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DIETRO LE QUINTE – Il Capitano solo

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Appuntamento del giorno con la rubrica targata LBDV dal titolo “DIETRO LE QUINTE”. Una rubrica dedicata a chi, oltre al calcio giocato, ama curiosità aneddoti legati al mondo del pallone.

Lo storico capitano della Roma dello Scudetto del 1983 Agostino Di Bartolomei avrebbe compiuto oggi 65 anni. Un uomo cresciuto nella sua città, con cui ha condiviso gioie e dolori, e che è vissuto sempre in una sorta di silenzio ingiustificato. Centrocampista dal grande acume tattico, la grande caratteristica di Di Bartolomei era la sua leadership: capace di non tirarsi mai dietro, nemmeno nei momenti più difficili.

Momento difficile come il suo passaggio al Milan: una separazione, quella dalla squadra del suo cuore, che mai avrebbe voluto consumare ma che si rese inevitabile per cause di forze a lui maggiore.

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Così come fu complicata quella finale di Coppa dei Campioni persa contro il Liverpool del 30 maggio 1984, in quella che può definirsi la svolta negativa di una carriera che meritava lidi ancora più alti.

Dieci anni esatti dopo quell’amara sconfitta, Ago decise di togliersi la vita in quel di Castellabate, la cittadina nel salernitano in cui si trasferì stabilmente negli ultimi anni.

Mi sento chiuso in un buco, i fondi della regione sono ancora fermi e il Comune non regolarizza le carte. Il mio grande errore è stato cercare di essere indipendente da tutto, di non aver saputo dire di no su nulla. Non vedo l’uscita dal tunnel

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Parole che attestano la solitudine di un uomo sì schivo ma mai realmente capace di reggerne gli effetti della stessa. Ma c’è di certo che il legame tra il Capitano e la sua Roma rimane indissolubile: giallorossi che tra l’altro lo hanno commemorato attraverso i propri profili social.

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Gli avranno tolto la sua Roma, ma non la sua curva”, dicono in molti sostenendo un pensiero indiscutibilmente perfetto nella forma e nel significato. Un uomo innamorato della sua città e del calcio, che mai gli ha praticamente restituito quanto meritava.

E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai
Di giocatori tristi che non hanno vinto mai
Ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro
E adesso ridono dentro al bar
E sono innamorati da dieci anni
Con una donna che non hanno amato mai
Chissà quanti ne hai veduti
Chissà quanti ne vedrai”.

Canta così De Gregori in “Leva calcistica della classe ‘68”, canzone scritta proprio mentre il cantautore romano aveva in mente il grande Capitano, così come ammesso dallo stesso diretto interessato.

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Agostino è stato descritto sempre come una grande persona da chi ha avuto modo di condividere con lui spazi di spogliatoio e di vita. Una sensibilità che paradossalmente gli si è messa di traverso in quel 30 maggio del 1994.

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