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ANGOLO DEL TIFOSO ROMA – Squadra Di Pallotta-Udinese 0-2: Lasagna già pesante a luglio, ma col “capello” dentro anche no

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Difficile commentare la partita. Mi ero seduto preoccupato di quanto visto a Milano, ma fiducioso di vedere una difficile partita di Serie A. Nulla di tutto ciò. La Roma cerca sempre di sorprendermi e mi pone davanti agli occhi uno “spettacolo” tale che rimpiango le partitelle del Trastevere che vedo dalle finestre di casa.

Intendiamoci, l’Udinese ha disputato una prestazione da Serie A. Squadra equilibrata che ha giocato al gatto e il topo con i giallorossi. L’Udinese, quintultima in classifica, penultimo attacco del campionato, ha aspettato l’avversario (ed è riuscita a non addormentarsi) per ripartire con sette/otto contropiedi pericolosi.

ENNESIMA OCCASIONE PERSA

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Pensare che la giornata si era messa benissimo. Vincendo, la Squadra Di Pallotta (d’ora in poi la chiamerò così usando l’acronimo SDP), avrebbe forse definitivamente escluso il Milan dalla corsa Europa League e avrebbe contenuto i danni di una plausibile sconfitta al San Paolo. Ma le occasioni ghiotte non sono mai state il forte della Roma, questo storicamente.

Si parte, e i giallorossi con molte novità si muovono pimpanti come carillon della buonanotte, dimostrando subito di non sapere bene cosa fare col pallone.

Può starci l’idea di far riposare il trentacinquenne Dzeko, anche perchè se Kalinic non può giocare neanche con l’Udinese… Anche l’idea di far riposare Zappacosta dopo il lungo infortunio, perchè se Bruno Peres non può giocare neanche contro l’Udinese… Giusto far recuperare al meglio Mancini, anche perchè se Fazio non può giocare neanche contro l’Udinese… Mi viene da piangere.

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Al 15′ è già 0 a 1. Dopo che l’ex Okaka sfiora il vantaggio con la leggiadria di un leviatano, arriva il primo di molti contropiedi dove Lasagna, solo, crossa per De Paul, solo, il quale svirgola non da par suo, ri-servendo involontariamente lo stesso Lasagna che, si sa, col caldo intoppa (troppi carboidrati) e giustamente solo insacca il povero Mirante. Lo stesso portiere pochi minuti dopo evita il raddoppio con un grande intervento su De Paul (solo, per la cronaca).

Minuto 29′ la svolta. Perotti prende un rosso diretto per una entrataccia sulla caviglia di Becao. Sorvolo sul fatto che Perotti sia il primo giocatore della storia a prendere un rosso col pallone tra i suoi piedi. Il grave non è tanto l’espulsione – tra l’altro il movimento è goffo ma non volontario – quanto il fatto che, in quel momento e solo in quello, ci siamo resi conto che Perotti fosse in campo.

Detto ciò, la Roma ha un piccolo risveglio in cui i piccoli Under e Perez cercano di tirare fuori il coniglio dal cilindro con alcuni sprazzi di giovanile esuberanza. Dura poco. Il primo tempo si chiude senza sussulti e se il secondo ci mostra una SDP leggermente più volitiva, soprattutto per merito di Perez, dura poco anche quella. La partita si conclude con vari contropiedi bianconeri, un gol annullato a Teodorczyk e il raddoppio di Nestorovski. A poco sono valsi i cambi e l’entrata di Dzeko.

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La Roma è scarsa

Scarsa e sopravvalutata economicamente e tecnicamente. Ma soprattutto caratterialmente. Non ci sono più leader, l’unico campione è Dzeko, trentacinque primavere. L’altro potrebbe essere il leader “da dietro le transenne” Kolarov anche lui vecchiotto, spompato in campo, di cui mi piacerebbe leggere i giudizi della critica al netto delle punizioni che tira. L’unica colonna si chiama Smalling, arrivato quest’anno e non ancora chiaro se rimarrà.

Qualcuno non può giocare in Serie A. Zappacosta, i cui rientri, al netto di errori, sono anche risultati positivi, non è giudicabile, poichè se l’alternativa si chiama Bruno Peres tu non solo preghi che entri Zappacosta, che ritorni Florenzi, che entri il “cinquino” pieno di clown o il carretto dei gelati su quella fascia, ma a un certo punto speri di giocare con l’uomo in meno, pur di non vedere più le sue prestazioni, peggiori financo del suo taglio di capelli. Fazio un muro, immobile, sembra che stia cercando di non farsi mangiare da un orso, neanche un piccolo respiro. Il Diawara post lockdown non è commentabile, il Cristante post Atalanta non è classificabile, quasi come il Cristante pre Atalanta. Strano, direbbe Zeman.

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Se Kalinic è l’attaccante perfetto per la SDP, etereo e inconcludente come l’azienda che lo paga, Perez nella sua fumosità dimostra almeno di voler fare figura e di avere buone doti tecniche. Siamo a luglio, vero, molti giocatori già pensano ai loro nuovi contratti, ma fa specie che i pochi sprazzi vengano da un ragazzetto appena arrivato dal Barcellona e da Under, in pratica già in accordo col Napoli.

Bravo Mirante a non cercare alibi: “i problemi che abbiamo noi li hanno tutti”.

Sul banco degli imputati ormai finisce anche Fonseca. Siamo a più di 2/3 di stagione e la Roma non ha mai trovato veramente un gioco. Siamo nel periodo in cui i nodi vengono al pettine. Cambi sbagliati (Under era tra i migliori ed il primo ad uscire), nessuna amalgama di squadra, condizione atletica imbarazzante e dichiarazioni di circostanza: “il campionato della Roma non è finito”. Purtroppo no. Guardando solo il 2020, la SDP è ai limiti della zona retrocessione e si veleggia verso il record negativo di sconfitte in casa (già cinque contro le sette di Di Francesco).

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Già questa ripresa non la voleva nessuno, ai tifosi non interessa più nulla di questa stagione e di questa squadra. Si è più interessati alle vicende societarie, perchè ormai sono in pochi a difendere ancora l’attuale proprietà ed è difficile credere che i calci”attori” non siano influenzati dalle voci di bilancio o di vendita.

“Imbarazzanti” tuona Pallotta su Twitter, cosa di cui è esperto (di imbarazzo, non di twitter, almeno per le camicie). Ma il vecchio imbonitore ormai funziona meno e solo alcuni pseudo giornalisti gli vanno ancora dietro per raccogliere briciole. Neanche Fonseca ha voluto replicare.

STAI A GUARDA’ ER CAPELLO

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Chiosa su Don Fabio. Che c’entra? Mi spiace attaccare il Mister dello scudetto, ma che a distanza di vent’anni ancora ci sbomballi con le radio romane sa un pò di vecchietto che guarda i cantieri e si lamenta del governo. Un suo grande difetto è sempre stato quello di non saper perdere. Per carità, ci era poco abituato, ha vinto sempre, ma una volta era Smoje quando era al Milan, poi il “campo era troppo corto” a Parma, i pantaloncini degli arbitri uguali ai nostri a Vicenza e il Vento del Nord, misteriosamente affievolitosi nel biennio juventino quando, per la giustizia, NON ha vinto due scudetti. Il consiglio a Fonseca del grande maestro non è di carattere tattico o di comportamenti. NO. Non far ascoltare le radio romane, quelli sono i colpevoli. Le radio vanno in campo, le radio strapagano ex calciatori impresentabili in serie A, le radio romane hanno buchi di trecento milioni nonostante le sanguinose (per i tifosi) plusvalenze, le radio romane hanno cinquanta dirigenti strapagati “perfarcosanonsisa”.

Fabietto mio, grato per lo scudetto e della mentalità portata, per un anno e basta, visto che hai perso un secondo scudetto a Venezia, coi lagunari retrocessi, ma a Roma se dice: “Te posso toccà…?”. E chiudo qui, se no mi querelano.

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