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ESCLUSIVA #LBDV – Olivera #ACasaConVlad: “Quasi impossibile la ripresa per la D. Capello non fa sconti a nessuno”

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Ospite dell’appuntamento odierno della trasmissione social targata Le Bombe Di Vlad, #ACasaConVlad, è Rubén Olivera, calciatore dell’Ostia Mare.

L’uruguaiano ha ripercorso le tappe più importanti della sua carriera, tra passato e presente ancora stabilmente nel calcio giocato.

Carriera che inizia nel suo Paese d’origine, l’Uruguay. “Inizio da giovanissimo nel Danubio, che rappresenta per il nostro calcio quello che è in Italia l’Atalanta. Tanti calciatori forti uruguaiani sono cresciuti lì. Il calcio sudamericano è molto bello, anche se il calcio uruguaiano tende ad essere più fisico”.

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A proposito del suo passaggio alla Juventus, Rubén svela un retroscena di mercato. “Praticamente ero a Madrid per formalizzare l’accordo con il Real, ma il procuratore mi chiamò e mi disse di raggiungere la Juventus. È stato emozionante perché in due mesi mi sono ritrovato a cambiarmi nello spogliatoio con grandissimi campioni”.

In bianconero, Olivera incontra una figura importante come quella di Fabio Capello. “È uno che non fa sconti a nessuno“: spiega il giocatore. “Ebbi alcune divergenze con lui e venni messo un po’ ai margini”.

Sull’esperienza in prestito all’Atletico Madrid, dichiara: “Era una squadra costruita per riuscire a salvarsi. Togliendo Torres, che era una forza della natura, c’erano tanti giovani che si trovavano in difficoltà. È una scelta che ad oggi non farei, ma quando sei giovane…”

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Il ritorno a Torino è caratterizzato da un primo anno su buoni livelli, fino ad arrivare alla parentesi Calciopoli nel 2006: “È stata una cosa improvvisa. In poco tempo diedero la sentenza e la squadra, al mio ritorno dal Sudamerica, era smantellata”.

La Juventus decide dunque di darlo in prestito alla Sampdoria: “La stagione andò bene inizialmente. Anche con Novellino ci furono problemi ma, potessi tornare indietro, certe cose nella mia carriera non le rifarei”.

Così come non avrebbe rifiutato, col senno di poi, la chiamata ad una tournée con la nazionale uruguaiana. “Io e Zalayeta declinammo la convocazione di Tabarez per nostri impegni personali. Provai poi a ricucire la situazione, ma il mister fu categorico: non va rifiutata per nessuna cosa al mondo la maglia della Nazionale”.

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Prima la parentesi di sei mesi al Penarol, poi l’incontro con mister Gasperini al Genoa. “Gasperini è un grande, con lui arrivi alla domenica che la partita diventa un divertimento. Sfiorammo la Champions”.

Sull’esperienza a Lecce, culminata poi col fallimento della società, dice: “Al mio arrivo trovai una squadra molto giovane e c’erano molti sudamericani. Di Canio fece bene ma pagò il fatto di voler prendere in mano il mercato. Arrivò Di Francesco, che ritengo insieme al Gasp il miglior allenatore che abbia avuto, poi la società fallì. Non è stata una bella cosa”.

Alcune stagioni trascorse con la maglia della Fiorentina. Tanti i tecnici incontrati nella Viola, tra cui Delio Rossi, che si rese protagonista della storica lite con Ljajic. “Venivamo da una situazione molto pesante ed il mister era sotto pressione. In quella partita (contro il Novara, ndr.) le cose non andavano bene ed il mister sostituì Adem nella metà del secondo tempo. Fui sorpreso nel vedere la reazione del mister, persona molto pacata, ma la situazione era davvero complicata”.

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Dopo il passaggio a Brescia, arriva il Latina che rappresenta una scelta di vita per Ruben. “Il primo anno facemmo bene. La squadra era composta da buonissimi calciatori. Ci salvammo ma ci trovammo senza contratto, poi, per il fallimento. È una piaga dolorosa delle realtà minori del calcio italiano, purtroppo. Per qualche mese mi trasferii in Ecuador, al Quito, dove non mi trovai bene. Non è facile vivere a quelle latitudini, e così ritornai a Latina. Lì mi proposero di giocare in D ed accettai perché amo il calcio e voglio giocarci finché il fisico me lo permette”.

Attualmente, l’ex Juventus, dopo una stagione trascorsa nelle fila dell’Aprilia, gioca per l’Ostia Mare, militante in Serie D, dove la ripresa appare ormai un miraggio. “Anche la società ci ha comunicato che è difficile riprendere, anche da un punto di vista atletico. Effettivamente seguire certi protocolli per queste società è fin troppo oneroso, non ci sono le strutture. Io mi auguro che la Serie A riprenda a giocare, perché manca a tutti noi”.

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