di sole prima dell’arrivo del Burian per fare quattro passi tra le strade della vostra città, principalmente per rifarvi gli occhi davanti alle vetrine di fioristi e pasticcieri, le quali dalla mezzanotte del sette di gennaio traboccano di rose rosse, orsacchiotti di peluche e cuori glassati al cioccolato ruby.

Non che la scrivente sia avvezza a questo genere di regali, ma un gianduiotto l’avrei molto apprezzato se questo fosse arrivato dallo Stadio Diego Armando Maradona, per opera della Juventus questa sera ospite dei ragazzi di Mister Gattuso, colui che occupa la panchina più traballante d’Italia. Arriviamo a Napoli forti del pareggio raggiunto con l’Inter in Coppa Italia, abbiamo ancora gli occhi pieni di De Ligt e Demiral che ingabbiano Lautaro e Lukaku.

Forse è proprio questo l’amore, l’illusione, gli americani li chiamerebbero rose-colored glasses, quegli occhiali che ti infili per vedere tutto rosa, per far finta che davanti a te ci sia uno splendido tramonto, invece te li togli ed in effetti c’è il Burian, appunto. Colonna sonora, proprio un vento che ti taglia la faccia questa sera a Fuorigrotta, dove Gattuso ha sicuramente i suoi problemi di formazione dovendo fare i conti con sette infortunati, tra cui Ospina che non fa nemmeno in tempo a mettere i piedi in campo.

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I nostri problemi, che sono anche e soprattutto quelli di Pirlo, sono ancora lì davanti, dove Dybala non ha ancora recuperato, Morata non è al top dopo un’influenza che lo ha tenuto fuori per diversi giorni, e Cristiano beh, è sempre lì. Alle loro spalle poi non c’è la luce di questo centrocampo tremolante, Arthur. C’è Bentancur, con Rabiot, Bernardeschi e Chiesa. Torna titolare Chiellini con De LIgt davanti a Szczesny, con Danilo e il solito Juan Cuadrado semovente ai lati.

Il primo tempo fa crollare tutte le mie speranze di aprire una cioccolateria per questa sera. Zero intraprendenza, zero voglia, zero fame. Noi di certo, ma nemmeno il Napoli mi sembra esattamente un leone in gabbia, e la cosa non fa che aumentare questo senso di indisposizione dei confronti di una squadra che cerca di trovare la sua strada nel voler costruire dal basso. Abbiamo amato in settimana l’Allegrianesimo di Pirlo perché ci era mancato e perché ci sono partite in cui serve. Ma questa sera, con una difesa dei partenopei tutt’altro che titolare e con tre punti di cui abbiamo bisogno come del ketchup sulle patatine, perché non mettere del fuoco nelle gambe e correre pensando che ci siano dei carboni ardenti al posto dell’erbetta?

Che poi cominciano le cappellate. Chiellini smanaccia in area su Rrahmani, uno dei migliori del Napoli, in occasione di un calcio di punizione tirato da Insigne. Il signor Doveri viene richiamato al Var, e assegna il calcio di rigore agli azzurri. Sul dischetto ci va Insigne, memore dello scorso episodio di questa serie in cui sbagliava il rigore in finale di Supercoppa, ma la dea bendata mica ti guarda due volte. Batte Szczesny, e segna l’uno a zero per i partenopei.

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Il secondo tempo è un’altra musica, almeno dal punto di vista del tono. Ronaldo ha l’occasione di riportare il match in parità per due volte in pochissimi minuti, ma calciando in linea di massima sempre al centro, e sempre addosso a Meret, che per questa sera in cui non doveva nemmeno giocare sembra Oliver Kahn. Ma in realtà non sono così certa che siano suoi meriti, quando gli unici tiri che gli arrivano sono orientati verso la tua figura, manco fossi un bersaglio del tirassegno.

Le punte del Napoli non fanno per nulla paura, anzi il secondo tempo è un assedio totale nella metà campo azzurra: eppure non passa un pallone, quella che doveva essere la difesa non titolare fa egregiamente il suo lavoro nel placare gli istinti da killer degli stessi Ronaldo e Morata, ma anche di Federico Chiesa, mio personale man of the match. Non si perde un pallone, ed ha imparato anche ad alzare la testa. Un po’ meno a smettere di protestare quando è effettivamente troppo.

Nemmeno l’ingresso di Kulusevski e McKennie riescono a cambiare le sorti della partita, ma l’andazzo si era già capito a fine primo tempo, quando Cuadrado è costretto ad abbandonare il campo per un problema muscolare. Buone notizie per Oporto questa sera non ne avremo. In un momento in cui il nostro unico obiettivo sarebbe quello di recuperare i punti persi per strada abbiamo fatto un deciso favore ad un Napoli che vive uno dei suoi momenti più concitati, tra l’incertezza del tecnico e il numero di giocatori out. Ditemi voi se non è spirito da San Valentino questo.

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Purtroppo le cose, come nella maggior parte dei casi, vanno esattamente come devono andare, che raramente è come vorremmo noi. Vorrei potermi consolare con una scatola di cioccolatini, ma vivo a dieta perenne. Probabilmente non avrei nemmeno voluto una maglietta come quella che Insigne dedica a sua moglie in occasione del rigore, non mi appassiona l’amore plateale.

Però è pur sempre amore, quello per un pallone che rotola. Di quelli che fanno tremare le gambe dalla tensione, e di quelli che ci fanno arrivare così in basso da non sapere da che parte appigliarci per risalire. Ma il momento di guardare di nuovo alla luce torna per tutti, prima o poi.

E sarà bellissimo saperci di nuovo capaci di amare.

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“La Juve è per me l’amo­re di una vita intera, motivo di gioia e orgoglio, ma anche di delusione e frustrazione, comunque emozioni forti, come può dare una vera e infinita storia d’amore.”

Gianni Agnelli

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