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ZONA CESARINI – Le Rose del Lancashire

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Non sono molto interessato agli avvenimenti di Albione, soprattutto i gossip coronati relativo ai funerali di “Your Majesty”, a cui va il rispetto per la Storia che ha rappresentato ma non certo la mia deferenza. L’ammirazione per questi popoli si ferma alla musica contemporanea, ai Monty Python e al calcio, non tanto per la sua velocità e giocosa spensieratezza, quanto per le belle storie che attorno vi si creano, spesso intrecciate nei “tessuti” sociali.

In un clima politico nostrano in cui vedo Nero e ho i “bruciori” mentre “vagabondo” nella stanza, tutto mi si traduce, letteralmente, in Blackburn Rovers. Da Romanista non mi aiutano il bianco e azzurro dei loro colori sociali che subito mi mandano la mente ai balletti del nuovo pingue Senatore della Repubblica ancora alla ricerca del Molise (che lo ha votato) su Google Maps…

eppure è qui che trovo un pò di speranza per il futuro in un piccolo dettaglio che riguarda la decaduta, ma gloriosa, società calcistica.

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Io, “Vagabondo” che son io

Tessuti sociali dicevamo, ma proprio i tessuti furono locomotiva nella rivoluzione industriale per questa piccola cittadina del Lancashire alla fine dell’800, situata a pochi chilometri a nord dai centri più importanti di questo cambiamento, Liverpool e Manchester.

Qui nel 1875 viene fondato da un gruppo di studenti. A differenza di altri club, non nacque da parrocchie locali o da società di cricket in caduta, visto lo scemare dell’interesse per questo sport.  Ergo non avevano entrate in quanto non c’era uno stadio. Giocavano su una pozzolana con le righe disegnate e una pozza al centro coperta con assi di legno.

Per questo errabondavano alla ricerca di “casa” fino al 1890, quando acquisirono Elwood Park e vi rimasero per 100 anni, vero e proprio record. Eppure il Blackburn avrà importanza cruciale nel calcio moderno, divenendo una delle società che, tre anni dopo, fondarono la Football League, mamma dell’odierna Premier.

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Società con alti e bassi nei quasi 150 anni di vita, ma con 6 Coppe d’Inghilterra (unica a vincerne tre consecutive) e tre Campionati, l’ultimo nel 95 a firma di un certo Alan Shearer. Oggi la nobile decaduta festeggia tristemente la partecipazione alla Championship.

Altro nome fondamentale fu Fergus Suter, la cui storia viene narrata (con qualche inesattezza) nella serie English Game di cui si è parlato in un precedente articolo. Suter, operaio tessile appunto, fece le fortune dei Rovers famosi in quegli anni di fine 800 per la Piramide di Cambridge, un 2-3-5, estremo anche per Zeman, che portò però molti trofei.

Sì va beh, ma le rose…

Come al solito mi sbrodolo addosso e vengo al punto. Il simbolo dei “Vagabondi” di Blackburn è una tipica rosa scarlatta del Lancashire. La stessa era simbolo antico della casata dei Lancaster ed era associata alla famosa Guerra dei Trenta anni (1455-1485) detta Guerra delle rose.

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Sotto una scritta in latino Arte et Labore (Per l’arte e il lavoro), motto utilizzato dal consiglio comunale della città.

La particolarità del simbolo, credo unica nel calcio moderno, è la differenza con le giovanili. Non tanto nella sottoriportata scritta Academy invece del motto latino, ma si noterà come la rosa scarlatta sia diversa.

Le foglie sono minute, il fiore pende verso destra e non a sinistra ma soprattutto la rosa è ancora chiusa, quasi un bocciolo a simboleggiare che questi ragazzi dovranno ancora sbocciare e maturare per intraprendere quella gloriosa strada.

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Lo spunto può sembrare banale tutto sommato, eppure un ragazzo avrà sempre davanti un simbolo bello chiaro della strada da intraprendere, ci sarà un inverno, duro da affrontare e alla fine quel sole che aprirà il fiore. Un delicato Memento per le future generazioni che personalmente mi ha colpito molto.

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