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SILENT CHECK – Colpa delle favole

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“C’era una volta”… di solito iniziano così.

Pablo Neruda affermava che “ognuno ha una favola dentro che non riesce a leggere da solo”.

C’é bisogno, infatti, di qualcuno che con la meraviglia e l’incanto negli occhi, la legga e gliela racconti.

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Il calcio, si sa, al pari di tutte le attività umane esercitate con passione, sacrificio, dedizione ed amore incrocia – ad un certo punto – storie di uomini che diventano episodi, scelte o vite da raccontare.

“Colpa delle favole”, ha dichiarato infatti Sandro Tonali, giovane centrocampista appena ventenne, presentandosi ai tifosi del Milan nel giorno dell’annuncio di uno degli acquisti più significativi d’un mercato estivo/quasi autunnale più strani di sempre.

La casacca rossonera, i ricordi da bambino, la numero 8 di Gennaro Gattuso, le immagini che scorrono in tv e che raccontano la storia di un club glorioso che ha tanta voglia di cominciare ad avvicinarsi a quel che è stato e che da troppo tempo non è più.

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Mosca bianca, però, il centrocampista dall’ottima visione di gioco e dalla grande personalità.

Perché spazio per le favole, in generale, nella serie A 2020/2021 pare essercene davvero poco.

Alle fate, alle principesse ed agli scenari da sogno pensavano, infatti, i tifosi dell’Inter, che per qualche giorno hanno accarezzato il sogno di vedere Lionel Messi stabilmente impegnato a San Siro in maglia a strisce nerazzurre e che invece, pare, si accontenteranno di aver arricchito di (poche) alternative una rosa sulla carta già iper-competitiva.

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Ad un orizzonte bianconero fatto quantomeno di qualche scudetto e lauto ingaggio pensava, probabilmente, Arkadius Milik, che – invece – in maglia giallorossa otterrà probabilmente solo il secondo, avendo scelto il modo peggiore di lasciare una squadra che lo ha atteso, ha creduto in lui e gli ha regalato assai più di quanto, a vari livelli, ha saputo meritarsi. Se ne va il polacco lasciando sensazioni spiacevoli: sdegno per non aver accettato un buon rinnovo e amarezza per aver giocato su una scadenza contrattuale che sempre più spesso diventa arma di ricatto (e quasi estorsione) a scapito di Presidenti generalmente poco accondiscendenti.

Con prospettive inevitabilmente diverse avrebbero voluto iniziare il campionato anche i tifosi della Juve, ai quali a dosi blande (per ora) viene inoculato il siero della consapevolezza. Perché i media possono far passare Pirlo per Guardiola o Mourinho e McKennie per Zidane, ma la verità è che non si hanno disponibilità e idee, che bisogna accontentarsi di quel che c’è e… sperare che vada meglio rispetto all’anno appena passato. Sembra lontana l’epoca a 8 zeri per l’acquisto di Ronaldo e nessun seguito ha avuto l’acquisto di un giovane (comunque interessante) come Kulusevski sulle spalle del quale potrebbe pesare troppo essere, in fin dei conti, l’unico elemento di novità.

Comincia quest’oggi, dunque, un campionato diverso, pieno di incognite e con rose all’apparenza largamente incomplete.

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A bocce ferme sembra essere, in Italia, di nuovo l’anno dell’Inter di Antonio Conte.

Con tanta voglia di capire se Gasperini potrà riconfermare l’anno d’oro dell’Atalanta, se la Lazio sarà ancora quella incantevole vista pre-lockdown, se la Roma potrà ancora ritagliarsi un po’ di spazio e se il Napoli avrà davvero ritrovato la voglia di giocare a calcio e la capacità di farlo con qualità e risultati.

Con Koulibaly o senza, nessuno ad oggi lo sa. Eppure, inutile negarlo, in questo caso cambiando l’ordine degli addendi, la somma cambia eccome.

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Fatto sta che è arrivato in Italia ed in maglia azzurra un ragazzo con tanta voglia di giocare a calcio e stupire tutti. Qualcuno ha fatto paragoni illustri, altri l’hanno già bollato come inadatto alle difese italiche.

La verità è che da oggi in poi le chiacchiere stanno a zero, perché conteranno i fatti in campo.

Lasciando poco spazio all’immaginazione e facendo definitivamente comprendere chi ha avuto ragione e chi no.

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Tra contenti e scontenti, comincia il campionato più indecifrabile di sempre.

Con tanti sorrisi e qualche mugugno.

Ciascuno lo approccia a modo suo.

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Colpa delle favole… alle quali questo calcio pare in verità non essere più abituato, ammesso che lo sia stato mai.

 

(foto: Profilo Twitter Serie A)

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