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DIETRO LE QUINTE – Armando da Scampia

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Appuntamento del giorno con la rubrica targata LBDV dal titolo “DIETRO LE QUINTE”. Una rubrica dedicata a chi, oltre al calcio giocato, ama curiosità aneddoti legati al mondo del pallone.

Da due stagioni nelle fila del Torino, Armando Izzo compie 28 anni. Più di 150 le presenze nella massima serie e anche 3 presenze nella Nazionale maggiore per il difensore napoletano.

Cresciuto nelle giovanili del Napoli, Armando dovette andare altrove per trovare fortuna. Prima in prestito alla Triestina, poi il trasferimento ad Avellino e l’arrivo in A con le maglie di Genoa e Torino.

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Una continua scalata quella di Izzo che è partita da molto lontano, con un passato complicato che lo stesso interessato ha raccontato in un’intervista.

Hanno ragione, sono ignorante. Non mi vergogno. Sono cresciuto a Scampia: papà lavorava anche 18 ore al giorno per garantirci una vita quasi normale. Faceva il venditore ambulante di biancheria e stoffe. Un giorno era a Roma, un altro a Firenze: quando tornava, lo aspettavo in strada, sapevo che mi portava sempre un pallone. Non lo lasciavo nemmeno salire in casa che ci mettavamo a giocare”.

Un rapporto viscerale quello con il padre, che purtroppo lo ha lasciato fin troppo presto per un male troppo grande.

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Poi una leucemia fulminante lo ha stroncato in due mesi. Aveva 29 anni, mia mamma 27 e io quasi 10. Sul letto di morte teneva stretto i miei 3 fratelli, tutti più piccoli. Stavo sulla porta, cercavo di non piangere. Da lontano mi ha fatto un cenno con la mano: diventavo il capofamiglia, altro che studiare. Infatti sbaglio i congiuntivi. Senza lo stipendio di papà siamo precipitati in miseria. Per mesi la mia cena è stata latte e pane duro. Saremmo finiti in braccio alla camorra, sempre in cerca di manovalanza”.

Una difficoltà insormontabile per la famiglia Izzo, orfana della propria figura portante, ma che nonostante tutto è riuscita ad andare avanti seppur a stento.

Mia madre così, iniziò a fare le pulizie nelle case: le davano 6 euro l’ora. E non si fermava mai. Io lavoravo alla salumeria di mio zio, mi dava 120 euro a settimana per portare cassette di acqua nelle case. La sera io e mamma ci mettavamo sul letto a contare i soldi guadagnati”.

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Nelle difficoltà rimane comunque immutata la sua grande passione: il calcio.

“Io col pallone ci sapevo fare: a 14 anni dalla squadra di Scampia passai al Napoli. Mamma diceva: ‘Ho sognato papà, aveva ali grandi. Dice di stare tranquilli: diventerai calciatore’. In estate facevo i tornei dei quartieri, girano parecchi euro. Partecipano calciatori veri, persino i campioni. La promessa fatta a papà mi dava forza: ho la sua faccia tatuata su un fianco. A 16 anni il Napoli mi passava 500 euro al mese. A questo si aggiungeva l’aiuto del mio procuratore”.

All’epoca in prima squadra c’era Walter Mazzarri che tanto fece bene in azzurro. Compreso un gesto nei confronti di Armando che dopo anni tiene a sottolineare.

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“Poi diventai capitano della Primavera e Mazzarri mi portò in ritiro, un giorno mi disse: ‘il preparatore mi ha detto che non hai corso insieme agli altri. Perchè?’. ‘Mister non ho le scarpe da ginnastica’. Così lui aprì il portafogli e disse al magazziniere: ‘Vai a comprare un paio di scarpe al ragazzo’.

Questa è la storia di un ragazzo che ce l’ha fatta superando tutte le difficoltà e gli ostacoli che gli si sono posti davanti. Una forza di volontà che oggi gli consentono di essere riconosciuto come uno tra i difensori più validi del nostro campionato.

Buon compleanno Armando!

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