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Tre cose su Venezia-Napoli

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Più di una vittoria. Senza voler far torto alla matematica, la vittoria di Venezia vale molto, ma molto di più dei tre punti. Innanzitutto perché arriva in una giornata «favorevole» nella quale perdono sia l’Inter che l’Atalanta (un’impresa quella del Cagliari di Mazzarri all’Atleti Azzurri d’Italia). Il Napoli recupera così tre punti alla capolista portandosi a -1 dai neroazzurri che hanno sì una partita in meno, ma che sabato pomeriggio saranno di scena al «Maradona» in una gara che diventa fondamentale per il titolo. Gli uomini di Spalleti allungano anche sull’Atalanta, ora quinta a -9 anche se con una partita in meno. Il 2-0 del «Penzo» vale inoltre la quarta vittoria consecutiva, con i partenopei ancora imbattuti in campionato in questo 2022 ed alla tredicesima partita chiusa senza subire goal. Ecco perché il Napoli, che in settimana riavrà anche Anguissa, Koulibaly e forse Ounas, arriva alla sfida con l’Inter nella migliore condizione possibile.

Brividi. Cantano Mahmood e Blanco. Brividi come quelli vissuti dai tifosi del Napoli in una partita importante, temuta, dominata ma mai chiusa se non nel recupero. E che recupero, quando Mariani fischia la fine siamo al minuto 101’ con il 2-0 di Petagna che arriva solo al 99’07’’: è record perché è il gol su azione più tardivo della storia della serie A. Se il recupero monster amplifica le preoccupazioni dei tifosi del Napoli, è anche vero che il Venezia di pericoli alla porta di Ospina ne porta davvero pochi. Due le parate del colombiano, ed una di queste al termine di un’azione che il Var avrebbe sicuramente rivisto per un fallo abbastanza netto. Ancora una volta però il Napoli nonostante la pressione che schiacci gli avversari nella loro area non riesce a chiudere la partita, anche se le palle gol arrivano e sono ghiotte. Per fortuna in campo c’è Victor Osimhen che si danna per tutta la partita, percorre il campo in lungo e largo, chiama palla (con Spalletti che si sgola per chiedere più lanci per il nigeriano) e segna con uno stacco dei suoi, noncurante di maschera e brutti ricordi. Victor è ufficialmente tornato. Ed a Venezia se ne sono accorti tutti.

Sogno d’Africa. Il grande incubo è diventato un sogno. Koulibaly alza da capitano al cielo di Yaoundé la prima Coppa d’Africa della storia del Senegal. Una manifestazione che ha visto il difensore del Napoli grande protagonista, leader in campo e determinante anche in attacco. Mentre il Senegal avanzava nel torneo, ed il Camerun di Anguissa si fermava solo in semifinale contro l’Egitto, il Napoli in campionato pareggiava in casa della Juve e poi inanellava quattro vittorie consecutive. Le assenze diventavano così indolori ed anzi davano la possibilità a Spalletti di mettere in mostra le doti tecniche di Lobotka, la maturità di Rrahmani e le prestazioni di Juan Jesus. Da sabato l’allenatore avrà la possibilità di schierare nuovamente la catena centrale Koulibaly-Anguissa-Osimhen (e non è neanche scontato che la scelta tecnica ricada sul camerunense). La tanto temuta Coppa d’Africa è alle spalle e porta in dote al Napoli un Koulibaly campione.

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