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ANGOLO DEL TIFOSO JUVE – Per colpa di chi

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Il day after della surreale serata di calcio che abbiamo vissuto è, se possibile, ancora peggiore della serata stessa. In tutta onestà, sarà difficile dimenticarci della solitaria discesa dei calciatori della Juventus sull’erbetta dell’Allianz Stadium, qualche tifoso strenuamente arrivato allo stesso modo allo Stadio, nonostante la certezza che la partita non si sarebbe giocata. Volti rilassati dei giocatori di Mister Pirlo, costretti a presentarsi, perché nessuno, e sottolineo nessuno, aveva mai inviato comunicazione di rinvio della partita.

Un match che rappresenta tanto, tutto, per le migliaia di tifosi bianconeri campani. In tanti ne sanno qualcosa, dell’essere giornalmente accusati di non proteggere la propria terra, di connivenza con il nemico, di incomprensibilità di una scelta di tifo a dir poco delittuosa.

Come se scegliere la squadra da tifare fosse una pratica del commercialista, qualcosa di scolpito nella pietra, e non semplicemente una scelta a cui è la stessa vita ad indirizzarti, cuore davanti a tutto, cervello dietro quel tanto che basta.

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Probabilmente così come dovrebbe essere in ogni ambito della vita, Susanna Tamaro docet, ma del resto è complesso chiedere la luna, a meno che non ti chiami Neil Armstrong.

Memori di quanto accaduto al Genoa, sarebbe toccato alla Lega passarsi una mano per la coscienza e chiedersi se non fosse il caso di dare quindici giorni di pausa a questo campionato, per permettere al virus di fare il suo corso e per evitare escalation. Così non è stato, resta valido il protocollo, la nuova parola preferita d’Italia dopo petaloso.

Il Napoli sciorina carte bollate firmate dalla Asl, che avrebbe impedito la partenza dei suoi giocatori verso Torino, dopo le positività di Zielinski ed Elmas. Diverse voci si levano dal tifo bianconero: vogliono giocarsi la partita non solo con Zielinski ed Elmas, ma anche con Insigne, fuori per infortunio. Frasi di una pochezza inaudita: vi auguro di carpire presto il mantra della società di cui vi fregiate di far parte, che non passa per questo genere di uscite da tifo becero.

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Due giorni ad aspettare che fosse la Lega a prendere una posizione consolidata, cosa che avviene effettivamente nella giornata di domenica. Si gioca, il protocollo è valido, lo ha controfirmato chiunque avesse un ruolo nella gestione del calcio e della pandemia. Tutti tranne le Asl? Probabilmente le stesse Asl che però non hanno bloccato il Milan, con la positività di Duarte e Ibrahimovic, la Primavera dello stesso Napoli, la Salernitana, che se le origini e le skills acquisite alle elementari non mi ingannano, appartiene alla stessa regione in cui ha sede il calcio Napoli.

Allora si aspetta, perché per la Lega si gioca. Allora la Juventus, che consapevole della positività di due membri dello staff allargato si chiude al J Hotel, come da regolamento. Per continuare ad allenarsi, per far sì che lo spettacolo vada avanti, semplicemente per essere conforme a quanto previsto in questo benedetto quanto maledetto protocollo. Che fino a un anno fa di protocollo conoscevamo solo i fogli su cui scrivevamo i temi al liceo.

Ma succede che, guarda caso, la colpa è della Juve. Spuntano addirittura striscioni allo Stadio San Paolo che invocano una sana pioggia di igienizzante a base alcolica sulla città sabauda. Eviterò di sottolineare quanto sia a dir poco rivoltante la vista di certe manifestazioni, che non rappresentano affatto il tifo partenopeo che conosco io, fortunatamente.

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Ma soltanto la tremenda tendenza dell’altra metà del tifo nazionale, quello non bianconero. Non ci interessa se c’è un protocollo, delle previsioni istituzionali, delle metodologie da applicare per far sì che l’industria calcio funzioni. La soluzione è dare addosso alla Juventus.

Che però, per la sfortuna di chi sperava in non si sa oggettivamente quale pena da infliggere ai Campioni d’Italia, può contare su quanto di più saldo possa esistere a capo di una società sportiva. La presenza costante, concreta, del presidente Andrea Agnelli, che si presenta ai microfoni della stampa coadiuvato dal capo del Dipartimento Medico della società, Luca Stefanini. Lo ha fatto, e lo farà sempre Andrea Agnelli, ed ogni tifoso bianconero sa di avere una fortuna sfacciata nel poter dire di avere Andrea a capo della propria società.

Ci metterà sempre la faccia, che possano o no essere condivisibili le sue parole. La Juventus sarebbe ugualmente partita, perché non avrebbe mai ricevuto quella carta bollata dalla Asl, semplicemente perché avrebbe rispettato quanto previsto dalle linee guida. Velata accusa, si chiedono nei salotti televisivi. Chi di dovere, se ne ha contezza, dia la propria versione dei fatti.

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Andrea ci ha messo tutta la solidità della società Juventina, incluso il mantra che ci contraddistingue: ci hanno detto che si gioca, siamo qui per giocare.

Ma non sappiamo che farcene dei tre punti a tavolino. Vogliamo battere chi abbiamo davanti sull’erbetta verde, sotto la grandine, con il sudore appiccicato sulla fronte. Sarà la giustizia sportiva, e probabilmente quella ordinaria, a decidere di questa pagina profondamente triste della storia del calcio italiano. Che altro non ha fatto che metter contro, ancora una volta, due tifoserie.

Ma alla fine della fiera, dove alcuni ci hanno messo la faccia, altri ci hanno messo gli striscioni. Forse la differenza sta tutta lì.

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