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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVE – La differenza

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Tempo di lettura: 4 minuti

L’adolescenza di praticamente tutte noi è trascorsa tra i banchi di scuola, con più o meno voglia di ripassare Hegel e di comprendere totalmente gli integrali per parti. Ciò che ci ha sicuramente accomunate tutte è però la necessità, il desiderio impellente e quasi fisico di imbrattare i diari con una collezione di aforismi e citazioni fatte in casa, una selezione di ovvietà da riprodursi rigorosamente con evidenziatori e penne colorate. Perché certe cose non si poteva mica scordarsele, giammai.

Eppure c’era qualcosa di stranamente consolatorio in quelle frasi fatte: della certezza gratuita, una sicurezza granitica che solo le frasi di Jim Morrison sapevano darti. Poi prendi un quattro in Storia, vedi il ragazzo con i capelli a spazzola e l’orecchino a cui fai il filo da mesi baciarsi con la tua migliore amica, prendi una sveglia da quattro goal con il Chelsea e l’Atalanta ti cammina addosso con i Dr. Martens. Ah sì, siamo usciti dal liceo, al momento siamo in zona Continassa. Anzi, per la serata ci godiamo Salerno, che sotto Natale diventa meta di coppie desiderose di aggiungere immagini luminose al proprio feed Instagram. Questione di priorità, se sei single e maledettamente gobba i tuoi unici desideri nel gelo dell’ultima serata di novembre sono una tisana al tarassaco, una maschera detossinante e tre punti in classifica.

Questa Juve fa tenerezza. I cuori più antijuventini si sono quasi ammorbiditi nel registrare i risultati disastrosi degli ultimi match degli uomini di Mister Allegri, per non parlare delle voci che corrono nelle stanze del potere, che vorrebbero i bianconeri a giocare sui campi di provincia in terza categoria, con almeno una quindicina di scudetti stralciati dai propri libri contabili. Chissà se avremo possibilità di scegliere l’ultimo pasto prima della ghigliottina.

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Agnelli tranquillizza l’ambiente, John Elkann tranquillizza gli azionisti, e a noi chi ci tranquillizza? Max Allegri a ranghi ridotti accorpa Soulé alla prima squadra, del resto anche il pupillo Chicco Chiesa ha dovuto dare forfait per un guaio muscolare. Torna capitan Chiellini nelle retrovie a dare man forte a De Ligt, serata da titolare anche per Pellegrini.  Allegri dà fiducia al binomio Dybala-Kean in attacco, ed in effetti il match parte propositivo da parte dei bianconeri. Benevento non è poi così tanto lontana, e i ricordi non sono proprio memorabili.

I novanta minuti si aprono con il ricordo commosso di Andrea Fortunato, nato a Salerno e con un luminoso futuro in bianconero, purtroppo strappato giovanissimo alla vita da una leucemia fulminante.

Dopo un paio di tentativi troppo deboli è proprio Dybala a prendersi la squadra sulle spalle e a liberare il sinistro battendo Belec dopo un breve scambio con Kulusevski. Zero illusioni, eppure Cuadrado ci delizia con un calcio di punizione ribattuto in porta da Giorgione Chiellini, ma Saturno contro che non accenna a spostarsi piazza Kean in fuorigioco millimetrico sull’avvio dell’azione.

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La Salernitana non è affatto spaventata, e sfiora il pareggio con Ranieri lasciato completamente solo, che con una potente botta di sinistro scheggia il palo, tra l’incredulità dello stesso giocatore, del pubblico, e di un paio di chili persi dalla sottoscritta. L’atmosfera si scalda, quasi si accendono le luci, Allegri butta nella mischia Morata, ultimamente più confuso di Joey tra Pacey e Dawson. E l’emozione al suo goal su assist di Bernardeschi è più o meno la stessa di quando abbiamo visto Joey finalmente sul divano insieme a Pacey, con buona pace di Dawson che in fondo voleva solo conoscere Spielberg. Regia splendida tra l’altro quella della triangolazione Kulusevski-Morata-Dybala, solo Belec riesce a far fallire il piano del tre a zero ai bianconeri.

Il recupero non porta nelle casse dei bianconeri il ventunesimo dei goal in stagione: Gyomber su Morata obbliga il signor Fourneau a concedere il penalty ai bianconeri, ma Dybala fallisce la ghiottissima occasione. A cosa serve la pausa? A far esordire Soulè, anno 2003.

La sensazione non è affatto quella di una squadra in sicurezza, belle le battute sull’anticipo di serie B. Ma veniteci pure a dire che siamo abituati fin troppo bene e che una stagione di fallimento è solo un passaggio. Ditelo all’adolescente con il diario di jeans gonfio di figurine di Buffon e Del Piero, che del resto aveva anche una sua frase fatta preferita rigorosamente evidenziata in giallo, ancora valida a trent’anni, e molto probabilmente anche intorno ai 70: la differenza la fa la voglia, sempre.

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