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ZONA CESARINI – La “Foggia” del mediano di Testaccio. Auguri Gigi

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MANGIA LA MELA, ADAMO

Romano come pochi, Gigi, al secolo Luigi Di Biagio, cresciuto e nato a Testaccio il 3 Giugno del 1971. Romanista come pochi oltretutto ma, senza l’egida di “Mamma Fiorella” come Totti, pur di intraprendere la carriera, si macchia del peccato originale e fa tutta la trafila delle giovanili nella Lazio, che lo fa esordire in Serie A l’11 Giugno 1989, contro la Juve.

ZEMAN

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Dopo un trienno a Monza, dove vince la Coppa Italia di Serie C (ve la ricordate la Serie C?) la svolta della carriera: arriva a Foggia sotto l’ala di uno sconosciuto boemo e diventa “direttore” di quella splendida Gardaland che sarà Zemanlandia, raggiungendo la Serie A. Da regista difensivo darà il la a molti grandi calciatori, portando molti futuri “10” a farsi una carriera più arretrati, visto che il trequartista classico già stava svanendo (Pirlo, Pjanic, Verratti tanto per citarne alcuni).

Piede atomico su punizioni e rigori, ma delicato quando serviva assist, oltre a fine distruttore del gioco avversario, metronomo preciso e vero “centralino” nello smistare palloni ai compagni.

SI TORNA A CASA

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Gigi approda alla Roma finalmente. Da Mazzone a Zeman (con la breve atroce parentesi Carlos Bianchi) dove rimane quattro anni, collezionando diciotto gol e svariati assist tra campionato e coppe. I giallorossi non raggiungono risultati straordinari in quel periodo, ma la Roma di Zeman è ancora negli occhi dei tifosi per le mille emozioni, il gioco stupendo… e ovviamente anche per le “sventole” subite dall’ardito gioco del boemo.

Ma grazie a quella squadra, Gigi arriva in Nazionale, 1998, dove si scatterà, purtroppo, la foto della sua carriera: lui accasciato con le mani in testa, mentre ancora trema la traversa a Parigi… inutile aggiungere altro.

Passa dolorosamente all’Inter, dove sarà perno del gioco di Cuper, raggiungendo una semifinale di Champions per poi chiudere la carriera a Brescia.

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PIZZARO E PEROTTA

Passatemi il momento ludico, ma credo che, indirettamente, sia a questi due giocatori che il buon Gigi debba la sua carriera da allenatore. Inizia infatti una collaborazione come commentatore sportivo e segue spesso la Roma del primo Spalletti ma, come recita il nostro sottotitolo, saranno le rigorose regole sulle doppie del dialetto “testaccino” a spingerlo a Coverciano, prima ancora della sua ambizione alla panchina. Si gioca, Gigi…

Da lì alla bella esperienza dell’Under 21, dove crescerà un bel vivaio e porterà un Bronzo dalla Polonia. Allena ad interim la Nazionale Maggiore nell’interregno tra l’”orco” Ventura e il “Principe Azzurro” Mancini e ottiene la Serie A sedendo sulla panchina della SPAL con la complicata ambizione della salvezza… vedremo.

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AUGURI GIGI.

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