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LEVA CALCISTICA ’68 – La Farfalla Danese

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Tempo di lettura: 3 minuti

Chiedi chi era Simonsen.

Chiedilo oggi anche ad un quarantenne chi era Simonsen. Non credo che ti risponderà.

Allan Rodenkamp Simonsen nasce nel 1952 a Veijle, nel cuore della Danimarca, piccola città che, grazie al suo porto ed alla sua posizione protetta all’interno dell’omonimo fiordo, è un fiorente centro d’affari e commerci con la vicina Germania.

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Ed è proprio lì che Allan decide di sviluppare la propria carriera, non prima di aver lasciato un segno tangibile nel team della propria città natale, vincendo due campionati danesi di fila, conditi da una coppa Nazionale.

Nel 1973 il trasferimento al Borussia Monchengladbach in terra teutonica. I “Puledri del Basso Reno” necessitavano di una spalla da affiancare al bomber Heynches e, considerando che erano gli unici in Bundesliga a contrastare lo strapotere del Bayern Monaco di Gerd Müller e Franz Beckembauer, individuarono nella piccola e agile ala danese l’elemento adatto.

Simonsen fece un po’ fatica all’inizio, lui esile e leggero nella fisicità e nell’atletismo tedesco. La dirigenza lo seppe aspettare e dopo due anni si videro i frutti. Il ‘Gladbach, che aveva tra le sue fila anche dei totem come Vogts e Bonhoff, vinse tre Bundes di fila e il danese fu tra gli assoluti protagonisti.

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Veloce come pochi, furbo e tecnico, aveva quasi un modo deferente di saltare gli avversari rendendoli ridicoli, iniziando a giocare indifferentemente a destra o a sinistra, con un’andatura ondivaga grazie alla quale gli venne presto affibbiato il soprannome di “farfalla”.

Ed effettivamente, a pensarci, era proprio così: imprevedibile come le traiettorie di una farfalla in volo.

Dopo due Coppa UEFA messe in cantiere (nella finale del 1975 protagonista con una doppietta al Twente), e dopo aver sfiorato la Coppa dei Campioni del 1977, persa in finale contro il Liverpool (dove è lui a segnare il gol della bandiera e a vincere il Pallone d’Oro) nel 1979, corteggiatissimo da mezza Europa, scelse latitudini più “calde”, accasandosi al Nou Camp (all’epoca si chiamava così) di Barcellona.

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Con gli azulgrana non ebbe problemi di inserimento. Ormai aveva lo status di grande campione affermato. Il dualismo con Keegan, in quegli anni, divideva ed affascinava gli esteti del calcio e, ritrovando un nuovo compagno di attacco con le caratteristiche del precedente, continuò a sfornare deliziosi assist e a procurarsi gli spazi adatti per centrare il bersaglio lui stesso.

A Barcellona, gli toccò l’ingrato compito di far dimenticare l’idolo Neskeens. E ci riuscì.

Il tandem che formava con Quini era formidabile e, anche se non riuscirono a vincere la Liga, portarono due Copa del Rey e una Coppa delle Coppe nel 1982.

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La finale contro lo Standard Liegi fu molto bella e combattuta. E indovinate chi segnò il gol che diede inizio alla remontada del Barcellona?

Poi, la sua strada incrociò quella dell’extraterrestre di Lanus, a cui dovette far spazio tra le fila catalane. Cosa che fece in silenzio e da gran signore, nonostante la Coppa vinta qualche giorno prima.

Ebbe la possibilità di andare dagli odiati rivali del Real Madrid ma preferì la fedeltà al popolo Cule’ e, a trent’anni, scelse di viversi il football senza più stress.

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Dopo una breve parentesi al Charlton in Inghilterra, tornò a casa, al Veijle, dove fece in tempo a vincere il suo ultimo campionato danese.

Chiedi chi era Simonsen.

Chiedilo pure. Ho seri dubbi che qualche quarantenne ti risponda. Ma non ho nessun dubbio quando mi chiederanno: chi è stato “l’unico giocatore nella Storia del Calcio Mondiale a segnare un gol in ognuna delle Finali delle tre Coppe Europee”?

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La mia risposta sarà :

Allan Simonsen

La Farfalla Danese.

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