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Scamacca, un all in nel mirino: tanti gol, tanta gloria

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“Bravo ragazzo. Tiene la mente lucida e gli occhi sul bersaglio”. E’ il consiglio augurale che una delle protagoniste del giallo “Mistero a Crooked House”, nella superba interpretazione di Glenn Close, raccomanda al giovane investigatore che indagando su un caso d’omicidio in una villa. E’ il consiglio più indicato da dare oggi a Gianluca Scamacca (doppietta alla sua “prima” da titolare con la maglia atalantina contro il Monza), classe ‘99 e romano de’ Roma che alla Roma di Josè Mourinho sarebbe voluto andare con tutto il cuore, dopo aver indossato quella maglia nella Primavera. Se per passione verso i colori giallorossi o se per necessità perché il rapporto col West Ham ormai era finito, usurato, anzi “rotto” per via di continui infortuni e, quindi, di una condizione fisica (in primavera è stato operato al menisco del ginocchio destro) e mentale non al meglio, non è dato saperlo. Andare in Premier a 23 anni, dopo una sola stagione in Serie A col Sassuolo di Dionisi, ed entrare al “pronti, via” nella mentalità aggressiva e combattiva di un West Ham che il campionato voleva divorarlo e che ti chiedeva di fare a sportellate là davanti, di utilizzare il tuo carro armato fisico invece che la tecnicità elegante del tuo fioretto, forse non è stata la miglior pensata al mondo. Fatto sta che prima di approdare alla corte di Gasperini, oltre alla Roma, lo aveva cercato anche l’Inter. Nessuna delle due poteva economicamente accontentare, contemporaneamente, le richieste esose della squadra inglese e quelle del bomber ex Sassuolo. Nella trattativa s’è infilata l’Atalanta che, “saziata” dalla vendita di Hojlund, ha potuto riportare Scamacca in Italia.

LA RISPOSTA NASCE SPONTANEA. Ora, però, volendo fare una domanda assolutamente oggettiva e spontanea, rispetto ai “numeri” fin qui mostrati: dove nasce questa frenesia di volerlo acquistare? Perché quello di Scamacca è uno di quei nomi che viene sempre associato ad un interessamento di big italiane? Come mai il West Ham lo scorso anno lo ha acquistato per 36 milioni (più 6 di bonus), avendo lui all’attivo una sola stagione in A con 16 gol, e l’Inter e la Roma hanno provato a prenderlo pur in una stagione, diciamo così, non entusiasmante in Inghilterra (per usare un eufemismo)? La spiegazione c’è ed è anche molto semplice e disarmante. Ecco, quando ti passa davanti il treno di un centravanti puro alto 2 metri, dal potenziale immenso e dal futuro radioso, che preferisce giocare palla a terra (e per il fisico che si ritrova, dovrà migliorare proprio nella tenuta dei duelli fisici, soprattutto in quelli aerei), e che fa perfino gol è sempre un affare, un affare senza precedenti, merce rara, una specie in via d’estinzione. Ecco, quando ti passa davanti questo tipo di treno, in grado anche d’inventiva, intuizione e creatività, sono in molti a farci sopra un pensierino. L’Atalanta questo treno lo ha preso, ne inizia a godere i primi frutti saporiti (primo gol al Monza di testa, con un saltello più che un balzone, praticamente quasi da fermo; secondo gol chirurgico, leggermente deviato, con un sinistro rasoterra ben angolato) e Gasperini non vede l’ora di scolpirlo per bene per portare alla luce tutto il suo talento, tutte le frecce conservate nella faretra del suo arco, tutti i suoi semi da coltivare per riemergere. Per avere occhi attenti e incisivi solo sul bersaglio. E, in quel mirino di Scamacca, c’è senza dubbio anche la nazionale. Per non rischiare di perderlo lui, poi, quel treno.

 

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P.S. – Perché intitolare una rubrica “Autogrill”? Immaginate di trascorrere là un’intera giornata: in 24 ore quante storie vedreste e ascoltereste? Quante persone incontrereste e osservereste? Quanti gesti, parole e situazioni, che rimandano a luoghi vissuti da tanti altri volti? E’ quello che si proporrà di fare questa rubrica: approfondire, dal campo o fuori dal campo, delle storie che si conoscono e rilanciare delle storie che si conoscono poco. Raccogliere respiri di vita, attimi di condivisione, istanti dove cogliere l’essenziale nei particolari, briciole di esistenze in un luogo sì preciso ma di passaggio. Come in un autogrill, appunto, un luogo in cui tutti passano per un minuto o per un’ora, un luogo dove s’incrociano casualmente esistenze, incontri ed emozioni….

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