I nostri Social

Approfondimenti

Il Napoli sul finire degli anni ’70: alle porte del decennio d’oro

Pubblicato

il

Tempo di lettura: 3 minuti

Alla fine degli anni ’70, il Napoli si avviava verso quello che sarebbe stato il decennio d’oro. Le massime soddisfazioni a livello nazionale – con i due Scudetti dell’86 – 87 e dell’89 – 90 – e a livello Europeo – con la conquiste della Coppa UEFA – arrivarono dopo l’arrivo di Diego Armando Maradona. Un arrivo impensabile pochi anni prima, con i partenopei che lottavano ogni anno per un piazzamento dignitoso.

In particolare, le due stagioni 78 – 79 e 79 – 80 si rivelarono poco esaltanti, con avvicendamenti in panchina che palesarono tutta la difficoltà della squadra in quegli anni. All’epoca non c’era tanta attenzione alle divise da gioco e mai si sarebbe immaginato il clamore per la nuova maglia del Napoli: il merchandising non era per nulla sviluppato ma le maglie erano comunque di una bellezza unica.

NAPOLI 1978 – 1979

La sessione di mercato che precedette l’avvio della stagione fu caratterizzata da forti cambiamenti, sia in entrata che in uscita. Arrivarono in azzurro Castellini, Caso, Majo, Filippi, Tesser e Pellegrini. In uscita invece ci furono Chiarugi, La Palma, Pogliana, Mocellin, Stanzione e soprattutto Antonio Juliano. Quest’ultimo, dopo sedici anni di onorato servizio in maglia azzurra, dovette dire addio al Napoli, accasandosi al Bologna, dove terminò la sua carriera da calciatore.

Pubblicità

Antonio Iuliano

Gli azzurri partirono in panchina con Gianni Di Marzio, sostituito alla terza giornata da Vinicio. Nove vittorie, quattordici pareggi e sette sconfitte valsero un sesto posto in campionato, scalzando la Fiorentina per l’ultimo posto disponibile per la Coppa UEFA in virtù della differenza reti a favore dei partenopei.

NAPOLI 1979 – 1980

L’anno seguente, il Napoli partì senza Giuseppe Savoldi, che fece ritorno al Bologna. Un addio che non fu pienamente digerito dalla piazza napoletana, costretta a salutare uno dei suoi beniamini più talentuosi.

L’attaccante venne ingaggiato nell’estate del 1975 per una cifra pari a due miliardi, e per molti questo acquisto era la dimostrazione che in quegli anni i partenopei già puntavano allo Scudetto. Il suo addio pesò sulla sorte del Napoli, nonostante Corrado Ferlaino avesse in mente di migliorare l’organico. Si parlò addirittura di portare in azzurro un certo Paolo Rossi, salvo poi rendere il tutto un nulla di fatto.

La mancanza di un grande bomber si fece sentire, portando, nel finale di campionato, un misero undicesimo posto con 28 punti. A nulla servì il cambio in corsa di panchina da Vinicio a Sormanni. La stagione 1979 – 80 sarà ricordata in Italia anche per lo scandalo calcio – scommesse, con annesse retrocessioni in cadetteria di Milan e Lazio.

Pubblicità

Quelle due stagioni videro per la prima volta il marchio della Puma sulle divise da gioco del Napoli. La collaborazione durò fino al 1980, prima di passare poi al fortunato marchio Ennerre. La particolarità della divisa di gioco Puma fu l’uso delle fasce bianche lungo le braccia e le spalle, combinato insieme all’azzurro che, in quegli anni, si presentava con una tinta leggermente diversa. Una composizione cromatica che in qualche modo rievoca la divisa di gioco della stagione scorsa, prodotta da Kappa.

Con le due maglie griffate Puma si chiuse il decennio precedente gli anni più belli e gloriosi della storia azzurra. The best is yet to come!

Pubblicità

in evidenza