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Maradona: l’eroe dei due Mondi

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Sessant’anni e poco più. Giusto un sospiro di sofferenza ha accompagnato le ultime settimane di vita di Diego Armando Maradona che, poco meno di un mese fa, ha compiuto il suo sessantesimo anno di vita.

Già, una vita che è durata poco, o quanto basta per averci fatto sognare ed innamorare.

Ma per certi campioni il nostro cuore non ne ha mai abbastanza. Il cuore di chi ha avuto modo di esultare con lui allo stadio, davanti alla tv o tramite i racconti di nonni e padri.

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Maradona, un campione capace di abbattere ogni frontiera generazionale: per tutti, dai più grandi ai più piccoli, oggi è andata via la stella del calcio, la più luminosa e la più acclamata.

Tutto cominciò in un barrio della lontana Argentina, un Paese che negli anni si  è trasformato e che ha visto proprio in lui, in quella folta chioma riccioluta con il numero 10 sulle spalle, il capopopolo per eccellenza.

Perché parlare di Diego non è solo parlare di calcio. Negli anni è divenuto il simbolo di un popolo tormentato da tante vicissitudini delicate e che ha gioito insieme a lui in quel Messico 1986: il Mondiale di Maradona, del gol del secolo e de La Mano de Dios.

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La separazione terrena tra Maradona e la sua gente è qualcosa che ha affranto gli argentini, sostenitori del Pibe de Oro nei momenti più complicati. Ma il suo popolo oggi non è pronto a dirgli addio e proprio non vuole saperne: troppo devastante la notizia, improvvisa, della sua morte.

Dai barrios argentini ai vicoli dei quartieri spagnoli di Napoli, una città che in comune al Paese sudamericano ha davvero tanto: dall’amore per il calcio alla passionalità, dal calore al folklore. Una storia nata il 5 luglio 1984, in uno stadio San Paolo gremito di persone festanti, e che ancora sopravvive. Da oggi in poi nei ricordi. Già, quel tipo di ricordi che non muoiono mai. Che ti accendono il cuore e la fantasia. Così come Maradona ha fatto nei suoi sette anni di Napoli, a cui ha regalato i suoi unici due scudetti della propria storia. Napoli, così come Buenos Aires e l’Argentina tutta, non è pronta a dire addio al proprio Re. Proprio non vuole saperne, e vuole intitolargli lo stadio.

“Non sarò mai un uomo comune”. Lo diceva lui stesso, ne era consapevole ed era forse questa la causa delle sue fragilità, di quelle fragilità che lo hanno consumato negli anni. Non comune, ma speciale. Nei suoi mille pregi e nei suoi altrettanti difetti.

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Tutto il mondo è unito nel dolore della sua scomparsa. Del resto, è riuscito sempre a farlo lui: unire tutti grazie alle sue gesta. Oggi tutti sono bambini che hanno perso il proprio idolo d’infanzia. Quei bambini che oggi sono adulti, e quei bambini di oggi che hanno sognato di vederlo giocare in campo, con quella folta chioma e la numero 10 sulle spalle. Tutti oggi piangono.

”Gracias Dio, por el fotbal, por Maradona. Por estas lagrimas”

(foto: Napoli Twitter)

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