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Napoli-Garcia nel solco della continuità: la scelta conservativa e le prime parole come “manifesto”

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Rudi Garcia
Tempo di lettura: 6 minuti

Rudi Garcia si presenta così a Napoli e al Napoli, il fascino è quello dell’attore consumato, la cadenza francofona adoperata come strumento di penetrazione della sfera emozionale del tifoso medio che ascolta e ne rimane ammaliato. I concetti sono chiari, semplici e i modi diretti e gentili: il primo giorno da neo-allenatore del club campione d’Italia viene ingurgitato dalla memoria a lungo termine dei supporters di fede azzurra, che di certo ricorderanno l’atmosfera sobria dell’incontro, la suggestione artistica dello sfondo regale della Reggia di Capodimonte a fare da contorno al battesimo del nuovo condottiero del Napoli: l’incipit è decisamente quello giusto, o almeno pare esserlo. Il tempo poi dirà.

Nelle pieghe delle prime parole

“Non rivoluzionerò”

Le prime parole di Rudi suonano una melodia semplice e sobria, ma vibrante e raffinata. Le premesse sono chiare così come le idee su come giocherà il nuovo Napoli:

“Darò il meglio di me. Chiunque si sieda sulla panchina del Napoli, dopo uno Scudetto, sa che il lavoro è arduo perché è difficile fare di meglio. Ma i giocatori sanno di dover dare di più. Io non vengo qui a rivoluzionare tutto…Con il 4-3-3 ho vinto a Lille e ho fatto due volte il secondo posto con la Roma, poi sono arrivato in altre squadre in cui ho usato anche altri moduli. Dico questo perché un allenatore si deve adattare alla rosa, sembra che il 4-3-3 vada come i guanti a questa squadra, ma oggi ci sono tanti aspetti che ti fanno pensare che la squadra deve anche sapere cambiare modulo. Io voglio che i miei giocatori abbiano una cultura tattica importante per sorprendere gli avversari. Voglio giocatori intelligenti che possano vincere senza avere solo un piano A”

Primo concetto importante: non si cambia nulla. Da persona intelligente qual è Garcia sa che non avrebbe alcun senso cambiare quello che ha straordinariamente funzionato nella passata stagione e lo dice a chiare lettere. Semmai punta sull’unica vera variabile della questione, ovvero la motivazione e gli stimoli di calciatori che hanno vinto dopo 33 anni e che quindi potrebbero tradire appagamento e pancia piena. Allo stesso tempo appare consapevole delle difficoltà che incontrerà sul suo cammino, ma convinto ed entusiasta delle grandi prospettive. Garcia mostra elasticità e duttilità sul sistema di gioco, confermando il 4-3-3 come modulo base ma non disdegnando gli altri concetti tattici, per lui la squadra non deve avere soltanto un Piano A e deve saper cambiare, cosa che denota la sua indole profondamente pratica e concreta. L’allenatore francese non ha paura di misurarsi con le pressioni di una piazza che da detentrice del titolo partirà coi favori del pronostico.

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“Io non ho paura di niente…”

“Io non ho paura di niente, a parte dei problemi di salute come ognuno di noi. Io ho già fatto i complimenti per la stagione scorsa. La cosa che mi interessa è la rosa dei giocatori: la vittoria del campionato deve dare tanta fiducia a loro, ma quando inizieremo la nuova stagione bisognerà ripartire da zero. È molto difficile dire che senza il collettivo si possa arrivare a grandi traguardi. Da un lato i giocatori devono anche dimenticare quello che hanno fatto. Ma la loro fiducia deve aiutarci a rimanere umili. Ci sarà tanto lavoro da fare, ma ho visto una squadra, non solo dei singoli, che giocava bene e che soprattutto difendeva bene. La rosa è ampia, c’è anche la panchina per risolvere le partite e questo è importante, ma la cosa che mi ha rassicurato è che il presidente è ambizioso e questo vuol dire che mi darà una squadra per competere. Così potremo continuare a far divertire i tifosi e giocare come piace a me, all’attacco: lasciatemi il tempo di lavorare e quando si partirà, si partirà a bomba. Però c’è da lavorare tanto”

Il richiamo è sempre al lavoro, al sudore, ai valori di umiltà e sacrificio. Il Napoli che riparte da un tricolore ha bisogno prima di tutto di questo, poi verrà tutto il resto, evidentemente. Garcia esprime anche gradimento per la profondità della rosa, sa bene che un organico ampio e di qualità può garantire soluzioni, durante una stagione che sarà piena di impegni e che vede in calendario anche la Coppa d’Africa. E soprattutto Garcia non ha paura, perché probabilmente in una situazione come quella del Napoli, con il serio rischio di non ripetere l’annata di Spalletti, chiunque ne avrebbe. Lui no.

“Sono tranquillo perché il presidente è ambizioso”

“Speriamo di portare in alto in Europa anche il Napoli. Io non ho avuto alcuna richiesta particolare, ho solo sposato il progetto sportivo. Volevo solo essere sicuro che il presidente volesse ancora vincere trofei, il resto non è stato importante e per questo non ho avuto bisogno di fare domande al presidente. Sono nel calcio da tempo, so che ci potrebbero essere offerte irrinunciabili, ma nessun giocatore è insostituibile. Io ho fiducia non solo nel presidente ma anche nel settore tecnico del Napoli, che sul mercato lavora molto bene”

Altro punto importante della conferenza di Garcia è l’aver metaforicamente “rimandato la palla” nelle mani di De Laurentiis. Il presidente ha vagheggiato di sogno europeo, facendo capire che tiene molto alla Champions e che gli garberebbe arrivare in finale. Chiunque fosse stato seduto sulla sua sedia avrebbe sgranato gli occhi, perché se alzi l’asticella a tal punto, poi rischi di farti male. Ma Rudi non si è scomposto più di tanto, anzi. Dopo aver abilmente sottolineato come “tanti club che hanno investito tantissimi soldi negli ultimi anni non hanno vinto (PSG e City, prima del 10 giugno, ndr)” ha accettato il guanto di sfida: “Non si può non sognare, se il presidente è ambizioso posso esserlo anch’io”, come a dire che se De Laurentiis parla in questo modo, è evidentemente sicuro di poter garantire all’allenatore una compagine all’altezza di quei sogni. In altri termini, Garcia si è preso le sue responsabilità, ma le ha condivise con la società e ha lanciato un messaggio chiaro al club: “Se tu punti in alto, poi devi esser in grado di darmi una squadra fortissima”. Non ha timore delle pressioni della piazza, anzi per lui proprio le pressioni sono il propellente per una stagione trionfale.

“La pressione mi carica”

“Pressioni? Mi danno più carica, sarà bellissimo portare la maglia dei campioni d’Italia. Il mio compito sarà dimostrare di essere all’altezza. “
A chi si chiede se la pressione lo spaventi, lui risponde per le rime, con quella spavalderia e guasconeria anche un po’ tipiche della cultura francese. Del resto l’eredità è pesante, ma al tempo stesso intrigante.
E’ piaciuto Rudi, per il suo garbo e per la sua chiarezza, ma soprattutto per la sua decisione. E forse proprio questo è il leitmotiv della scelta del presidente De Laurentiis, il fil rouge alla base della sua decisione di affidare la squadra cha ha appena vinto il tricolore ad uno come Rudi. Il tecnico transalpino in fin dei conti è a modo suo un “normalizzatore”, una fisiologica continuazione del Regno di Big Lucio, un profilo in grado di attutire un addio che poteva e può ancora costituire un detonatore per una piazza vulcanica come quella di Napoli.

“Sono qui per vincere trofei”

Garcia è elemento di continuità, scelta conservativa, non solo dal punto di vista tattico (continuerà col 4-3-3 pur non disdegnando divagazioni sul tema) ma anche dal punto di vista dell’approccio motivazionale col gruppo e della gestione della comunicazione con l’ ambiente. Dopo l’addio di Spalletti, nell’impossibilità di proseguire un percorso vincente con l’allenatore di Certaldo, serviva una scelta non rivoluzionaria (probabilmente un Luis Enrique o un Galtier lo sarebbero state) ma poco “traumatica” e Garcia risponde proprio a questo obiettivo.  Mantenere e ripartire, consolidare e rinvigorire, nel segno di un solco già tracciato ma con la fame giusta. Rudi ha la fame e la motivazione giuste, perché vuole vincere e non si nasconde:
“Speriamo di portare in alto i colori del Napoli in Europa. Io volevo essere sicuro che il presidente volesse vincere ancora trofei, il resto non è stato importante, non ho fatto altre domande.”
Più chiaro di così…
(Foto: LBDV)

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Produttore Esecutivo in Mediaset per contenuti di informazione (hardnews e softnews), telegiornali e talk tv prime-time. Ho ideato il progetto LBDV e fondato la testata giornalistica. Sono amante del dubbio, socratico per formazione e mi piace guardare al di là delle apparenze tutto, le persone e la vita.

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