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ANGOLO SALERNITANA – E al terzo giorno…

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Gli strascichi lasciati dal Milan, onestamente sovradimensionati rispetto all’avversario, vestono Salernitana-Torino di significati addirittura esagerati. Nemmeno è finito il girone d’andata, Nicola pare all’ultima spiaggia per la terza volta.
Fa ridere già così.

La carognata della prima frazione è un’esposizione di cadaveri. Ti aspetti undici uomini con la maiuscola a dar prova di sé, del proprio orgoglio, della passione per il Gioco stesso.
Niente: la manovra latita, per carità. L’atteggiamento in campo è pure peggio, tuttavia. Senza scendere nel dettaglio, nessuno sembra disposto a farsi ammazzare. Il minimo scarto è più un caso che altro.

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Se resurrezione doveva essere, nessuno più iconico di Vilhena. Fuori Bohinen, Hugo rispetto al Diego che ci ha illuminati in primavera: dentro Piatek, pare disperazione ed invece è la svolta. Non tanto tattica quanto umana.
Rientrano in campo Los Huevos proditoriamente sottratti fin lì al pubblico dell’Arechi. La Salernitana pareggia e quasi la ribalta.
Finita l’inerzia, la partita viene sconquassata dal cognato croato che tutti avrebbero sognato: Vlasic è giocatore totale. Totale. Ma la Salernitana della ripresa ha il cuore per contenere, irrobustita da un Gyomber senza il quale Fazio irrimediabilmente si perde. Dragusin docet.

È un punto che frena l’emorragia e, soprattutto, leva dalle palle quell’odioso 17.
Vi pare poco?

 

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Ciro Romano

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