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Juventus, Chiellini: “Cr7 tanta roba, ma Ibra mi è rimasto nel cuore”

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Giorgio Chiellini, difensore della Juventus, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni del Corriere dello Sport. Ecco le sue parole:

Balotelli sta confermando il mio giudizio? Non ho scritto niente che già non si sapesse, mettiamola così. Le battute sull’Inter? Quindici anni alla Juve sono tanti, ti entrano dentro, sicuramente mi considero fortunato per averli fatti, ma allo stesso tempo mi rendo conto che non è così semplice. La Juventus ti impegna, le pressioni sono continue, in questi quindici anni ho vissuto in paradiso, all’inferno, di nuovo in paradiso… L’inferno quando? Paradossalmente i due settimi posti. Più della serie B. All’epoca ero molto giovane, la mia situazione non era paragonabile a quella dei grandi campioni che avevo accanto. Gente che aveva appena vinto la coppa del mondo o giocato la finale e si ritrovava in B. Avevo ventidue anni appena, la B è stata un’occasione per confermarmi, consolidarmi nella squadra. I due settimi posti sono stati i più brutti perché, tornati in serie A, avevamo ottenuto un terzo, un secondo e c’era la sensazione di riuscire a competere per vincere. Due annate pessime dalle quali abbiamo dovuto sempre ripartire, da lì e nata un’avventura inimmaginabile”.

Sulle differenze tra Conte, Allegri e Sarri: “Per Conte si è trattato di un inizio da zero, siamo partiti da una base molto bassa e probabilmente abbiamo costruito le fondamenta della casa. Antonio è una persona che, come ho anche scritto, ti fa entrare in un’altra connessione: ti dà tanto e pretende tanto. A volte ti esaspera, ma con lui fino alla morte. Secondo me ha creato proprio quella compattezza che è stata una base importante per la Juventus. Max è un esteta. È molto più brillante, più leggero, nei cinque anni è cresciuto in modo esponenziale, sa abbassare e alzare i toni. Ha una sensibilità che pochi hanno e che non ho riscontrato in molte persone, e non parlo solo di allenatori. Conoscevo Max, ma poco più di un ciao ciao, pur essendo entrambi di Livorno. Negli anni mi ha stregato, conquistato, sì. Ci ha dato un boost ulteriore. Sarri è molto più meticoloso, quindi è più simile a Conte che non ad Allegri, ma con princìpi e sistemi differenti. Si basa tanto sui numeri, è un amante del gioco, del possesso palla. Lui è un utopista ed è il primo ad ammetterlo, anche quando fa il 90 per cento di possesso palla pensa di poter andare oltre, un eterno insoddisfatto, insegue la perfezione”.

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Sull’impatto di Ronaldo sulla squadra: “Il primo anno una scoperta, un boost incredibile, un entusiasmo contagioso, è arrivato il messia, uno dei messia del calcio, come è stato con Pelé e Maradona così è con Cristiano e Messi. Ci ha alzato il livello non appena si è presentato, non a caso abbiamo fatto una stagione sensazionale fino alla conquista dello scudetto. Un ritmo difficilmente ripetibile. Un peccato essere arrivati ad aprile in quelle condizioni perché avremmo meritato di giocarcela alla pari fino in fondo anche in Champions. Quando hai uno così, devi giocare per lui, inutile nasconderlo. Cristiano è un valore aggiunto e va sfruttato come tale”.

Sulla Champions: “Ma tanto noi andiamo avanti lo stesso… The Last Dance di Michael Jordan l’avete visto tutti. Io non ho ancora tanti balli a disposizione. Questo è un anno strano: fai la coppa Italia, bum. Chiudi il campionato, bum. Inizia il terzo capitolo, la Champions. Non so se sia meglio o peggio. Peggio non può andare visti i precedenti? Però non è facile arrivarci, eh! Meglio arrivare in finale e perderla che fermarsi prima. Io ci sono uscito agli ottavi e nel girone e ti assicuro che è poco divertente”.

Sulla lotta Scudetto: “Perché tutti danno l’Inter per morta? Conoscendo l’allenatore e i giocatori non la trascurerei, in un mini campionato matto 9 punti sono niente. E se batte la Samp in casa i punti scendono a sei. Certo, la Lazio sta facendo un percorso bellissimo. Ha acquisito la concretezza e l’equilibrio difensivo che le mancavano, davanti ha sempre fatto paura, attacca benissimo, ricordo un 6-1 alla Samp. Alberto, Milinkovic e Ciro sono poesia. Si godano questo momento, ma non in eterno”.

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