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ANGOLO DEL TIFOSO NAPOLI – Napulé… misteri e fantasmi

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Quello che è più incomprensibile è che ci sia ancora qualcosa di comprensibile”.

Quel che scrisse Albert Einstein sembra tagliato alla perfezione per questo pazzo campionato 2019/2020 del Napoli.

Partiamo dalla fine. Il pessimo secondo tempo del Napoli e la buona prestazione complessiva del Lecce hanno legittimato un risultato che – differentemente – sarebbe stato scandaloso.

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Col Napoli, quest’anno, uno pensa di averle viste tutte… e invece arriva sempre qualcosa di nuovo.

I primi due gol loro sono gravi errori difensivi, con responsabilità evidenti anche di Ospina, il cui impiego frequente, con Meret in panchina, continua ad essere inspiegabile.

Il terzo gol è invece il tiro della domenica, quelle cose che accadono quando tutto ciò che può andare storto va storto.

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Col Lecce la sconfitta è pesante, per tanti motivi.

Sulla coscienza se la porta, oltre ad Ospina, anche Arek Milik.

Errori banali nel primo tempo, pochissima voglia di dare una mano ai compagni e di esserne riferimento offensivo, mezzo errore sul gol che stava sbagliando, inesistente coraggio nel tentare qualche soluzione balistica a volo o da lontano.

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Malissimo anche Zielinski (inconcludente e inutile), Insigne (appannato), Koulibaly (fuori forma, lento, appesantito e svogliato) e Di Lorenzo (confuso e per niente propositivo).

Scellerata, poi, la scelta iniziale di mettere Lobotka in campo senza compiti tecnico-tattici specifici, candidandolo ad una brutta figura.

Demme è ormai il riferimento centrale, dunque si potrebbe provare a metterci costantemente vicino Allan, alternando poi Lobotka, Zielinki o Fabian Ruiz, a seconda dell’avversario e tenuto conto di chi gioca ai lati dell’attaccante polacco.

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A proposito del numero 99, il rigore non fischiato, dopo un lunghissimo consulto al VAR, è gravissimo e mina alle fondamenta – in una stagione già funestata da troppe cose – la credibilità dell’intero sistema. Non ha senso argomentare sulla caduta accentuata o su chissà cos’altro. Nel momento in cui si è deciso (giustamente) di affidare alla tecnologia la correzione degli errori o delle sviste arbitrali, non può e non deve esistere discrezionalità.

Il rigore negato è l’apoteosi ma vi sono, nel corso della partita, tanti falli al limite dell’area non fischiati e, soprattutto, un paio di contatti dubbi prima della punizione poi fischiata su cui Mancosu ha fatto un capolavoro.

Ciò che stupisce è l’assenza di carattere in campo. Nessuna protesta, quasi supina accettazione di quel che succede.

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La sconfitta casalinga fa rivivere fantasmi che sembravano scacciati e rimette la squadra in un limbo da cui pareva essere uscita. Neanche nei primi trenta minuti, quando i pugliesi erano chiusi stabilmente negli ultimi venticinque metri, il Napoli è stato arrembante e cattivo, più simile ad un gruppo che sta facendo una partita di fine allenamento, invece che ad una squadra che ha da raggiungere degli obiettivi ancora significativi e raggiungibili.

Mancano adesso quindici partite, che sono un’eternità se occorrerà viverle come è stato per questo Napoli-Lecce.

Non servono tabelle, previsioni o calcoli di sorta. Perché questa squadra può vincere o perdere contro chiunque. Può fare ancora 10, 30 o 45 punti da qui alla fine.

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Dunque ha senso vedere la classifica solo all’ultima giornata. E poi trarre legittime conclusioni, di ogni tipo.

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