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ZONA CESARINI – Dietro la Mascherina

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Tempo di lettura: 4 minuti

Mai come quest’anno una mascherina ti tutela, lo sanno bene i calciatori. Ma è un’altra “special mask” a dare il la per un’analisi dei primi mesi dei Friedkin a Roma.

SPUMEGGIANTE

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La mascherina del Tycoon e del figlio Ryan ha fatto quasi più notizia della roboante vittoria giallorossa col Parma. I due allo stadio si sono presentati con una protezione nera con il vecchio stemma giallorosso, quello cancellato da Pallotta in nome di non si sa bene quale brand e che i tifosi chiedevano a gran voce.

Chiamiamolo marketing o chiamiamola paraculata, questi americani sembrano americani veri e segnano un gol più bello di quello di Mhkytarian, dimostrando ai tifosi di ascoltarli e pensare che esistano come entità integrata col pacchetto Roma e non solo come clienti.

Ma dietro la mascherina c’è molto di più: immaginando che Dan e Ryan di calcio e di Roma sappiano poco, come è normale, è evidente che alle spalle hanno persone che li sanno consigliare sull’approccio e loro stessi evidenziano una grande curiosità e voglia di “partecipare” al loro business.

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FAJE SENTI’ A PRESENZA

La loro presenza costante a Roma da fine agosto piace molto ai tifosi. Sempre allo stadio, anche in trasferta, costanti a Trigoria a far sentire l’aura a dirigenti e giocatori. Il fatto che la squadra giri oltre ogni più rosea previsione aiuta a percepire i nuovi proprietari come “ben altro” rispetto al decennio precedente. La Roma, sotto l’occhio del padrone, vola ed è difficile pensare che le due cose non siano correlate, anche se i giallorossi giocano in maniera spensierata e apparentemente senza sentire pressioni.

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Pur senza un mercato straordinario, i pochi innesti stanno rendendo alla grande, con l’esperto Pedro a guidar l’attacco e il piccolo Kumbulla che sembra un veterano. Altro “ammiccamento” è l’acquisto di Smalling, voluto a furor di popolo dai tifosi. Mettiamo poi che Fonseca ha ridato nuova vita agli usati sicuri, sorprendendo tutti con la partenza sprint di Spinazzola, Karsdorp, Ibanez e Vilar. Aggiungiamo il mantenimento dei beniamini Dzeko e Zaniolo e la zuppa è pronta.

Piano piano i nodi vengono al pettine, la dirigenza sta cambiando, col solo Fienga a rimanere confermato, mentre viene definito l’ingaggio come Direttore Generale del lusitano Tiago Pinto, giovanissimo guru del Benfica, che ha saputo ben destreggiarsi sia nella gestione amministrativa che nel mercato portoghese. Lo stesso potrebbe contribuire a trovare o “formare” quel famoso DS, la cui mancanza è attualmente l’unico neo riscontrabile in questa proprietà.

I Friedkin si lasciano guidare da società esterne, inglesi e americane, nella scelta dei soggetti migliori per portare la Roma a una prosperità economica, un lancio del brand e, speriamo, a una spolverata alla bacheca in attesa di trofei. Nulla sembra lasciato al caso e, con i loro tempi, che necessariamente dobbiamo dare, toccano tutti gli argomenti.

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TOR “CHE PALLE”

Salutato senza tante lacrime l’Avv. Baldissoni, deus ex machina nella questione stadio, stanno emergendo svariati problemi sul sito di Tor di Valle, dimostrando come nel tempo società e Comune abbiano “buttato” dieci anni e una novantina di milioni per un progetto forse irrealizzabile da un punto di vista ambientale ed anche legale: ci si accorge ora (il segreto di Pulcinella) che i terreni sono “doppiamente” pignorati. In un decennio e tre amministrazioni nessuno se ne era accorto.

Torna di moda allora Tor Vergata, area in cui la Regione vuole portare la metro  e per la quale il governo ha appena stanziato fondi atti a risolvere una vecchia convenzione tra l’Università e il gruppo Caltagirone, per poi riconsegnare al Demanio i terreni infestati dal fantasma delle Vele di Calatrava, buono solo per girarci le scene di Suburra. Altrimenti ci sarebbe l’area di Fiumicino, già munita di autostrada, sondata come piano B anche da Pallotta e sponsorizzata dal sindaco Montino.

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Ben più affascinante, gradita ai tifosi (e sempre là torniamo), la ristrutturazione del Flaminio, dove si proverebbe a seguire il modello Juventus, con una concessione comunale a 99 anni del terreno dove sorge il nuovo stadio, nato sulle ceneri del Delle Alpi, con tanti saluti alla ridondante area commerciale.

TOTTI

Fatti due conti è abbastanza scontato il 2 più 2 di un incontro con Totti, incontro che ad oggi ancora non è avvenuto, nonostante le voci insistenti. Sicuramente sarebbe un altro gol della dirigenza verso i tifosi, trovando al Capitano il giusto spazio, come simbolo ma non come pupazzo pubblicitario, bensì sfruttando la stima di tutto il mondo del calcio sia per trattative di mercato, ma anche come portavoce laddove vi siano questioni di campo. Sicuro un coinvolgimento della sua società di scouting nell’affare, ma solo un idiota (sì, sì ce l’ho con te) penserebbe ci sia qualcosa di male nel caso.

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Naturalmente il giudizio positivo è aleatorio, dato da fattori ancora non ben definiti o magari marginali, i piani di Friedkin non sono ancora chiari. Arriverà il tempo delle critiche, delle sconfitte della squadra, si attendono concrete iniziative sul mercato e azioni atte a portare in alto la squadra e non solo il brand. Ad oggi è quasi solo “forma”, quella forma che il Signor Pallotta non ha mai considerato importante, in nome di una “sostanza” che piano piano si sta rivelando più rarefatta anche oltre le evidenze dei più critici, come il sottoscritto.

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